Prospettive assistenziali, n. 145, gennaio-marzo 2004

 

 

Notiziario dell’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

SENSIBILIZZAZIONE E MODALITA’ DI PUBBLICIZZAZIONE DELL’AFFIDAMENTO FAMILIARE

 

Il Coordinamento nazionale dei servizi affidi degli Enti locali (cui aderiscono una cinquantina di organismi) ha avviato un tavolo di confronto su alcune tematiche specifiche, preventivamente concordate, con le associazioni più rappresentative operanti nel  nostro Paese in questo settore (Anfaa, Papa Giovanni XXIII, Centro ausiliario minorile, Cnca, Movi, ecc.). Dagli incontri, avvenuti presso l’Assessorato ai servizi sociali della Provincia di Parma, che il Coordinamento ha designato come  referente per i rapporti con le Associazioni, è scaturito il  documento che riportiamo integralmente.

 

Testo del documento

Il Coordinamento nazionale servizi affidi ritiene di poter offrire un documento relativo al tema della “promozione dell’affido” già confrontato e condiviso con Associazioni del privato sociale che si occupano di affido familiare.

La sensibilizzazione e, in genere, tutta l’area della promozione, appare come il terreno privilegiato della collaborazione tra i servizi sociali locali e le associazioni del privato sociale.  Diversi sono i motivi che sostengono questa affermazione e diversi i livelli in cui essa può tradursi in concreta prassi, rispetto alla quale diventa fondamentale individuare strategie, percorsi, alleanze e, prima ancora, presupposti.

Prioritario diventa definire alcuni punti chiave come premessa ad un lavoro che basa necessariamente il rapporto di collaborazione su  interessi,  obiettivi comuni e differenze. Differenze relative a competenze, ruoli, mission del pubblico e del privato, nonché interne ai due settori, quello  dell’associazionismo e  quello del pubblico.

Diventa importante definire il contesto di questo lavoro, che non può non essere condizionato dal fatto che gli interlocutori sono alcune Associazioni e il Cnsa (Coordinamento nazionale servizi affidi), rappresentante dei servizi sociali aderenti.

Definizioni e chiarificazioni di principi, di strategie, seppure non esaustivi nell’immediato, possono allora contribuire a costruire linee guida ma anche documenti programmatici che orientino le prassi  e  costituiscano stimoli e punti di riferimenti di carattere culturale e teorico per quanti hanno interesse per il tema  e per l’intervento di affido.

Il contesto in cui opera l’affido è un contesto di aiuto al minore in condizione di disagio sociale e affettivo. Negli anni è andato connotandosi come intervento di obbligatoria protezione e tutela a fronte di condizioni di rischio e malessere, quando non di danno conclamato.

Tale contesto fa sì che diventi fondamentale e imprescindibile la presenza dei servizi e necessario ed indispensabile il contributo del “privato” (famiglie e associazioni).

Il servizio sociale locale ha il compito, come stabilito dalle leggi in materia, di elaborare un progetto nel quale vanno indicati i compiti e i modi dello stesso che devono essere rapportabili ad un complesso di interventi volti al recupero della famiglia d’origine.

 Il servizio sociale locale ha il compito di svolgere sostegno educativo e psicologico nei confronti del minore, agevolare i rapporti tra la famiglia d’origine e quella affidataria, avvalendosi di tutte le risorse e i Servizi presenti nel territorio.

Al servizio sociale locale spetta il compito di tutela del minore, la responsabilità di un  progetto, la  predisposizione di un piano individualizzato di sostegno. Ad esso spetta la funzione di decidere, attuare, gestire, monitorare l’intervento ritenuto più adatto per il minore in difficoltà e per la sua famiglia.

Risorse e attenzione devono essere poste dal servizio sociale locale nella cura degli affidi in atto, in quanto l’esperienza ha insegnato che gli affidi ben seguiti sono un’importante forma di sensibilizzazione.

Il “privato” concorre alla realizzazione dell’affido e alla promozione di una cultura della solidarietà e dell’accoglienza, che parte dal riconoscimento delle esigenze dei  bambini e degli adolescenti e delle loro famiglie, promuovendo il riconoscimento dei loro diritti.

Viene riconosciuto al privato sociale l’impegno e la capacità di testimoniare che la solidarietà e l’accoglienza rappresentano valori importanti e significativi che rendono migliore il contesto in cui noi tutti viviamo.

I presupposti fondamentali per lo sviluppo del rapporto tra servizio sociale locale e privato sociale nell’ambito della promozione dell’affido, possono essere evidenziati in:

1) il servizio sociale locale che ha in carico il caso è titolare del progetto per il bambino e per la sua famiglia;

2) le associazioni del privato sociale rivestono un ruolo fondamentale e primario nella promozione di una cultura concreta di solidarietà;

3) il rapporto deve svilupparsi attraverso azioni coordinate a rete tra i vari soggetti pubblici e privati in cui si confrontino produttivamente un servizio sociale locale forte delle proprie funzioni di garante, di indirizzo e di verifica degli interventi di promozione ed un associazionismo competente e qualificato.

