Prospettive assistenziali, n. 149, gennaio - marzo 2005
ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI:
UNA VALIDA DELIBERA DELLA GIUNTA DELLA REGIONE PIEMONTE SULLA CONTINUITÀ
TERAPEUTICA OSPEDALE-TERRITORIO
È stato realizzato un altro passo
avanti in merito al riconoscimento effettivo del diritto alle cure sanitarie e
socio-sanitarie degli anziani cronici non autosufficienti, dei malati di Alzheimer e delle persone colpite da altre forme di
demenza senile.
Anche sulla base delle richieste
avanzate dalle più importanti organizzazioni piemontesi che operano nel settore
socio-sanitario (1),
La delibera in oggetto è estremamente importante in quanto:
- riconosce il diritto degli
anziani e delle altre persone colpite da patologie invalidanti e da non
autosufficienza alle cure sanitarie e socio-sanitarie;
- stabilisce gli interventi
occorrenti per l’attuazione del suddetto principio;
- conferma la validità delle cure
domiciliari, ma non impone alcun obbligo ai congiunti dei malati, riconoscendo finalmente, anche se
non in modo esplicito, che le cure devono essere fornite dal Servizio sanitario
nazionale e dai Comuni.
Testo della
delibera
Il
decreto legislativo 502/1992 così come modificato ed integrato dal decreto
legislativo 229/1999, e successive modificazioni, prevede all’articolo 3 septies, nell’ambito dell’Integrazione sociosanitaria, la continuità tra le
azioni di cura e quelle di riabilitazione.
Significativi passi in avanti sono stati realizzati con la modifica al titolo V della
Costituzione, legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, nonché con i livelli essenziali di assistenza
di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre
2001.
Anche la
nuova visione della transizione dalla “sanità” alla “salute” è fondata su
principi essenziali per il Servizio sanitario, tra questi l’integrazione
sociosanitaria.
Il piano
sanitario nazionale 2003-2005 di cui al decreto del Presidente della Repubblica
23 maggio 2003, nell’evidenziare il sostanziale cambiamento, richiama la
necessità che, per essere efficace, è necessario
attuarlo attraverso una produttiva cooperazione fra i diversi livelli di
responsabilità, per
quanto di competenza, tra servizio sanitario ed enti locali.
Sempre
il piano sanitario nazionale in specifico individua come “sfida” per il
Servizio sanitario la continuità delle cure attraverso la presa in carico del
paziente da parte dei servizi e delle istituzioni.
A tale
scopo i servizi e le istituzioni devono divenire nodi di una rete di assistenza nella quale viene garantita al paziente
l’integrazione dei servizi sociali e sanitari, nonché la continuità
assistenziale nel passaggio da un nodo all’altro, avendo cura che venga
ottimizzata la permanenza nei singoli nodi in funzione dell’effettivo stato di
salute. Dovrà essere di conseguenza ridotta la permanenza dei pazienti negli
ospedali per acuti e potenziata l’assistenza riabilitativa e territoriale.
Inoltre
nell’ultimo decennio il Servizio sanitario nazionale si è orientato verso il
principio dell’efficacia e dell’appropriatezza dei
servizi e delle prestazioni sanitarie mediante la realizzazione
di progetti che prevedano anche l’integrazione funzionale e operativa dei
servizi sanitari e dei servizi socio-assistenziali degli enti locali.
Considerato
che gli indirizzi del Servizio sanitario nazionale includono nei livelli di assistenza i servizi e le prestazioni sanitarie che
rispondono a necessità assistenziali rispettose dei principi della dignità
umana, del bisogno di salute, dell’equità nell’accesso all’assistenza, della
qualità delle cure e della loro appropriatezza
riguardo alle specifiche esigenze, nonché dell’economicità
nell’impiego delle risorse.
Considerato
che le forme di assistenza presenti, volte a
soddisfare le medesime esigenze, non sempre rispettano il principio dell’economicità delle risorse, ovvero non garantiscono un uso
efficiente delle risorse quanto a modalità ed erogazione dell’assistenza, si
identifica la necessità di creare un
sistema di rete di tutela attiva e di cura che integra le strutture territoriali
secondo il principio della continuità di cura e del perseguimento di livelli di
eccellenza.
Il
sistema di rete si realizza anche attraverso la razionalizzazione delle risorse
umane, tecnologiche ed economiche presenti, in modo tale da offrire ai
cittadini in generale, ed in particolare a quelli appartenenti alle fasce
deboli, percorsi di cura congrui e prestazioni qualificate, interconnesse ai
bisogni emergenti di assistenza e deospedalizzazione.
