Prospettive assistenziali, n. 145, gennaio-marzo
2004
Notiziario dell’Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale
RICHIESTE AVANZATE DAL CSA ALLA REGIONE PIEMONTE SUGLI
ANZIANI COLPITI DA MALATTIE INVALIDANTI E DA NON AUTOSUFFICIENZA
Sotto il profilo umano e sociale
in Piemonte (e nelle altre Regioni), la situazione più drammatica è certamente
quella degli anziani cronici non autosufficienti, dei malati di
Alzheimer e dei soggetti colpiti da altre forme di demenza senile,
nonché quella dei loro congiunti.
Purtroppo, per queste persone, in
violazione alle leggi vigenti e spesso anche al buon senso, l’iter è spesso il
seguente:
1. sono dimessi dagli ospedali,
sovente in modo selvaggio, e cioè senza garantire la
prosecuzione delle pur indilazionabili cure sanitarie;
2. se i congiunti non sono in
grado di fornire le occorrenti prestazioni curative
(molto sovente si tratta del coniuge ultraottantenne o ultranovantenne!),
devono ricorrere all’assunzione di una o più persone. Al riguardo, occorre
tener conto che le ore settimanali sono 168 e che l’orario di lavoro del
personale dipendente non può superare in genere le 40 ore settimanali. Per
ciascun assunto la spesa mensile, oneri previdenziali compresi, è di almeno
1.300 euro, somma che per molti nuclei familiari è superiore ai loro redditi;
3. se
non sono praticabili le cure domiciliari, gli anziani cronici non
autosufficienti, i malati di Alzheimer ed i pazienti colpiti da altre forme di
demenza senile sono inseriti, per circa 18-24 mesi, nelle apposite liste di
attesa per l’accesso alle Rsa, Residenze sanitarie
assistenziali e alle Raf, Residenze assistenziali
flessibili;
4. durante questo periodo,
l’interessato e/o i suoi congiunti, sono costretti a versare alle Rsa/Raf sia la quota alberghiera
che quella sanitaria, in totale da 2.000 a 3.000 euro al
mese;
5. trascorso il periodo di attesa (18-24 mesi), la retta di ricovero è di
1.200-1.800 euro al mese;
6. violando apertamente le leggi
vigenti (art. 25 della legge 328/2000 e decreti legislativi 109/1998 e
130/2000), numerosi Comuni e Asl, qualora i soggetti
interessati non abbiano le risorse per il pagamento dell’intera quota
alberghiera, impongono ai loro parenti, quasi sempre
mediante ricatto (o firmate o il vostro congiunto non verrà ricoverato), di
sottoscrivere l’impegno a versare la quota non coperta dai redditi del malato;
7. si è
arrivati al punto che il Comune di Torino impone all’anziano malato cronico non
autosufficiente di versare l’intero ammontare dei suoi redditi per la copertura
della retta alberghiera, anche nel caso in cui il coniuge (quasi sempre la
moglie) resti totalmente privo di mezzi economici. In questo caso, il coniuge
dovrebbe recarsi presso i competenti uffici comunali di assistenza
per chiedere un sussidio come persona indigente.
Mentre è ovvio che i volontari non sono
mai stati e non saranno mai in grado di svolgere le funzioni mediche,
infermieristiche e riabilitative che la legge ha affidato alle Asl, disastrose sono le conseguenze della messa a carico
delle famiglie del compito di curare e assistere i congiunti malati cronici non
autosufficienti. Pertanto, il Csa, Coordinamento
sanità e assistenza fra i movimenti di base, di Torino, proseguendo nella sua
azione a difesa delle suddette persone, ha chiesto al Presidente della IV Commissione del Consiglio regionale piemontese di
illustrare la situazione e le relative proposte. All’audizione, avvenuta il 10
dicembre 2003, la delegazione del Csa ha presentato
il seguente documento.
1) Liste d’attesa
Oltre 5.500 cittadini piemontesi
attendono un posto convenzionato in Rsa (Residenze sanitarie
assistenziali) o in Raf
(Residenze assistenziali flessibili). Intanto sono costretti a sostenere costi
di 2.500/3.000 euro al mese, con il rischio concreto
di povertà. In particolare sottolineiamo la condizione
delle famiglie monoreddito: sovente la moglie casalinga, che vive con la
pensione del marito, quando quest’ultimo viene
ricoverato in Rsa/Raf, deve
utilizzare tutto il reddito per il pagamento della retta di ricovero e finisce
per dover ricorrere all’assistenza pubblica.
