Prospettive assistenziali, n. 142, aprile-giugno 2003

 

 

Notizie

 

 

NO AGLI ISTITUTI DI RICOVERO (COTTOLENGO COMPRESO)

 

Nella ricorrenza del 175° anniversario della fondazione del Cottolengo, a Torino è stato organizzato in data 24 gennaio 2003 un concerto presso il teatro Regio. L’Associazione “mai più istituti d’assistenza” fondata da Roberto Tarditi e da Piero De Filippi (la cui sede è a Torino, Lungo Dora Voghera 134, tel. 011-899.02.47), ha distribuito agli invitati il seguente volantino.

 

No agli istituti di ricovero (Cottolengo compreso), sì al diritto alla famiglia e, per le emergenze, alle comunità alloggio

Nel libro Anni senza vita al Cottolengo - Il racconto e le proposte di due ex ricoverati, Edizioni Rosenberg & Sellier, sono descritte le sofferenze patite e le violenze subite da Roberto e da Piero (ricoverati al Cottolengo di Torino, rispettivamente per 35 e 24 anni).

Roberto, nato nel 1945, affetto da tetraparesi spastica: «Io posso dire di aver cominciato a vivere davvero solo quando ho cominciato a lottare contro chi mi voleva vedere un soggetto “affidato” al “buon cuore degli altri”. (…) Gli istituti non devono più esistere. Aiutare gli altri non può e non deve più significare ricoverare dentro quattro mura chi ha dei problemi».

Piero, nato nel 1957, con dei moncherini al posto di braccia e gambe, afferma: «Oggi molte famiglie lottano per i loro figli, per tenerli con sé ed è una cosa molto bella vedere i bambini anche handicappati molto gravi essere coccolati dalle loro mamme e dai loro papà, giocare con i fratelli e con gli amici, sorridere come tutti gli altri
bambini. Il sorriso di quei bambini, ve lo posso garantire, non è lo stesso dei bambini chiusi negli istituti».

Vi sono importanti ricerche scientifiche, mai smentite o contraddette, che testimoniano che, nonostante la dedizione e la preparazione professionale del personale, sono gravi e spesso irreversibili i danni provocati dalle istituzioni totali pubbliche e private nei confronti dei ricoverati: quanto più sono piccoli e deboli, tanto più essi restano traumatizzati spesso per sempre dalla vita condotta in ambienti che non potranno mai assicurare le attenzioni affettive e relazionali di una famiglia. Insomma, è ormai chiaro per tutti che non basta avere un tetto sotto cui dormire e un pasto caldo al giorno da mangiare.

Difendete anche voi il diritto alla famiglia delle persone in difficoltà

Anche un’istituzione come il Cottolengo - e citiamo questa istituzione perché è tra le più note - non può più sostenere di essere indispensabile in questa sua veste di «cittadella dei poveri». Invece dell’istituto, un’assistenza rispettosa delle esigenze dei fanciulli deve oggi intervenire per aiutare il o i genitori in difficoltà. Nei casi in cui questo intervento non sia realizzabile è necessario provvedere, a seconda dei casi, all’affidamento familiare a scopo educativo o all’adozione. Piccole comunità alloggio, da 8-10 posti al massimo, realizzate in normali condomini o in piccole costruzioni inserite nel vivo del contesto sociale, rappresentano una positiva esperienza per la sistemazione di emergenza dei minori e per l’accoglienza di soggetti con gravi handicap e limitata o nulla autonomia.

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Nel volantino erano riportate anche le seguenti frasi, tratte dalla lettera inviata nell’agosto 1833 dal canonico Cottolengo al re Carlo Alberto al fine di ottenere il riconoscimento legale della Piccola Casa.

«La Divina Provvidenza sotto l’invocazione di San Vincenzo de’ Paoli, avendo da qualche tempo in qua coadunati alcuni letti a riccovero di taluni di que’ molti miserabili, che altrimenti perirebbero abbandonati, come di condizione morbosa non ammissibili in alcun venerando spedale…».

