Prospettive assistenziali, n. 146, aprile-giugno 2004

 

 

Specchio nero

 

 

L’ASSOCIAZIONE VIDAS CONTINUA A FORNIRE NOTIZIE FUORVIANTI

 

Da oltre dieci anni deploriamo su questa rivista la diffusione di informazioni fuorvianti da parte dell’Associazione Vidas (volontari italiani domiciliari per l’assistenza agli inguaribili di cancro).

Nel n. 102, 1993 di Prospettive assistenziali avevamo segnalato che non era accettabile che i contributi economici venissero richiesto asserendo che il denaro raccolto era destinato «a dare una mano ai malati di cancro soli, poveri, non più assistiti dagli ospedali perché il ciclo terapeutico si è esaurito» e dichiarando che «ogni anno in Italia oltre 140.000 malati terminali di cancro vengono abbandonati al loro destino. Sono inguaribili e in ospedale per loro non c’è più posto».

Al riguardo rilevavamo che le cure sanitarie erano (e sono) un diritto esigibile e che dovevano (e devono) essere fornite per tutto il tempo necessario in base alle esigenze delle persone malate.

La questione era da noi ripresa sul n. 107, 1994 in occasione del lancio di una nuova raccolta di fondi dell’Associazione Vidas basata sulla falsa affermazione secondo cui il malato di cancro «è abbandonato al suo destino. Dichiarato inguaribile, per lui non sono previste né cure né posti letto».

Nel nostro commento osservavamo altresì che, mentre l’Associazione Vidas sosteneva di aver «creato l’ospedale in casa», il servizio di ospedalizzazione a domicilio (tuttora funzionante) era stato istituito dall’Asl 1-23 di Torino fin dal 1984.

Poiché l’Associazione Vidas continuava a fornire notizie gravemente inesatte, il Csa - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti (cfr. Prospettive assistenziali n. 119, 1997) chiedeva l’intervento dell’Istituto per l’autodisciplina pubblicitaria che archiviava la segnalazione «sulla base dell’impegno assunto da Vidas a modificare la frase “lo Stato nega un letto in ospedale”».

Nelle scorse settimane l’Associazione Vidas ha nuovamente sollecitato il versamento di contributi affermando che, mentre c’è un uomo che «riposa nel suo letto. È assistito amorevolmente e curato con competenza. Ora è sereno e tranquillo. Non soffre più come prima e non prova più quella fredda, profonda sensazione di paura», c’è un’altro uomo che «è solo, triste e spaurito. Alle sofferenze fisiche, a volte tremende, si sommano l’angoscia e la voglia di urlare. Nella sua mente si affollano pensieri tragici. La sua casa, i suoi affetti, tutto sta per andarsene: come la sua vita».

La spiegazione è semplice: il primo è seguito dall’Associazione Vidas, il secondo «è stato dimesso dall’ospedale perché la medicina degli uomini non può nulla contro il progredire del male. La fine è sicura, questione di qualche mese. Forse settimane».

In conclusione, secondo la documentazione utilizzata dall’Associazione Vidas per la raccolta dei fondi, le persone sopra menzionate «moriranno tra non molto: la prima con dignità, l’altra disperata».

Da un lato (dove opera Vidas) comprensione e professionalità, dall’altra parte (quando interviene il Servizio sanitario) cattiveria e incapacità.

 

 

LA PROMOZIONE DELLA QUESTUA PER GLI ANZIANI IN DIFFICOLTÀ

 

Visto che «un quarto degli anziani bolognesi vive al limite della soglia della povertà»  e «altrettanti sono realmente poveri», invece di promuovere il loro diritto a ricevere una pensione adeguata alle loro esigenze o almeno contributi economici diretti ad assicurare il minimo vitale, l’Associazione di volontariato Accanto di Bologna ha promosso alla popolazione di “Adottare a distanza” un nonno. Minimo 30 euro al mese, per almeno un anno, «per aiutare chi vive della propria pensione e davvero non ce la fa, nemmeno tagliando di qua e di là» (cfr. il settimanale Vita del 19 marzo 2004).

L’iniziativa viene propangadata come «una sfida per chi crede nella solidarietà».

 

 

MOZAMBICO: BAMBINI UCCISI PER VENDERNE GLI ORGANI

 

Secondo quanto ha scritto Daniele Dell’Aglio su Conquiste del Lavoro, quotidiano della Cisl, del 15 aprile 2004 «aumentano di giorno in giorno i casi di bambini scomparsi a Nampula, in Mozambico. Anche le autorità locali, indifferenti se non compiacenti, hanno dovuto ammettere la gravissima situazione. E ora la verità è venuta fuori. Tutto è partito dalla denuncia presentata dalle suore “Serve di Maria”, dopo il ritrovamento di piccoli corpi privi di organi. In seguito a queste denunce le missionarie sono state oggetto di pesanti minacce e la polizia  non ha nascosto una forte ostilità nei loro confronti. La suora che per prima aveva segnalato l’orrore è stata trovata uccisa a martellate. Claudio Avallone, del Segretariato generale di giustizia e pace dell’Ordine dei Servi di Maria, è andato a verificare sul posto questa tragedia e i rischi quotidiani che corrono le missionarie. “Quando sono arrivato a Nampula, la notizia era già di dominio pubblico. Non si rinvenivano più i cadaveri nelle strade. Ma le sparizioni di bambini continuano a crescere di numero in modo esponenziale». Daniele Dell’Aglio precisa inoltre che «è difficile stabilire una cifra certa, ma sicuramente i bambini scomparsi negli ultimi tempi sono almeno un centinaio».

 

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