Prospettive assistenziali, n. 147, luglio - settembre 2004
Notizie
GESTORI DI STRUTTURE RESIDENZIALI PER ANZIANI CONTRO
Gli affari sono affari.
Come riferisce il Corriere del 31
marzo 2004, tre dei cinque ospizi di Carmagnola
(Torino) hanno lanciato un grido di allarme: “Aiutateci o soffocheremo”, denunciando «il problema dei posti letto attualmente vuoti». A
seconda delle strutture «si va da
un minimo di due a un massimo di nove,
pari a quasi il 20 per cento del totale».
Secondo i gestori delle strutture, la
colpa delle loro difficoltà economiche deve essere attribuita alle famiglie degli anziani cronici non
autosufficienti e alle badanti, il cui numero «è aumentato vertiginosamente e per noi c’è stato il crollo». A
loro avviso «è un problema serio: tali
“buchi”, infatti, fanno sì che certi mesi non si riesca neppure a coprire le
spese ordinarie».
I rappresentanti dei tre ricoveri di Carmagnola che hanno lanciato il grido di
allarme precisano che «in una struttura qualificata come le nostre le
rette partono dai mille, millecinquecento euro al mese, mentre si trovano
badanti disposte ad accettare anche e solo il vecchio milione di lire, 500
euro».
Dunque, si tratterebbe di
«concorrenza sleale». Difatti, aggiungono «se anche le badanti fossero in regola, verrebbero a costare ben più
care e la spesa per assumerle tornerebbe a essere
paragonabile con le nostre rette».
I gestori si sono addirittura appellati
alle istituzioni con queste minacciose parole: «Se la situazione va avanti così, rischiamo
di ridimensionarci o chiudere. Nel caso, tutti i nostri dipendenti si
troverebbero senza occupazione».
La suddetta iniziativa è stupefacente e
rischia – soprattutto se si estende – di compromettere le misure
(obbligatorietà delle cure domiciliari, riconoscimento del volontariato
intrafamiliare ed erogazione degli assegni di cura, ecc.) rivolte al
potenziamento delle cure domiciliari.
Le Rsa sono
sorte in molte zone senza alcuna programmazione. L’idea base era (ed in molti
casi lo è ancora) che vi sarà un aumento, fra l’altro
ritenuto molto consistente, degli anziani cronici non autosufficienti, anche se
non vi sono ricerche scientifiche che lo confermino.
Occorrerebbe, invece, tener conto che
parallelamente all’aumento della durata media della vita (conseguenza questa
dovuta al miglioramento delle condizioni esistenziali), c’è stato e continua ad
esserci un incremento rilevante dei livelli di autonomia
dei vecchi.
Ricordiamo che
appena 10-20 anni or sono numerosi imprenditori si erano lanciati nella
creazione di strutture residenziali per anziani autosufficienti (ci riferiamo,
ad esempio, ai tanto strombazzati e falliti “Giardini
di Arcadia” di Torino e di Udine), per poi accorgersi della mancanza di utenti.
Garantito per cento anni il
segreto del parto
L’art. 93
(certificato di assistenza al parto) del decreto
legislativo 30 giugno 2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati
personali” (Gazzetta ufficiale, del
29 luglio 2003, n. 174, supplemento ordinario n. 123) stabilisce quanto segue:
«1. ai fini della
dichiarazione di nascita il certificato di assistenza
al parto è sempre costituito da una semplice attestazione contente i soli dati
richiesti nei registri di nascita. Si osservano, altresì, le disposizioni
dell’art. 109.
«2. Il certificato di assistenza al parto o la
cartella clinica, ove comprensivi dei dati personali che rendono identificabile la madre che abbia
dichiarato di non voler essere nominata avvalendosi della facoltà di cui
all’art. 30, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre
2000. n. 396, possono essere rilasciati in copia
integrale a che vi abbia interesse, in conformità alla legge, decorsi cento
anni dalla formazione del documento.