In
particolare l’attivazione di questo percorso e di modalità assistenziali
territoriali risulta di nuova concezione dal punto di vista organizzativo e
risponde alla duplice esigenza di ridurre da un lato il numero di ricoveri
ospedalieri e dei costi elevati a questi connessi, di fornire dall’altro un
tipo di assistenza appropriato ed efficace.
Il
modello proposto si
esplica nella direzione di far accedere all’assistenza ospedaliera solo le
patologie acute, che è razionale curare in quell’ambito,
e di implementare correlativamente un’adeguata rete
di assistenza territoriale, che si connoti come complesso di interventi
socio-sanitari e assistenziali diretti a migliorare la qualità di vita del
cittadino-paziente, umanizzando il trattamento sanitario, e per le forme di
intervento assistenziale più elevato, a porsi come valida alternativa al
ricovero ospedaliero.
Particolare
attenzione va posta allo sviluppo del concetto di “continuità di cura” e
all’integrazione socio-sanitaria e cioè a quell’insieme coordinato di attività ed interventi a
termine, svolti da enti diversi, di carattere sanitario e socio-assistenziale a
favore di persone non autosufficienti o temporaneamente non autosufficienti,
quale servizio in grado di fornire ai cittadini risposte adeguate ai bisogni
espressi.
Evidente
quindi l’importanza che riveste la realizzazione di un percorso integrato di
continuità assistenziale, mirato sulla persona e che
ponga il cittadino-paziente al centro degli interventi garantendogli una cura
continuativa e globale, senza cadute di efficienza e di qualità del servizio.
Dall’analisi
della realtà esistente nel territorio regionale (area metropolitana e non)
risulta:
- una
diversità metodologica di comportamento organizzativo;
- una standardizzazione della risposta.
Da qui
nasce l’esigenza di costruire un percorso con il duplice obbiettivo di:
- una uniformità metodologica di comportamento organizzativo;
- una
diversificazione della risposta.
Si
rende, pertanto, necessario individuare modalità condivise di raccordo fra
ospedale e territorio, privilegiare la strategia
dell’approccio globale, mettere in rete i servizi sanitari e sociali fra loro
integrati in modo tale da garantire sia l’assistenza al malato sia il supporto
necessario alla famiglia.
Il
percorso di modalità assistenziale territoriale, di
seguito esplicitato nell’allegato A, parte integrante e sostanziale del
presente provvedimento, risulta di nuova concezione dal punto di vista
organizzativo e risponde a più esigenze
ed in particolare:
-
fornire un tipo di assistenza appropriato ed efficace,
senza peraltro esimersi dallo studiare e/o evidenziare gli eventuali
epifenomeni, che fino ad oggi hanno reso poco fluente il rapporto di continuità
di cura fra i diversi soggetti e consentirne il loro superamento;
-
ridurre il tempo di degenza media dei ricoveri ospedalieri, ottimizzando
l’utilizzo delle risorse
umane ed economiche;
-
ridurre il numero di ricoveri ospedalieri dei pazienti fragili, che accedono al pronto soccorso con problematiche sanitarie di
lieve intensità in grado di poter essere efficacemente gestite in sedi diverse
dall’ospedale per acuti, individuando un percorso ospedale-territorio in grado
di dare la risposta idonea, efficace ed appropriata a tale tipologia di
soggetti.
uno studio effettuato nei mesi a cavallo degli anni 2002-2003 presso
l’Azienda sanitaria ospedaliera San Giovanni Battista di Torino su tutti i
soggetti ricoverati nelle strutture complesse di medicina generale da parte
delle assistenti sociali dell’Azienda ospedaliera, su mandato della direzione
sanitaria, inerente le motivazioni di ricovero per
soggetti anziani non autosufficienti e/o
con problematiche sociali, ha dimostrato che la pressoché totalità del campione
esaminato si è presentato al pronto soccorso per un problema sanitario di
recente insorgenza e di intensità assai variabile.
Per i
pazienti, che si sono presentati al pronto soccorso, per i quali non esiste
un’indicazione di ricovero appropriato e che risultano essere non inviabili
direttamente al domicilio, è stato
identificato un percorso diretto pronto soccorso-territorio in funzione dei
criteri di inclusione di cui all’allegato B, parte
integrante e sostanziale del presente provvedimento. I posti
letto di pronta accoglienza per
l’erogazione delle prestazioni necessarie devono essere precedentemente
individuati presso residenze sanitarie
assistenziali od ospedali di comunità ed essere specificati nel protocollo
d’intesa di cui all’allegato A, parte sostanziale del presente provvedimento. Tali posti letto dovranno essere aggiuntivi rispetto a
quelli destinati alla residenzialità per anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti e la permanenza
in tali posti letto non può superare i 7 giorni.
