Prospettive assistenziali, n. 144, ottobre-dicembre 2003

 

 

Per non dimenticare

 

 

REALTÀ UMANE E SOCIALI DA PREVENIRE E RISOLVERE (N. 14)

 

La povertà

1,2 miliardi di persone (1/5 del totale del pianeta) sopravvivono con meno di 1 dollaro al giorno.

2,8 miliardi di persone (circa la metà del totale del pianeta) sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno.

 

La fame

826 milioni di persone, in gran parte nell’Africa sub-sahariana, non hanno cibo sufficiente.

Nei paesi poveri il 50% dei bambini sotto i cinque anni sono malnutriti (il 5% nei paesi ricchi).

Meno della metà dei 900 milioni di persone che vivono nei 51 Paesi più poveri ha accesso all’acqua potabile.

 

La mortalità

Le popolazioni del mondo sviluppato vivono circa 25 anni di più di quelle dell’Africa sub-sahariana.

159 bambini su 1.000 nati nei Paesi poveri muoiono entro i cinque anni (il rapporto è di 5 su 1.000 nei Paesi industrializzati).

Muore per fame e povertà un bambino ogni 3 secondi (12 milioni in un anno).

 

La salute

Il 93% dei 23 milioni di persone affette da Hiv/Aids vive nei Paesi in via di sviluppo.

2 miliardi di persone non hanno accesso ai farmaci perché troppo cari.

11 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono di malattie curabili.

 

L’istruzione

854 milioni di persone sono analfabete.

 

La ricchezza

Il 20% di popolazione più ricca del pianeta possiede l’86% dell’intera ricchezza mondiale.

Il 20% più povero (1 miliardo di persone) possiede appena l’1% della ricchezza globale.

Il reddito pro capite del 20% di popolazione più ricca è 74 volte maggiore di quello del 20% di popolazione più povera.

Dal 1960 a oggi il divario tra il 20% di popolazione più ricca e il 20% più povero è raddoppiato.

Le 3 persone più ricche del pianeta possiedono quanto i 48 Paesi più poveri del mondo (600 milioni di persone).

 

Gli aiuti ai Paesi poveri

L’Europa spende lo 0,33% del Pil per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo (al vertice di Nizza l’Ue ha deciso di elevare la quota allo 0,39% entro il 2006).

Gli Stati Uniti stanziano lo 0,10 % del Pil per gli aiuti.

Il Giappone lo 0,35% del Pil.

L’Onu sollecita da anni i Paesi industrializzati per un contributo minimo alla cooperazione dello 0,70% del Pil.

(da Censis, Note e commenti, n. 10/11, ottobre-novembre 2002 - Elaborazione Censis sui dati della banca mondiale, Oms, Undp, Unicef, Fao)

 

I poveri possono morire

Contro quanto pattuito da Doha, Qatar, nel novembre 2001, gli Stati Uniti hanno posto il veto sulla vendita a basso costo dei farmaci che curano l’Aids, la malaria, la tubercolosi, malattie epidemiche nel terzo mondo, che comportano un costo di vite umane talora pari ad un terzo della popolazioni colpite.

Lo stesso portavoce del Wto, Peter Ungphaorn, l’organizzazione del commercio mondiale nel cui ambito 143 Nazioni avevano chiesto la conferma dell’accordo di Doha, svela l’ipocrisia commentando: «Nessun Governo nega che salvare vite umane abbia precedenza su tutto, ma pochi sono disposti a fare sacrifici».

Gli Usa di Bush, attraverso la delegata Lillet Daily, spiegano il loro disimpegno perché l’accordo consentirebbe anche la vendita a basso prezzo di farmaci contro malattie non infettive quali il cancro, il diabete e l’asma. Questo è un guaio.

Si sarebbe dunque alla dereguation: «I brevetti vanno rispettati, altrimenti verranno violati anche quelli per la lotta alla calvizie».

e sulle scoperte farmacologiche i brevetti durano 20 anni. Vale a dire che dopo 20 anni altri Paesi possono fabbricarsi le medicine e curarsi, non avendo nel frattempo di che pagare il valore del brevetto gravante sul costo del prodotto.

(da Sempre, n. 2, febbraio 2003)

 

 

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