Proposte
a) Aumento delle risorse da destinare alle Asl per
il convenzionamento di nuovi posti letto, se
necessario anche con l’introduzione ad esempio di una tassa sulla benzina;
b) trasferimento
alle Asl delle somme attualmente
versate alle case di cura private convenzionate per il ricovero di anziani
cronici non autosufficienti che potrebbero essere ricoverati – a parità di
beneficio – in Rsa. Ricordiamo che la quota sanitaria
versata dalla Regione per la degenza in casa di cura è di circa 150 euro al giorno, mentre in una Rsa è di
circa 45/50 euro. Fintanto che la Regione assume direttamente il costo del
ricovero, anche per 120 giorni, in case di cura private a 150 euro al giorno, non c’è nessuna convenienza per le Asl a farsi carico del malato e attivare cure domiciliari, centri
diurni o posti letto in Rsa.
Attenzione:
siamo assolutamente contrari a risolvere il problema della lista d’attesa con
il metodo inaccettabile dell’Assessore Cotto, che autorizza l’ingresso di anziani affetti da patologie croniche invalidanti in Residenze
assistenziali (Ra) o in Raf,
perché costano molto meno di una Rsa. è vero che in questo modo aumentano i posti letto convenzionati a disposizione, ma a grave
discapito dell’integrità fisica e psichica dei pazienti che non ricevono le
cure sanitarie mediche e infermieristiche di cui necessitano, come dimostra purtroppo
l’inchiesta dei Nas illustrata nel convegno del
giugno 2003: “Case di riposo: la qualità dei servizi nelle strutture
assistenziali”.
2) Irregolarità
nelle Ra/Raf
Urgono
iniziative concrete per sanare le gravi irregolarità presenti nelle strutture Ra/Raf visitate dai Nas.
Secondo quanto ha segnalato il Tenente Colonnello Fernando Bassetta al convegno
di Torino del 19 giugno 2003, su 290 ispezioni effettuate dai Nas su strutture residenziali per anziani del Piemonte, sono state riscontrate irregolari ben 161
(56%) e cioè più di una su due! Di esse 137 erano infrazioni penali, 14 di natura
amministrativa e 10 sia di tipo penale che amministrativo (1).
Proposte
a) Ritiro
delle delibere della Giunta regionale 2 dicembre 2002, n. 33-7910; 5 maggio
2003, n. 46-9275; 6 ottobre 2003, n. 42-10624 che prevedono il ricovero di
persone gravemente malate e non autosufficienti in strutture assolutamente
inadeguate a causa dell’abbassamento
dei livelli delle prestazioni sanitarie e assistenziali;
b) Assunzione delle necessarie iniziative per il superamento delle Raf e la loro unificazione con le Rsa;
c) Adozione
urgente del regolamento unico per tutte le Rsa/Raf accreditate dalla Regione, di cui si unisce copia
(ancora migliorabile) concordata da questo Csa con
funzionari di entrambi gli Assessorati;
d) Istituzione in ogni Asl di una commissione di
controllo mista (consiglieri comunali e rappresentanti associazioni utenti),
con il compito di accertare le condizioni dei malati ricoverati e con libertà di operare
senza preavviso.
3) Assegno di cura
Insistiamo sulla necessità che la
Regione deliberi affinché:
- le cure domiciliari diventino
un diritto esigibile tramite apposita legge regionale;
- le Asl
provvedano a disciplinare ed erogare l’assegno di cura
per chi è malato e non autosufficiente, vive da solo e necessita dell’aiuto di
terzi;
- sia garantito dalle Asl (e non dai Comuni trattandosi di questione sanitaria)
un contributo economico alle famiglie che accolgono i loro anziani malati
cronici non autosufficienti e il diritto all’assegno di cura per chi è malato e
non autosufficiente, vive da solo e necessita per
questo dell’aiuto di terzi.
Solo se saranno le Asl a gestire il contributo alle famiglie e l’assegno di
cura sarà possibile superare il problema della discrezionalità con cui operano
i Comuni e il limite del reddito del nucleo famigliare, che finora ha
ostacolato e ostacola l’inserimento in famiglia di
malati anziani non autosufficienti, inserimento che comporta notevoli risparmi
economici per il Servizio sanitario regionale.
(1) Cfr. “Controlli effettuati
dai Nas sulle strutture residenziali per anziani:
altre allarmanti infrazioni penali e amministrative”, Prospettive assistenziali, n. 143, 2003.
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