Il
percorso è destinato anche ai pazienti ricoverati in reparti ospedalieri che siano in condizioni
di non autosufficienza, anche temporanea, e che necessitano di una presa in
carico socio-sanitaria. Ciò comporta la concorrenza paritetica tra servizi
socio-assistenziali e servizi sanitari in una logica di continuità assistenziale al fine di ottimizzare l’utilizzo delle
risorse territoriali. Tant’è che risulta
centrale la capacità di attivare interventi ad elevata integrazione
sociosanitaria in forma prevedibile e certa.
Nella individuazione
delle diverse forme di sostegno va
privilegiato il principio di sussidiarietà, che
comporta l’assunzione di responsabilità sempre a livello più vicino possibile
al bisogno e più rispondente ad una valutazione di efficacia ed efficienza.
Con
continuità assistenziale non si identifica una nuova
struttura organizzativa, bensì una riorganizzazione o ristrutturazione dei
servizi socio-sanitari esistenti, ponendo al centro di questi il cittadino
con i suoi bisogni. Enfatizzando
così l’appropriatezza delle prestazioni
socio-sanitarie in senso specifico, organizzativo e temporale.
In quest’ottica il ruolo del distretto-territorio si
riappropria della sua primaria funzione di tutela come gestore
dei servizi socio-sanitari.
Uno dei punti fondamentali del
percorso è l’individuazione di una centrale operativa per il percorso della
comunità assistenziale, come definita nell’allegato A
parte integrante e sostanziale del
presente provvedimento, che nel rispetto dell’autonomia delle Aziende
sanitarie locali potrebbe coincidere con quella delle cure domiciliari, così come definita dalla delibera 41-5952 del
7 maggio 2002 “Linee guida per l’attivazione del servizio di cure domiciliari
nelle Aziende sanitarie locali della Regione Piemonte”, oppure altra struttura
aziendale. A tale centrale operativa perviene la scheda di segnalazione
(definita nell’allegato C parte integrante del presente provvedimento) dal
pronto soccorso o dal reparto ospedaliero per via informatica o a mezzo
telefax, alla quale deve dare riscontro di ricezione.
La rete del percorso di
continuità assistenziale, nella quale viene garantita
al paziente l’integrazione dei servizi sociali e sanitari è rappresentata da:
- pronto soccorso;
- reparti ospedalieri;
- medici di medicina generale;
- strutture residenziali
socio-sanitarie (residenza sanitaria
assistenziale in regime definitivo, residenza assistenziale
flessibile in regime definitivo) e semiresidenziali;
- ospedali di comunità;
- alloggi supportati;
- strutture dedicate alla
riabilitazione e alla lungodegenza;
- domicilio con rete parentale o caregiver (anche
acquisito);
- cure domiciliari;
- ospedalizzazione
a domicilio.
Per quanto riguarda il percorso
svolto all’interno delle strutture residenziali socio-sanitarie lo stesso deve attenersi al modello organizzativo integrato,
con relativa valorizzazione economica, stabilito nell’accordo tavolo congiunto Regione-territorio per l’applicazione dei Lea sull’area
socio-sanitaria.
Il percorso di continuità assistenziale, nelle sue varie articolazioni, può avere una
durata massima di 60 giorni ed è a carico del Servizio sanitario nazionale in
base al suddetto accordo.
Il percorso, al termine della
durata prevista, ove necessiti, potrà trovare continuità attraverso
l’utilizzo di altre risposte socio-sanitarie appropriate e disponibili quali:
- cure domiciliari in lungassistenza;
- interventi economici a sostegno
della domiciliarità;
- semiresidenzialità;
- residenzialità.
Le direzioni programmazione
sanitaria e politiche
sociali monitoreranno e valuteranno i dati individuati nell’allegato A alla
voce “protocollo di intesa”.