«3. Durante il periodo di cui al comma 2 la richiesta di accesso
al certificato o alla cartella può essere accolta relativamente ai dati
relativi alla madre che abbia dichiarato di non voler essere nominata,
osservando le opportune cautele per evitare che quest’ultima
sia identificabile».
IN ITALIA IL LATTE ARTIFICIALE
È IL PIÙ CARO D’EUROPA
Sul giornale edito
dal sindacato Cisl Conquiste del lavoro è stato pubblicato in
data 4 giugno 2004 l’articolo “Latte per l’infanzia: i prezzi più alti
d’Europa”, dove viene riferito che l’Adiconsum già «nel dicembre del 1996 segnalò all’Autorità
garante della concorrenza e del mercato il caro prezzi del latte artificiale
destinato ai neonati italiani, ipotizzando l’esistenza di un “cartello” fra
alcuni produttori di latte artificiale per neonati. L’Autorità riconobbe
fondate le motivazioni addotte e comminò una multa
alle imprese produttrici».
A distanza di anni, la situazione non è cambiata. Infatti,
da un’indagine svolta recentemente dalla Lega consumatori della Toscana, il
latte artificiale italiano continua ad avere il prezzo più alto d’Europa. Su
Il Ministero della
salute ha reso noto che alcune aziende (Milupa, Nutricia, Plasmon dietetici alimentari, Humana,
Chiesi farmaceutici, Nestlè, Mead
Johnson), hanno accettato di ridurre, entro ottobre
2004, il prezzo del 10% (fatta eccezione per l’azienda Syrio
che lo diminuirà dell’8% dal 1° ottobre) e si sono impegnate a fornire al
Servizio sanitario nazionale prodotti in polvere a prezzi agevolati da
destinare alle «famiglie indigenti». Quali
siano i criteri per definire le «famiglie indigenti» lo dovrebbe stabilire il Ministro Sirchia con le Regioni.
L’Adiconsum, assieme ad altre associazioni, ha ritenuto
queste decisioni insufficienti ed ha quindi inviato al Ministro Sirchia un documento dichiarando la propria insoddisfazione
a tali misure, sostenendo che «una
riduzione del 10% non servirebbe certamente ad allineare i prezzi italiani a
quelli europei» e che «il problema
non è mercanteggiare sulla percentuale di riduzione, ma mettere in discussione
i criteri per stabilire i prezzi e le varie voci che li compongono. In
particolare, come denunciato da più parti, dovrebbe essere messa in discussione
la voce che riguarda il marketing diretto ai medici. Le aziende si guardano
bene dal fornire dati al riguardo; ma trasparenza vorrebbe (ed i Ministeri
competenti lo potrebbero imporre) che tali dati fossero forniti alle parti
interessate ed alle associazioni dei consumatori».
Criticata è anche
la misura che intende intraprendere il Ministero sull'agevolazione dei prezzi
del latte al Servizio sanitario nazionale per destinarlo alle famiglie meno
abbienti perché ciò «favorirebbe la
decisione di non allattare o di sospendere anzitempo l'allattamento al seno,
con gravi conseguenze per la salute di mamme e bambini». Questa decisione,
secondo l'Adiconsum, da un lato «riporterebbe indietro di 50 anni, ai tempi in cui Omni
e enti comunali di assistenza distribuivano buoni
latte artificiale» e dall'altro «aumenterebbero, invece che diminuire, le
ineguaglianze tra ricchi e poveri; nelle famiglie più ricche e più istruite,
infatti, già ora si allatta di più e più a lungo che nelle famiglie più povere
e meno istruite».
L’Adiconsum ha anche chiesto che «il tavolo di discussione, istituito presso il Ministero della salute, debba essere riaperto con la presenza delle associazioni
dei consumatori e di esperti indipendenti (cioè privi di conflitti d’interesse
per collaborazioni presenti o passate con le aziende) in tema di alimentazione
infantile».
L’INDENNITÀ DI MATERNITÀ SPETTA ANCHE IN CASO DI ADOZIONE
DA PARTE DI LAVORATRICE LIBERO PROFESSIONISTA
Con sentenza n.
371 del 23 dicembre 2003
www.fondazionepromozionesociale.it