«…formeranno riccovero a molti infermi d’ambi i sessi, e stanza d’educazione santa per vari generi di persone povere che altrimenti potrebbero essere colla loro infelicità il disturbo della pubblica pace ed il peccato in seno ai suoi sudditi…».

 

 

I COMUNI DEVONO GARANTIRE I SERVIZI SOCIO-RIABILITATIVI AI SOGGETTI CON HANDICAP INTELLETTIVO

 

A seguito del ricorso presentato da M. A. contro il Comune di S. Gervasio Bresciano per l’annullamento del provvedimento del Sindaco concernente la mancata sottoscrizione comunale della convenzione per la frequenza di un centro socio-educativo per soggetti disabili, la prima Sezione di Brescia del Tar, Tribunale amministrativo regionale, ha emesso in data 14 gennaio 2003 un’ordinanza in cui viene rilevato che «è onere del Comune non solo garantire i servizi socio-riabilitativi ed educativi per handicappati, ma altresì contribuire al pagamento della retta necessaria per la frequenza degli stessi, in una misura da definire in base a parametri di reddito specificatamente fissati nel decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 109».

 

 

SPRECHI ED EVASIONE FISCALE: CANCRI DELLA NOSTRA SOCIETÀ

 

A fine gennaio 2003 il Procuratore generale della Corte dei Conti, Vincenzo Apicella, ha esposto la relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, ricordando le nuove problematiche che hanno contribuito ad acuire le difficoltà economiche (introduzione dell’euro in Europa e l’inquietante scenario costituito dalle minacce del terrorismo internazionale), ha sottolineato le già esistenti difficoltà di bilancio e, di conseguenza «la necessità di una più stretta vigilanza sulla legalità e sull’efficienza della spesa pubblica, nell’intento, più che mai da perseguire, di eliminare disutilità e sprechi».

Dai risultati delle funzioni di controllo e di giurisdizione della Corte dei Conti emerge «non solo oggi, – ma, (…), da oltre un quarantennio – la diffusa presenza, nella macchina burocratica pubblica, ed anche nel tessuto normativo, di inadeguatezze e di insufficienze, di lacune e di omissioni, di errori e di disattenzioni, di lentezze e di ritardi, che, alla fine, producono risultati deludenti in relazione ai fini voluti: ciò non solo con riferimento ai programmi sotto l’aspetto politico, ma anche, sotto quello finanziario, rispetto all’utilizzazione del pubblico denaro, con la conseguenza del verificarsi di quegli sprechi (…) che sono, di volta in volta, frammentati o concentrati, ma in ogni caso ingenti».

Il Procuratore poi prosegue affermando che «un particolare tipo di “spreco”, è quello nascente dall’evasione dalle imposte da parte di grandi contribuenti, la cui allarmante entità è stata di recente denunciata dal Secit, che ne ha indicato la causa nelle lungaggini burocratiche, nelle notifiche, nelle difficoltà di riscossione, nel contenzioso lungo e farraginoso e nei tempi di lavorazione degli accertamenti. È evidente che, al riguardo, è urgente adottare rimedi, anche per un doveroso rispetto verso i cittadini che compiono fedelmente, e anche con sacrificio, i loro obblighi di contribuenti».