Visto il parere non favorevole
espresso dal Coresa nella seduta del 15 dicembre 2004
nonostante che nel testo siano state recepite le
osservazioni dal medesimo formulate nella seduta del 10 novembre 2004;
visto il decreto legislativo n. 502/1992 e successive modificazioni
ed integrazioni;
visto il decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001;
visto il decreto del Presidente della
Repubblica 23 maggio 2003;
tutto ciò premesso,
d e l i b e r a
– di approvare il percorso di
continuità assistenziale, nelle sue articolazioni, per
gli anziani ultrasessantacinquenni non
autosufficienti o persone i cui bisogni sanitari e assistenziali siano
assimilabili ad anziano non autosufficiente, come definito nell’allegato A,
parte integrante e sostanziale del
presente provvedimento;
– di approvare i criteri di inclusione dei pazienti nel percorso diretto pronto
soccorso-territorio, come definiti nell’allegato B parte integrante e
sostanziale del presente provvedimento;
– di approvare le schede di
segnalazione, come definite nell’allegato C, parte integrante e sostanziale del
presente provvedimento;
– di demandare alle direzioni
programmazione sanitaria e
politiche sociali il monitoraggio e la valutazione dei dati
individuati nell’allegato A alla voce “protocollo di intesa”;
– di dare atto che il presente
provvedimento non comporta un onere a carico della Regione Piemonte.
Allegato A
PERCORSO DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE
Premesso che la presa in carico
del cittadino non può essere interrotta da un sistema di rinvio alla
valutazione di
altri servizi, ma deve essere immediata e consequenziale, il
percorso di continuità
assistenziale si prefigge di raggiungere i seguenti obiettivi:
• una uniformità
metodologica di comportamento organizzativo;
• una diversificazione della
risposta correlata al bisogno.
Il percorso deve essere
appropriato rispetto ai bisogni identificati, prevedendo il ricorso ad uno o
più tipi di intervento nel tempo, fra di loro
articolati, nell’ottica di ottenere il massimo del recupero possibile dopo la
perdita funzionale derivante da malattia acuta, rallentare il peggioramento
della disabilità o della progressione della malattia cronica, mantenere
significative relazioni interpersonali per evitare isolamento ed emarginazione.
La rete attraverso la quale si
sviluppa il percorso, garantendo al paziente l’integrazione dei servizi sociali
e sanitari, comprende:
• pronto soccorso;
• reparti ospedalieri;
• medici di medicina generale;
• strutture residenziali
(residenza sanitaria assistenziale in regime
definitivo, residenza assistenziale flessibile in regime definitivo) e
semiresidenziali;
• ospedali di comunità;
• alloggi supportati;
• strutture dedicate alla
riabilitazione e alla lungodegenza;
• domicilio con rete parentale o caregiver (anche
acquisito);
• cure domiciliari;
• ospedalizzazione a domicilio.
Per quanto
riguarda il percorso svolto all’interno delle strutture residenziali socio.sanitarie lo stesso deve attenersi al modello organizzativo
integrato, con relativa valorizzazione economica, stabilito nell’accordo tavolo
congiunto Regione-territorio per l’applicazione dei
Lea sull’area socio-sanitaria.
Al percorso si accede attraverso:
a) Il Pronto
soccorso
Il medico che si trova in presenza di un paziente le cui caratteristiche rientrano
nei criteri di cui all’allegato B:
• verifica la disponibilità di un
posto letto di pronta accoglienza per l’erogazione delle prestazioni
necessarie presso residenze sanitarie assistenziali od ospedali di comunità,
nei quali precedentemente sono stati individuati posti letto all’uopo dedicati,
aggiuntivi rispetto a quelli destinati alla residenzialità
per anziani ultrasessantacinquenni non
autosufficienti, e attiva l’immediato trasferimento. La
permanenza in tali posti letto non può superare i 7 giorni;
• compila la scheda di sintesi
clinica del caso (allegato C). Tale scheda viene
trasmessa per via informatica o a mezzo telefax alla centrale operativa dell’Azienda sanitaria di appartenenza del
paziente;
b) Il reparto
ospedaliero
In presenza di un paziente che necessita di
continuità assistenziale successiva al ricovero, il medico di reparto compila
la scheda di sintesi clinica del caso (allegato C). Tale scheda deve essere
trasmessa per via informatica o a mezzo telefax alla centrale operativa
dell’Azienda sanitaria di appartenenza. È opportuno
che ciò avvenga almeno tre giorni lavorativi prima della dimissione.
Il percorso può essere
sviluppato:
• in strutture dedicate alla
riabilitazione o alla lungodegenza;
• in struttura residenziale
(Residenza sanitaria assistenziale in regime
definitivo, Residenza assistenziale flessibile in regime definitivo, ospedali
di comunità, alloggi supportati);
• al domicilio attraverso le cure domiciliari
o l’ospedalizzazione a domicilio.
