Prospettive assistenziali, n. 148, ottobre - dicembre 2004
SCIOCCHEZZE MINISTERIALI ESTIVE: GLI
ANZIANI MALATI NEI CENTRI COMMERCIALI E NELLE CASERME DEI VIGILI DEL FUOCO
Indiscutibilmente
chiare sono state le conclusioni dell’indagine epidemiologica condotta
dall’Istituto superiore della sanità
sulla strage estiva dell’anno scorso degli anziani. Raffrontando i dati degli
ultrasessantacinquenni deceduti nel periodo estivo del 2002 e del 2003 è stato
accertato un aumento di ben l’89% per quanto riguarda i residenti nei
capoluoghi delle Regioni e delle Province autonome.
Ricordiamo che a
conclusione dell’indagine, l’Istituto superiore di sanità ha segnalato che «la letteratura scientifica internazionale
indica il caso tipico deceduto per eccesso di calore come un soggetto: è molto
anziano, con una preesistente malattia, vive da solo, ha casa piccola, abita ai
piani alti, ha basso livello socio-economico, non ha condizionamento d’aria», puntualizzando
inoltre che «è riconosciuto a livello
internazionale che l’effetto delle condizioni climatiche estive estreme sulla mortalità
costituisce un rilevante problema di sanità pubblica» (1).
Come insistiamo da
molti anni, per l’assunzione di iniziative valide occorre partire dal
riconoscimento dell’esigenza di intervenire nei riguardi delle persone malate,
spesso gravemente colpite da numerose patologie invalidanti, comprese le varie
forme di demenza senile.
Massimo Tabaton del
Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Genova, a proposito dei decessi
del 2003, ha precisato che «la morte
delle persone anziane è causata dalle complicanze della loro malattia primaria,
che si chiama malattia di Alzheimer (...). Le complicanze di questo stato sono la perdita dello stimolo della
sete, con una disidratazione che ovviamente si acuisce con temperature
costantemente elevate, e porta ad infezioni, turbe cardiache e un disordine
metabolico globale» (2).
Dunque, dovrebbe essere
evidente che occorre che il Servizio sanitario nazionale intervenga (e non solo
nel periodo estivo) nei confronti degli anziani che vivono da soli e sono
malati, in particolare nei riguardi di quelli che soffrono di demenza senile.
Ai servizi socio-assistenziali
potrebbero essere affidati, invece, compiti di supporto, tenendo conto che
tutti i suoi operatori non hanno (né devono avere) la competenza professionale per
individuare le malattie, le loro cause ed i necessari rimedi.
Le sortite dei Ministri Sirchia e Pisanu
Nonostante l’evidenza dei fatti, il
Ministro della salute, Girolamo Sirchia, ha avanzato la risibile proposta
dell’utilizzazione dei supermercati da parte degli anziani malati e soli, in
modo da consentire loro di beneficiare di ambienti climatizzati.
A questo proposito riportiamo la
lettera di Roberto Giannarelli di Roma, pubblicata su la Repubblica del 13 luglio 2004: «Il Ministro Sirchia suggerisce ai vecchi che soffrono il caldo di
andare a rinfrescarsi al supermercato. Io, che ho 80 anni e, appunto, soffro il
caldo, ho fatto mio il consiglio del Ministro e mi sono recato al supermercato più vicino. Dove
mi sono messo a leggere il giornale su una poltroncina di plastica gentilmente
offerta dalla direzione, passando dai sudati 29 gradi di casa mia ai deliziosi
23 del negozio. Risultato? Una bella polmonite. Ma non è che il Ministro della
salute, suggerendo ai vecchi accaldati “l’operazione supermercato”, ha in mente
di sfoltirne le sempre più sovraffollate schiere?».
A sua volta il Ministro
dell’interno, Pisanu, ha messo a disposizione dei vecchi in gravi difficoltà
personali alcune caserme dei vigili del fuoco. Allucinante l’episodio descritto
da la Repubblica del 22 luglio 2004.
Nella caserma di Roma gli anziani che hanno risposto all’invito del Ministro
Pisanu «sono vigili del fuoco che si sono
prestati, dietro richiesta del comando, a improvvisare la parte dei vecchietti
in gita. E siccome i pompieri sono schietti e diretti, alla fine uno di loro
confessa: “Esigenze di comando. Bisognava lanciare l’iniziativa. Noi siamo
stati chiamati qui per assistere gli anziani in arrivo. Ma siccome nessuno si è
presentato e c’erano i giornalisti, ci hanno chiesto di fare la parte”».
È incredibile che i due Ministri non
si rendano conto che le loro proposte sono assurde: non solo non risolvono i
numerosi e complessi problemi dei soggetti soli e malati, ma li aggravano in
quanto l’attenzione è rivolta ad un gruppo di persone (gli anziani
autosufficienti) che hanno esigenze molto diverse e che, salvo situazioni
particolari (ad esempio, carenza di un reddito sufficiente per vivere), non
hanno la necessità di un’assistenza specifica, né d cure sanitarie
continuative.
È quindi probabile che numerosi
anziani frequenteranno le caserme dei vigili del fuoco quale diversivo e, per
molti di essi, quale occasione per consumare gratuitamente i pasti (3);
inoltre, è facilmente prevedibile che resterà chiaramente irrisolto quello dei
vecchi soli e malati. In ogni caso non si comprende per quali motivi i suddetti
Ministri non sostengano la necessità che i Comuni organizzino o potenzino i
centri di incontro che, a nostro avviso, devono essere aperti a tutta la
popolazione (e non solo in estate). La connotazione di detti centri non
dovrebbe essere solamente ricreativa, ma anche culturale, a meno che gli
anziani, solamente perché hanno superato una certa età, siano considerati come
dei bambini piccoli che il gioco aiuta a crescere.