Per quanto riguarda l’attività giurisdizionale della Corte dei Conti, «la tipologia delle istruttorie aperte e dei giudizi introdotti evidenzia, analogamente agli anni precedenti, quanto siano vasti e diversificati i settori dell’azione amministrativa soggetti, in percentuale più alta, al verificarsi di fenomeni di danno erariale. E qui - precisa il Procuratore - continuano ad essere denunciati sempre più numerosi casi di generico spreco di risorse. In particolare, sono, in proporzione, alti gli interventi nella materia contrattuale, specie a seguito di specifiche denunce dell’autorità per la vigilanza dei lavori pubblici, nella materia fiscale, dove si riscontra, (…), una forte evasione, anche per comportamenti colposi o dolosi di dipendenti pubblici, nelle gestioni fuori bilancio, nella amministrazione del demanio e del patrimonio, in quella del personale, nel recupero dei crediti, nella gestione della sanità, nei diffusi fenomeni di risarcimento di danni e di pagamento di somme non dovute, nelle fattispecie di contemporaneo danno all’immagine, nonché in tema di frodi comuni­tarie».

Un altro tipo di danno diventa sempre più diffuso, frequente e oneroso per le pubbliche gestioni: l’abuso «delle consulenze chieste a privati e degli incarichi ad essi attribuiti».

A proposito di evasione fiscale, sul quotidiano La Stampa di Torino del 10 febbraio 2003, sono riportate le cifre aggiornate di questo atto di grave inciviltà per un paese democratico qual è sulla carta il nostro, ove i cittadini hanno un dovere inderogabile di solidarietà economica e sociale (art. 2 della Costituzione) e dove altresì le relative istituzioni, a fronte dei numeri seguenti, dimostrano l’attuale scarsa efficacia nel cercare di risolvere questo problema.

In sostanza, è riportato su La Stampa che, per ogni 100 euro di imponibile dichiarato, gli italiani nascondono al fisco altri 46 euro. Sfuggono in totale alla tassazione la bellezza di 200 miliardi di euro, ovvero sono sottratti al fisco, tenendo conto delle imposte che graverebbero su tale imponibile, circa 100 miliardi di euro. 

 

 

DATI DEL CENSIS SUL DISAGIO MINORILE IN ITALIA

 

In Italia 370.000 minori vivono situazioni di disagio acuto che, pur differenziandosi enormemente le une dalle altre, hanno quale comune denominatore la difficoltà di far vivere a questi giovani un’esistenza normale simile a quella dei propri coetanei.

Un universo in cui spiccano per consistenza i 147.200 disabili e i 147.000 ragazzi tra i 7 ed i 14 anni che svolgono un’attività lavorativa e che ha la sua punta dell’iceberg nei 19 decessi correlati all’uso di sostanze stupefacenti e nei 34 suicidi accertati dalle forze dell’ordine.

Una fetta consistente del disagio giovanile è rappresentato dai giovani che delinquono e che vengono denunciati all’autorità giudiziaria: nel 2001 essi sono stati 17.076, pari al 2,5% del totale dei denunciati, in leggera flessione rispetto al 2000.

I dati relativi all’Italia sono comunque meno critici rispetto a quelli di altri Paesi europei: nel Regno Unito i minori sono il 23,9% del totale dei denunciati, in Francia il 21%, in Germania il 12,9%; ed è proprio nei primi due Paesi che l’età della responsabilità penale è stata abbassata a 10 anni.

Di fronte ad una criminalità minorile in crescita, tutti i Paesi europei hanno sviluppato politiche di sicurezza e di prevenzione sociale che hanno come protagoniste le amministrazioni locali. Il Censis (Centro studi investimenti sociali) – all’interno del progetto europeo Juveniles and Models of crime Prevention, finanziato dall’Unione europea (UE) nell’ambito del programma Oisin II – ha sviluppato una riflessione a tutto campo sulla prevenzione sociale del crimine e sul ruolo fondamentale che in essa giocano le comunità locali negli Stati membri dell’UE.

Ci troviamo dunque di fronte ad iniziative senz’altro encomiabili, alle quali un’attenzione maggiore all’educazione valoriale darebbe una spinta ulteriore.