Il percorso deve comprendere il
progetto riabilitativo, clinico ed assistenziale,
tempo di durata e criteri di verifica del raggiungimento degli obbiettivi.
Il percorso deve essere
monitorato nei tempi e secondo le modalità nello stesso predefiniti, affinché venga sempre garantito un appropriato dimensionamento del
servizio offerto rispetto all’evoluzione del bisogno della persona. Di
conseguenza, qualora nel corso del progetto individuale si
verifichi un miglioramento delle condizioni sanitarie, potranno essere
attivati, anticipatamente rispetto alla durata prevista, i percorsi
socio-sanitari successivi.
Il percorso può avere una durata
massima di 60 giorni ed in questo lasso di tempo è a
carico del Servizio sanitario regionale.
Se, nel piano di
intervento definito, è previsto che il paziente debba essere trasportato
in autoambulanza i costi derivanti sono a carico del Servizio sanitario
regionale; a conclusione del percorso
socio-sanitario effettuato, l’eventuale
trasporto per il rientro al domicilio è a carico del cittadino.
Il percorso, al termine della
durata prevista, ove necessiti, potrà trovare
continuità attraverso l’utilizzo di altre risposte socio-sanitarie appropriate
e disponibili quali:
• cure domiciliari in lungassistenza;
• interventi economici a sostegno
della domiciliarità;
• semiresidenzialità;
• residenzialità.
Compiti e
organizzazione della centrale operativa
Punto fondamentale del percorso è
l’individuazione di una centrale operativa, che nel rispetto dell’autonomia
delle Aziende sanitarie locali, potrebbe coincidere con quella delle cure
domiciliari, definita
dalla delibera 41-5952 del 7 maggio 2002 “Linee guida per l’attivazione del
servizio di cure domiciliari nelle Aziende sanitarie locali della Regione
Piemonte”, oppure altra struttura aziendale.
I compiti sono:
• recepire
direttamente le richieste e/o le segnalazioni
sia dal pronto soccorso, per la categoria di soggetti descritta
nell’allegato B, sia dai reparti ospedalieri, dando riscontro di ricezione;
• attivare l’unità di valutazione
geriatrica per valutare le condizioni dei pazienti
provenienti dal pronto soccorso e definire entro 7 giorni (da considerarsi
compresi nei 60 giorni di presa in carico massima del
Servizio sanitario regionale), l’eventuale successivo percorso;
• attivare l’unità di valutazione
geriatrica per effettuare le
valutazioni, entro tre giorni lavorativi dalla segnalazione, al fine di
individuare congiuntamente con i medici ospedalieri e il medico di medicina
generale il percorso da attuare per garantire la continuità assistenziale ai
pazienti ricoverati;
• gestire il
rapporto con i soggetti erogatori territoriali (servizio cure domiciliari,
comuni/enti gestori, associazioni di volontariato…), medici di medicina generale e
l’ospedale in modo proattivo e collaborativo;
• gestire il sistema informativo
ed informatico, al fine di permettere all’Azienda sanitaria di effettuare un controllo di efficacia e di efficienza
rispetto al progetto individuato;
• garantire un orario minimo da
lunedì a
venerdì dalle ore 8.00 alle 17.00.
Protocollo di intesa
Per la gestione di entrambi gli accessi al
percorso (da pronto soccorso o da reparto ospedaliero) è necessario che
siano stipulati protocolli di intesa tra Aziende sanitarie ospedaliere/Asl/Comune/Ente gestore o tra Asl/Asl/Comune/Ente gestore.
In tali protocolli dovranno essere individuate la rete, ivi compresi i posti
letto di pronta accoglienza, e le risorse professionali ed economiche messe a
disposizione del percorso.
Nel protocollo d’intesa devono
essere altresì definiti:
• i criteri di inclusione
del paziente per il percorso reparto ospedaliero/territorio;
• il monitoraggio e verifica sui
seguenti dati:
• numero casi segnalati alla
centrale operativa continuità assistenziale
distintamente: pronto soccorso e reparti ospedalieri;
• numero e
tipologia di risposte attivate dalle segnalazioni del pronto soccorso e dai
reparti ospedalieri;
• correlazione tra diagnosi
clinica, tipologia e tempi della risposta attivata;
• numero di soggetti che nei
dieci giorni successivi alla dimissione da pronto soccorso hanno
necessitato di ricovero ospedaliero per la stessa diagnosi;
• gradimento da parte di utenti e familiari.