Premesso quanto sopra, speriamo che
i Ministri, soprattutto quello preposto alla salute degli italiani riconosca
che, per i soggetti malati e non autosufficienti, compete al Servizio sanitario
nazionale assicurare i necessari interventi preventivi e curativi.
Altri interventi negativi
Purtroppo i mezzi di informazione
(televisioni, giornali, ecc.) favoriscono il sopra esposto illogico
comportamento delle autorità continuando a negare la realtà delle cose e cioè
che gli anziani veramente in difficoltà sono quelli colpiti da patologie
invalidanti e da non autosufficienza (4).
Marcello Sorgi, Direttore de La Stampa, nel suo commento del 2 luglio
2004 alla lettera di Federico Ferrero che lo invitava a «impegnasi maggiormente in una campagna in difesa degli anziani», ha
scritto che «sulla fine di tanti anziani
sicuramente il caldo è una parte importante, insieme alla difficoltà di
fronteggiarlo e di sopperire a necessità elementari come quella della spesa,
dell’acquisto di medicine, in città dove appunto regnava il chiuso per ferie»,
aggiungendo che «accanto al caldo un peso
importante lo ebbero l’abbandono, la solitudine, la mancanza di solidarietà,
colpe che non possono essere caricate del tutto e forse neppure in gran parte
sulle spalle dello Stato o delle istituzioni
locali».
Dunque, i veri responsabili
sarebbero i parenti. A parte il fatto che numerosi anziani non hanno congiunti
che abitino vicino a loro (una delle nefaste conseguenze dell’emigrazione per
motivi di lavoro), la posizione del Direttore de La Stampa non considera che i soggetti deceduti nella scorsa estate
non erano solamente soli, ma erano – lo ripetiamo – malati e spesso assai
gravemente. Queste persone non erano abbandonate dai loro congiunti (fatto
sicuramente non diffuso a livelli di massa), non erano nemmeno trascurate dalla
solidarietà del volontariato: erano quasi sempre ignorate dal Servizio
sanitario nazionale. La situazione si è aggravata negli ultimi anni a causa
dell’accresciuto disinteresse della sanità nei confronti dei vecchi malati cronici.
Difatti gli anziani colpiti da patologie invalidanti e da non autosufficienza
inseriti nelle liste di attesa delle Asl piemontesi per il ricovero presso Rsa,
sono attualmente (agosto 2004) ben 7.651.
Al direttore
de La Stampa, con lettera del Coordinamento
sanità e assistenza fra i movimenti di base del 2 luglio 2004, è stato
ricordato che anche dalla recente ricerca svolta dall’Osservatorio sulle
dinamiche sociali, costituito dalla Cisl e dalla Confcooperative, emerge che «la non autosufficienza, più della povertà,
della criminalità perfino della solitudine, è la principale preoccupazione
degli anziani» (cfr. Vita del 23
marzo 2004).
Inoltre è stato informato che non è
vero – lo ripetiamo – che, salvo isolati casi, vi siano vecchi malati
abbandonati dai loro parenti. Come risulta dal documento “Legge quadro per la
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, diffuso
nell’ottobre 2000 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del
Ministro per la solidarietà sociale «nel
corso del 1999, 2 milioni di famiglie italiane sono scese sotto la soglia della
povertà a fronte del carico di spese sostenute per la cura di un componente
affetto da una malattia cronica».
Un numero imponente di familiari ha
provveduto ai loro congiunti malati e non autosufficienti, al punto di essere
diventati indigenti avendo utilizzato
tutte le loro risorse economiche.
Continuare ad insistere sul
disinteresse generalizzato dei congiunti degli anziani malati cronici non
autosufficienti (5), non solo non corrisponde al vero, ma ne favorisce
l’utilizzo strumentale da parte del Servizio sanitario nazionale che se ne
serve come alibi per non fornire le cure mediche ed infermieristiche che devono
essere erogate, com’è evidente, dalla
sanità e non dai parenti.
Purtroppo la negazione delle pur
evidenti responsabilità del Ministro della sanità, delle Regioni e delle Asl
nei confronti dei loro obblighi di legge (e, spesso, di semplice umanità) nella
prevenzione della cronicità e della non autosufficienza, nonché nella cura dei
soggetti colpiti da malattie invalidanti, è un comportamento assai diffuso da
parte dei mezzi di informazione. Più volte abbiamo segnalato situazioni
allucinanti, ad esempio le dimissioni selvagge da ospedali e case di cura di
vecchi ancora bisognosi di cure sanitarie, la situazione di pericolo dei
dementi senili che vivono soli, ma l’attenzione continua ad essere posta dai
giornali e dalla televisione sulla solitudine che sarebbe la causa diretta dei
decessi delle persone anziane non malate. Un’assurdità che purtroppo viene
propagandata dai mezzi di informazione ed è ritenuta una verità dalle persone
non abituate a riflettere.
(1) Cfr. “Indagine epidemiologica
sulla mortalità estiva del anziani nel 2002 e nel 2003”, Prospettive assistenziali, n. 144, 2003.
(2) Cfr. “La strage estiva di
anziani: un’altra nefasta conseguenza dell’integrazione socio-sanitaria, Ibidem, n. 143, 2003.
(3) Significativa è
l’esperienza del signor F. P. e dei suoi sette amici. Hanno dichiarato (cfr. La Stampa del 24 luglio 2004) che «torneranno ancora dai pompieri» anche
perché «si mangia come in trattoria» e
si paga nulla.
(4) Si veda l’articolo “Persone sole
e malate: un problema non solo estivo”, ibidem,
n. 147, 2004.
(5) Sulla prima pagina de
www.fondazionepromozionesociale.it