(cfr. Censis, Il disagio minorile in Italia, www.censis.it)

 

 

ESPOSTO PRESENTATO ALLA CORTE DEI CONTI

 

In data 10 febbraio 2003 la Presidente dell’Ulces, Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale, ha presentato al Procuratore della sezione di Torino della Corte dei Conti un esposto in merito alla delibera della Giunta della Regione Piemonte del 5 agosto 2002, n. 46-6882 in cui è previsto un regalo alle case di cura private dell’ “Area clinica nella fase intensiva e di supporto all’emergenza” di oltre 50 mila euro annuali.

Detto regalo è concesso sulla base di arrotondamenti delle rette di degenza del tutto ingiustificati, come è stato evidenziato nell’articolo “La Regione Piemonte è molto generosa con le case di cura private: regala anche migliaia di euro” pubblicato sul n. 141, 2003 di Prospettive assistenziali.

 

 

FINANZIAMENTI PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA ALLE SCUOLE PARITARIE

 

Secondo quanto segnalato dall’osservatorio sull’integrazione scolastica dell’Associazione italiana persone down «i genitori che intendono iscrivere un loro figliolo con handicap ad una scuola paritaria debbono sapere che questa non può rifiutare l’iscrizione pena la perdita della parità e che, per questo riceve un contributo finanziario, sulla base della legge n. 62/2000, pari a circa 1500/2000 euro per l’insegnante per le attività di sostegno, che va richiesto al Csa (ex Provveditorato agli Studi).

«Inoltre il Ministero dell’istruzione eroga altre somme per l’integrazione scolastica.

«Se trattasi di scuola elementare “convenzionata” col ministero medesimo essa ha diritto a ricevere, sulla base della convenzione, una apposita somma finalizzata all’integrazione.

«Per le scuole medie e superiori ha provvisto per il corrente anno scolastico la nota ministeriale prot. 2634 del 22 novembre 2002 che espressamente all’articolo 1 comma 3 stabilisce quanto segue: “Possono essere oggetto di contributo i progetti curriculari ed extra curriculari finalizzati all’integrazione scolastica degli alunni handicappati e svantaggiati”.

«È da tener presente che ogni legge regionale sul diritto allo studio prevede finanziamenti o borse di studio per la frequenza di scuole paritarie e che i Comuni sono comunque tenuti a fornire anche a queste scuole gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione se trattasi di scuole materne, elementari o medie; mentre per quelle superiori deve provvedere la Provincia.

«Infine la legge 289/2002 all’art. 1, comma 7, ha previsto sgravi fiscali per la frequenza di scuole paritarie».

 

 

CASE DI CURA PRIVATE: LE RETTE SONO TRIPLICATE IN SEI ANNI

 

Riportiamo integralmente quanto pubblicato da Avvenire del 7 febbraio 2003: «La riforma del sistema di pagamento delle case di cura, introdotto nel 1994, ha portato in sei anni a triplicare il prezzo medio per la degenza, passato dalle 150-200 mila lire iniziali alle 550 mila lire del 1999 (+154% contro una previsione di aumento del 50%) con un prezzo medio dei ricoveri che, invece di ridursi come previsto, è passato da 2-3 milioni a 3,5-4 milioni di vecchie lire. È questa la conclusione a cui è giunta un’ispezione di due anni realizzata dagli ispettori del Ragioniere dello Stato Vittorio Grilli, e che mostra comportamenti differenziati tra le diverse regioni – con una Lombardia “virtuosa” con l’aumento più contenuto del ricovero e con la Toscana dove i rincari sono stati maggiori – ma denuncia in genere carenze nei controlli e “comportamenti opportunistici”. Questi ultimi sono veri e propri trucchi – come le degenze brevi o quelle ripetute – usati per massimizzare i pagamenti ora non più legati ai giorni di ricovero ma al tipo di malattia. Le verifiche hanno passato a setaccio le case di cura in 10 Regioni con un numero di posti letto vicino al 40% del totale».

Da parte nostra gradiremmo sapere dai Ministri Sirchia e Tremonti quali sono state le iniziative assunte per normalizzare la situazione.

 

 

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