Prospettive assistenziali, n. 146, aprile-giugno 2004

 

Libri

 

MASSIMO REICHLIN, L’etica e la buona morte,  Edizioni di Comunità, Torino, 2002, pag. 262, euro 19,00

 

È un testo che affronta il problema dell’eutanasia, ovvero se è giusto o no aiutare a morire, offrendo al lettore una panoramica teorica delle ragioni etiche e filosofiche, che sono a sostegno o contro tale tesi.

Vengono messe a confronto le ragioni di chi è a favore del diritto a morire dei malati inguaribili, chi è contrario e che ricorda che «l’inguaribilità non equivale a incurabilità» e che molti pazienti possono giovarsi dei nuovi rimedi che via via sono introdotti dalla ricerca medica e farmaceutica.

Sono esaminate le conseguenze possibili di una eventuale legge sull’eutanasia e il suicidio assistito e cioè i rischi, sempre molto alti, dell’eugenetica e dell’eliminazione “dei parassiti”: il ricordo di quanto avvenuto nei campi di sterminio nazista è molto presente nelle pagine dedicate a questo argomento.

Colpisce il capitolo dal titolo “Il principio di equivalenza tra uccidere e lasciar morire” perché apre interrogativi che meritano una attenta riflessione.

Per molti – si osserva – il lasciar morire è considerato un atto umanitario ed il riferimento è chiaramente rivolto ad evitare ogni forma di accanimento terapeutico.

Ma se il lasciar morire si traduce nel negare nei fatti le cure a cui hanno diritto i malati inguaribili, la tesi sostenuta è che non c’è sostanziale differenza (se non nell’atto)  tra uccidere e lasciar morire.

Anche le analisi conclusive di Reichlin sulle possibili conseguenze positive e negative della pratica dell’eutanasia, meritano una lettura attenta: la sua visione sul possibile indebolimento dell’impegno a fornire cure adeguate ai morenti, l’eventualità che soggetti socialmente deboli siano oggetto di coercizione da parte della famiglia o della società, il probabile scivolamento verso l’eutanasia non volontaria e l’approfondimento del divario tra classi ricche e classi più deboli o socialmente marginali anche nell’ambito dei servizi sanitari, sembrano rischi di una certa consistenza obiettivamente associati alla proposta di depenalizzazione dell’eutanasia.

 

 

AA.VV., Anziani 2001-2002 - Quantità e qualità, Edizioni Lavoro, Roma, 2002, pag. 390, euro 16,00

 

Anche questo volume, che raccoglie il quarto rapporto sulla condizione della persona anziana curato dalla Federazione nazionale dei pensionati Cisl, non prende in esame la situazione più critica per i vecchi ed i loro congiunti: la negazione della piena competenza del Servizio sanitario nazionale nei confronti dei soggetti colpiti da patologie invalidanti e da non autosufficienza.

Nonostante le disastrose conseguenze sui soggetti interessati derivanti dal comportamento, fra l’altro illegale, della sanità, è particolarmente significativa la mancata presa in considerazione della questione nel capitolo “La disabilità nel soggetto anziano: la sfida  sociosanitaria del terzo millennio” redatto dai geriatri Stefano Velta, Lorenzo Palleschi, Stefano Ronzoni, nonché da Stefano Maria Zuccaro, Presidente della Società italiana geriatri ospedalieri e componente del Comitato scientifico della Federazione nazionale dei pensionati Cisl.

Pertanto nel volume, composto da ben 390 pagine, non c’è una sola riga sulle dimissioni, spesso selvagge (disposte cioè senza garantire l’indispensabile prosecuzione delle cure) praticate dagli ospedali, dimissioni che scaricano sulle famiglie responsabilità spettanti, in base a disposizioni di leggi vigenti da decenni al Servizio sanitario nazionale, e rilevanti oneri economici.

Molto interessanti alcune considerazioni di Vittoria Brunetta, Direttore della Sezione centrale per le indagini sulle istituzioni sociali dell’Istat.

Dopo aver precisato che nel 2001 la speranza di vita in Italia era di 82,9 anni per le donne e di 76,7 per gli uomini, un livello tra i più alti in Europa e nel mondo (dieci anni prima erano rispettivamente 80,0 e 73,5), l’Autore segnala che «i considerevoli guadagni di vita conquistati nel corso degli ultimi anni sono stati in parte il frutto di una riduzione dell’incidenza di patologie cronico-degenerative letali e in parte il frutto dell’aumento della sopravvivenza per queste e altre patologie» e che «nell’arco di cinque anni tra il 1994 e il 1999-2000 i tassi di disabilità tra gli anziani sono sistematicamente in calo (…). In questi cinque anni uomini e donne hanno guadagnato circa un anno di vita libera da disabilità, con leggere differenze».

Si tratta di un dato estremamente importante da tener presente per ulteriori conferme e per la programmazione dei servizi sanitari.

 

 

GIOVANNI SCIANCALEPORE - PASQUALE STANZIONE, Anziani, capacità e tutele giuridiche, Ipsoa, Assago (Mi), 2003, pag. 334, euro 30,00

 

Il volume, inserito nella collana “Biblioteca del diritto di famiglia” diretta da Massimo Dogliotti, affronta le questioni della condizione anziana nelle sue molteplici e complesse implicazioni giuridiche.