Riteniamo che la promozione dell’affido possa essere efficacemente realizzata solo in un contesto in cui pubblico e privato si ri-conoscono reciprocamente quali portatori di competenze e funzioni diverse, trovando sinergie e linguaggi comuni, rispetto a obiettivi chiari e definiti, basati su principi e valori condivisi, da esplicitare, quali:

- caratteristiche emergenti dei minori sui quali orientare prioritariamente la campagna ;    

- chiarezza e condivisione degli obiettivi e del percorso di affido;

- consapevolezza che si sta lavorando per gli stessi obiettivi;

- costruzione di alleanze sui principi/valori  fondamentali;           

- definizione di messaggi/linguaggi omogenei;

- chiarezza su compiti e  ruoli.

Nel processo di coprogettazione il servizio sociale locale porterà la conoscenza dei bisogni espressi dalle situazioni in carico e le associazioni la conoscenza del territorio nel quale la campagna deve essere realizzata.

Indispensabile è definire insieme a chi ci si vuole rivolgere, chi è il nostro target, i contenuti che si vogliono sviluppare e le modalità.

Nella gestione delle iniziative di promozione accanto a iniziative comuni in cui rendere visibile la coprogettazione e la promozione condivisa, il valore aggiunto di un sistema di interrelazione tra pubblico e privato, è rappresentato dal moltiplicarsi di occasioni e modi di diffusione della cultura dell’affido.

Al servizio sociale locale spetterà prioritariamente la produzione di materiale, l’organizzazione di momenti più formali e centrali, in cui le famiglie affidatarie e le associazioni sono i principali testimonial.

 Le associazioni possono personalizzare la promozione, utilizzando momenti e strumenti più informali, che hanno la capacità di rendere accessibile e non “minaccioso” l’avvicinarsi all’affido, mostrandolo come un percorso, un processo di avvicinamento.

Il rapporto tra pubblico e privato nell’ambito della promozione ha un suo naturale proseguo nella fase informativa/formativa alle famiglie che sono state sensibilizzate dalle iniziative proposte.

Infine si riconosce la competenza dell’associazionismo nel collaborare per il mantenimento della motivazione all’affido nelle famiglie, sia attraverso progetti specifici condivisi, sia attraverso una continua sollecitazione al pubblico rispetto alle responsabilità che gli sono proprie.

Con finalità esplicative riteniamo opportuno offrire uno schema dei ruoli e delle competenze del pubblico e del privato.

 

Compiti/competenze del servizio sociale locale per la sensibilizzazione e la promozione

- Diffusione della cultura dell’affido sia all’interno dell’Ente che all’esterno attraverso adeguate risorse e disponibilità

- Iniziative continuative di promozione e produzione di materiale informativo ad alta visibilità per richiamare interesse e motivazione

- Necessari filtri centralizzati e decentrati

- Incontri di gruppo informativi con il coinvolgimento dei servizi socio-sanitari ed educativi del territorio

- Collaborazione alla gestione del filtro telefo­nico

- Incontri formativi

- Percorso di conoscenza, formazione, supporto alle famiglie aspiranti all’affido anche attraverso la gestione dei gruppi di famiglie affidatarie.

 

Ruolo delle associazioni

- Diffusione Cultura Affido

- Sensibilizzazione attraverso contatti, conoscenze proprie, anche informali (passaparola)

- Organizzazione di iniziative di informazione e promozione autonome

- Predisposizione e cura di materiale di diffusione, bibliografico, informativo

- Aiuto nel decodificare messaggi

- Sensibilizzazione e pressione politica

- Contributo culturale al dibattito pubblico sul tema

- Presenza in contesti rappresentativi

- Partecipazione attiva all’interno delle campagne dell’Ente locale nelle diverse fasi, co-progettazione

- Gestione di compiti e attività nell’ambito della campagna

- Gestione di iniziative locali e territoriali collegate alla campagna centrale

- Supporto alle famiglie e gestione attività sensibilizzazione, informazione e promozione in proprio tra una campagna e l’altra

- Testimonianza dell’esperienza diretta attraverso partecipazione ad incontri come famiglie affidatarie, su iniziativa propria e/o del servizio

- Disponibilità a incontri personalizzati (“venga a prendere un tè da noi”). Tramite tra le famiglie affidatarie e il servizio

- Costruzione di un’identità di famiglie affida­tarie

- Conoscenza di diritti e doveri

- Cura di iniziative di comunità (feste, incontri, ecc.) che costruiscano rapporti e “calore”

- Occasioni di condivisione e conoscenza, frequentazione, riconoscimento reciproco anche per i minori in affido.

L’affido è il luogo di cambiamento, perché luogo di relazioni che modificano la fiducia che si costruisce tra i soggetti coinvolti; è motore e presupposto dell’evoluzione positiva della vita del bambino, della famiglia di origine e della famiglia affidataria.

Similmente la relazione tra servizio sociale locale e privato sociale, attraverso il superamento delle differenze e l’instaurarsi di relazioni di fiducia, costruite attraverso il lavorare assieme permette la realizzazione di percorsi di progettualità comune in grado di ribadire la valenza sociale dell’affido familiare, da un lato come salvaguardia dell’imprescindibile diritto del bambino alla famiglia e dall’altra come crescita della famiglia affidataria che diventa promotrice nella società di una cultura di solidarietà e condivisione.

L’Ente pubblico e le associazioni, nell’ambito delle rispettive competenze, si impegnano a curare e coltivare la motivazione e la disponibilità di famiglie affidatarie quando la mancanza di bambini con le caratteristiche richieste comporta “attese” anche lunghe.

 

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