Allegato B
CRITERI DI INCLUSIONE DEI PAZIENTI NEL PERCORSO DIRETTO
PRONTO SOCCORSO-TERRITORIO
Possono essere inclusi nel
percorso di continuità assistenziale i pazienti
anziani ultrasessantacinquenni non autosufficienti o
persone i cui bisogni sanitari e assistenziali siano assimilabili ad anziano
non autosufficiente:
• con autosufficienza compromessa
in modo anche temporaneo;
• che si
presentano in pronto soccorso con un problema sanitario che potrebbe essere
gestito in modo efficace ed appropriato anche in sede non ospedaliera; con
esclusione assoluta di criticità clinica attuale o potenziale;
• non rinviabili al domicilio
per:
• problemi
legati al paziente (ad esempio, impossibilità ad assumere correttamente la
terapia);
• problematiche
socio assistenziali od ambientali (paziente che vive solo; paziente che
vive con un caregiver
non affidabile, domicilio non adeguato ecc.);
• cure sanitarie non
immediatamente attivabili al domicilio.
Allegato C
SCHEDA DI SEGNALAZIONE DAL PRONTO SOCCORSO
Alla centrale operativa
continuità assistenziale
Asl ___________________________________________________
Paziente ______________________________________________________________________________________________________________(cognome
e nome)
nato il ____________________________________________________________ a __________________________________________________________________
residente a _____________________________________________________ via ________________________________________________________________
pervenuto al pronto soccorso il ___________________________ trasferito presso ______________________________________________
in data ___________________________________________________________ con diagnosi ___________________________________________________
Sintesi clinica _________________________________________________
Familiari di riferimento : SI NO
(evidenziare la voce
interessata)
Sig./Sig.ra
______________________________________________________ tel. _______________________________________________________________
grado di parentela ____________________________________________
Sig./Sig.ra
______________________________________________________ tel. _______________________________________________________________
grado di parentela ____________________________________________
Il medico di pronto soccorso dott. __________________________________________________________________
Data ______________________
Firma ___________________________________
(firmato in
originale)
SCHEDA DI SEGNALAZIONE DAL REPARTO OSPEDALIERO
Alla centrale operativa
continuità assistenziale
Asl ___________________________________________________
Paziente ______________________________________________________________________________________________________________ (cognome e nome)
nato il ____________________________________________________________ a __________________________________________________________________
residente a _____________________________________________________ via ________________________________________________________________
ricoverato presso il reparto ospedaliero _______________ in data ____________________
dimissibile in data ____________________________________________ con diagnosi ___________________________________________________
Sintesi clinica _________________________________________________
Familiari di riferimento : SI NO
(evidenziare la voce
interessata)
Sig./Sig.ra
______________________________________________________ tel. ________________________________________________________________
grado di parentela ____________________________________________
Sig./Sig.ra
______________________________________________________ tel. ________________________________________________________________
grado di parentela ____________________________________________
Il medico del reparto ospedaliero dott. ______________________________________________________________________________________
Data ______________________
Firma ___________________________________
(firmato in
originale)
(1) Come avevamo segnalato negli
editoriali dei numeri 137 e 138, 2002, di Prospettive
assistenziali, preso atto delle possibili nefaste conseguenze delle
disposizioni sui Lea (Livelli essenziali di assistenza), le seguenti
organizzazioni di base: Avo (Associazione volontari ospedalieri), Consulta per
le persone in difficoltà, Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti
della Fondazione promozione sociale, Csa
(Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base), Diapsi (Difesa ammalati psichici), Gruppo volontariato vincenziano, Sea Italia (Servizio
emergenza anziani), Società di San Vincenzo de’ Paoli, Utim (Unione tutela
insufficienti mentali) avevano costituito un comitato e promosso una petizione
rivolta ad ottenere una applicazione dei Lea conforme alle esigenze ed ai
diritti delle persone bisognose di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie. Le
numerose firme raccolte, la posizione assunta dall’Anci
(Associazione nazionale dei Comuni italiani) e dalla Lega delle autonomie
locali, contro le contribuzioni imposte agli utenti ed ai Comuni dai Lea, le
manifestazioni di protesta (presidi, volantinaggi, ecc.), gli articoli
pubblicati in materia, i frequenti incontri avuti dal comitato promotore della
petizione con le forze politiche e gli amministratori regionali e comunali,
avevano indotto
www.fondazionepromozionesociale.it