Gli Autori dedicano una particolare attenzione all’ordinanza assunta dal Pretore di Bologna in data 21 dicembre 1992 a seguito della richiesta avanzata dall’Usl 28 Nord di Bologna «assumendo tra l’altro che la signora P. F. dal 1986 era ricoverata senza giustificato motivo presso strutture ospedaliere della città; che in data 6.3.1991 il primario della Divisione geriatrica dell’Ospedale S. Orsola-Malpighi, in cui la convenuta era ricoverata dal 18.12.1990, aveva disposto le sue dimissioni rilevando che il quadro clinico della stessa si era stabilizzato; che, rifiutandosi la P. F. di abbandonare il posto letto abusivamente occupato, la Usl aveva inviato in data 6.4.1991 una prima diffida, quindi una seconda in data 17.5.1991 e infine atto della amministrazione sanitaria nel quale si contestava l’illecito penale, civile e amministrativo della convenuta, notificato in data 31.5.1991».

Molto favorevolmente è commentato il provvedimento (definito «un rilevante segnale di civiltà») con il quale il Pretore ha riconosciuto legittime le richieste della signora P. F., anziana malata cronica non autosufficiente, riconoscendole il diritto «a continuare a beneficiare di adeguata assistenza sanitaria usufruendo delle prestazioni gratuite del Servizio sanitario nazionale presso una struttura ospedaliera e cure di generica assistenza presso istituti di riposo o strutture equivalenti».

Le altre pregevoli parti del volume riguardano le problematiche relative alla capacità giuridica delle persone anziane e alle relative restrizioni, nonché una approfondita disanima della legislazione nazionale e regionale concernente gli anziani autosufficienti e non autosufficienti.

In appendice sono riportati i testi di alcune proposte di legge presentate alla Camera dei Deputati e al Senato e delle più significative leggi regionali sugli anziani.

 

 

Mario Degan, Piccolo manuale di assistenza domiciliare - Guida per familiari e operatori, Carocci Faber, Roma, 2003, pag. 181, euro 12,70

 

Il volume trae origine dal corso promosso dalla Caritas veneziana “Le tue mani per chi soffre” ed è rivolto, in primo luogo, ai familiari di malati curati in casa e, in secondo luogo, ai volontari interessati all’assistenza a domicilio.

Nel libro non sono trattate le cure mediche: lo scopo principale è quello di fornire ai congiunti alcuni suggerimenti pratici perché possano provvedere il più adeguatamente possibile ai loro parenti malati.

Un capitolo è dedicato al caregiver e cioè alla persona, in genere un congiunto, che si prende cura del malato.

Del caregiver (che noi preferiamo chiamare “coadiutore”) è indicato quel che dovrebbe fare per la persona di cui si occupa: «alzarla, girarla sul letto, lavarla, abbracciarla, vestirla, nutrirla, farla sorridere, cucinare, fare la spesa, piangere con lei, pagare le bollette, fare le commissioni, condividere i ricordi, dare le medicine».

Però, nulla viene detto circa il compito, a nostro avviso, assolutamente prioritario, del caregiver di pretendere dal Servizio sanitario nazionale una diagnosi sicura e trattamenti validi, nonché – se necessario – idonei interventi da parte dei servizi socio-assistenziali.

Mentre l’Autore mette in rilievo l’estrema gravosità delle prestazioni che competono al caregiver, non viene fatta alcuna menzione al ruolo importantissimo dei centri diurni sanitari per anziani cronici non autosufficienti, in particolare per i soggetti colpiti dalla malattia di Alzheimer o da altre forme di demenza senile.

A nostro avviso, le cure domiciliari, non adeguatamente supportate dai servizi sanitari e – occorrendo – da quelli socio-assistenziali, rischiano di essere promosse dalle autorità non tanto nell’interesse dei malati, quanto per scaricare gli oneri economici alla famiglie, approfittando del legame affettivo che le lega ai loro congiunti non autosufficienti.

 

 

ANNAGRAZIA LAURA, AGOSTINO PIETRANGELI, Viaggiare si può - Turismo e persone disabili, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 2003, pag. 239, euro 12,00

 

Spostarsi per turismo, oggi, non è più un’opportunità per pochi: è un bisogno primario, un diritto di tutti per conoscere nuovi mondi e altre culture, per scoprire realtà diverse dalla propria.

Da qui la necessità di proposte adeguate anche per una clientela con bisogni speciali, per la quale la verifica dell’accessibilità di luoghi e percorsi è un pilastro irrinunciabile.

Questo nuovo titolo della collana Altriviaggi è uno strumento completo e prezioso per comprendere le dinamiche di un fenomeno in evidente fase di crescita sia per numero che per qualità.

Dedicato al turismo per tutti, il volume propone strumenti pratici, attività e buone norme; presenta un ampio panorama di esperienze realizzate - in Italia e all’estero - e di progetti, che confermano l’attenzione crescente da parte di amministratori pubblici, operatori turistici, imprese.

Fornisce, quindi, un’analisi completa e aggiornata della situazione attuale e delle prospettive future, ma è anche un manuale ricco di informazioni utili per avviare quelle azioni che consentono alle persone disabili di poter fruire con autonomia, sicurezza e soddisfazione di proposte turistiche adeguate alle loro specifiche esigenze.

Allo stesso tempo, il volume si rivolge agli operatori, invitandoli a credere non solo nell’indubbia importanza sociale del turismo per tutti, ma anche al potenziale economico rappresentato in questo settore dalle persone con disabilità.

 

www.fondazionepromozionesociale.it