Prospettive assistenziali, n. 149, gennaio - marzo 2005
INDIRIZZI PER
Nella riunione del 13 dicembre
2004, il Comitato dei Sindaci di Collegno e Grugliasco ha approvato il documento recante il titolo
“Indirizzi per la definizione del modello organizzativo del distretto dell’Asl
Da segnalare come fatto positivo anche la gestione unificata delle procedure
amministrative in materia socio-sanitaria e socio-assistenziale.
Infatti, affinché i diritti dei cittadini siano concretamente esigibili, è
assolutamente indispensabile un unico riferimento istituzionale, anche al fine
di evitare ritardi e soprattutto palleggiamenti di competenze fra un ente
pubblico (nel caso in esame l’Asl) e l’altro (il
Consorzio dei Comuni).
Dunque, per la realizzazione di una integrazione socio-sanitaria adeguata alle esigenze dei
cittadini, l’Asl 5 e il Cisap
hanno deciso l’unificazione delle procedure concernenti l’accesso alle
prestazioni. È la migliore soluzione possibile in base alle vigenti
disposizioni di legge. Tuttavia, di gran lunga
preferibile sarebbe stata l’approvazione di una normativa nazionale che avesse
– come ripetiamo da anni – imposto al Servizio sanitario nazionale di assumere
direttamente tutte le valenze sociali che concorrono alla tutela della salute
della popolazione (2).
Segnaliamo, infine, che il
provvedimento in oggetto è stato sottoposto all’esame del direttore generale
dell’Asl 5 e del Consiglio di amministrazione
del Cisap che si sono espressi favorevolmente in
merito ai contenuti del modello organizzativo individuato.
INDIRIZZI PER
Premessa
A
seguito della firma dell’Accordo di programma tra l’Azienda sanitaria locale n.
5 e gli Enti gestori dei Comuni dell’area ovest di Torino (3) - finalizzato
all’applicazione dei livelli essenziali di assistenza
relativi all’articolazione delle cure domiciliari e dell’assistenza
territoriale, semiresidenziale e residenziale degli anziani non autosufficienti
e dei disabili - si è resa necessaria una riflessione sul modello organizzativo
del distretto sanitario n. 1 dell’Asl 5.
L’analisi
delle criticità dei processi decisionali ed operativi che caratterizzano i
servizi socio sanitari distrettuali è stata condotta
dalle Direzioni del Consorzio intercomunale dei servizi alla persona (Cisap) e del Distretto sanitario n. 1 che – alla luce del
quadro normativo regionale - hanno formulato una proposta per la definizione di
un modello organizzativo atto a consentire una più efficace gestione delle
attività socio-sanitarie nell’ambito del Distretto sanitario di Collegno e Grugliasco.
La
proposta di riorganizzazione è stata successivamente
esaminata dalla Direzione generale dell’Asl 5 e dal
Consiglio di amministrazione del Cisap che hanno
espresso parere favorevole all’attuazione del nuovo modello organizzativo
previa adozione – da parte del Comitato dei Sindaci – del presente atto di
indirizzo.
Lo sportello
socio-sanitario distrettuale
Il
Comitato dei Sindaci,
L’attivazione
dello sportello distrettuale consente di fornire una puntuale informazione sulle diverse opportunità di cura
offerte dalla rete dei servizi domiciliari, semi residenziali e residenziali del Distretto 1 dell’Asl
5 e sui criteri e le procedure previsti per la richiesta e l’erogazione degli
interventi. Lo sportello svolge inoltre una funzione di orientamento della domanda attraverso il sostegno
del cittadino che manifesta l’esigenza di essere coadiuvato nell’assunzione di
una decisione consapevole in merito al piano assistenziale da attivare per sé o
per i congiunti in difficoltà.
Altro
importante obiettivo da perseguire è la gestione unificata delle procedure
amministrative (sanitarie e consortili) connesse all’erogazione degli
interventi (dalla istruttoria delle richieste, alla
valutazione, sino alla definizione degli impegni economici). Al cittadino viene
in tal modo offerta la possibilità di interloquire con un’unica struttura per
quanto attiene allo svolgimento delle procedure finalizzate alla determinazione
del valore del buono di servizio o dell’assegno di cura da utilizzare per l’acquisto delle prestazioni domiciliari non
erogate direttamente da operatori sanitari e del valore dell’integrazione della
retta da porre a carico dell’Asl/Utente/Consor-zio
nei casi di attivazione di interventi semi
residenziali/residenziali.
Infine è
opportuno che vengano garantite le funzioni di
consulenza e sostegno necessarie al reperimento e al regolare inquadramento
contrattuale delle persone addette all’assistenza dei titolari di assegni di
cura ed il successivo controllo sulla regolarità del rapporto di lavoro
instaurato tra assistente ed assistito prima di autorizzare la liquidazione
dell’assegno.
Allo
sportello distrettuale viene richiesto – in buona
sostanza - di porsi come tramite tra il cittadino e la rete dei “case manager” (gli assistenti sociali
del consorzio e i responsabili delle cooperative che forniscono i servizi) e
dei “care-giver”
(gli assistenti familiari privati e quelli dei fornitori accreditati) offrendo
inoltre consulenza ai “care-giver informali” (familiari) al fine di agevolarli
nella fruizione delle prestazioni offerte nell’ambito della rete distrettuale. In
questo senso compete allo sportello fornire indirizzo, “connessione” e sostegno
con riferimento sia alle risposte offerte dal privato accreditato che da quelle
offerte “dal pubblico” (“assegni di cura”, contributi finalizzati all’acquisto di assistenza autogestita
nell’ambito del progetto Savi - Servizio aiuto alla vita indipendente,
affidamenti intra familiari, ecc.).
Le unità di
valutazione distrettuali
Lo
sportello distrettuale opera in stretto raccordo con le unità di valutazione
distrettuali alle quali è richiesto di:
–
individuare, attraverso la valutazione multi dimensionale, i bisogni sanitari e
socio-sanitari dei cittadini indicando le risposte più idonee al loro
soddisfacimento e privilegiando – ove possibile – il
mantenimento al domicilio delle persone che lo desiderino;
–
garantire completa informazione – anche mediante documentazione scritta – alle
persone ed alle famiglie sui loro diritti e relativamente
alle procedure per fruire del complesso delle prestazioni sanitarie,
socio-sanitarie e sociali erogabili dal sistema sanitario e sociale della
Regione Piemonte;
–
predisporre e/o approvare il progetto assistenziale
individuale (Pai) identificando la fascia d’intensità
assistenziale ed il livello di prestazioni adeguato;
–
assicurare il monitoraggio e l’eventuale revisione dei
progetti assistenziali attivati.
A tutela
del cittadino sottoposto a valutazione, è opportuno prevedere la possibilità
che ai lavori dell’équipe possa partecipare il medico
di fiducia dallo stesso indicato che diviene, a tutti gli effetti, componente dell’unità di valutazione.
All’unità
di valutazione geriatrica deve essere assegnato il
compito di intervenire anche per pazienti di età
inferiore ai 65 anni avvalendosi della consulenza delle figure professionali
competenti nella patologia individuata ed operando attraverso il raccordo con
le altre unità di valutazione territoriali.
I nuclei
interdisciplinari anziani e disabili
Come
definito nell’Accordo di programma tra l’Azienda sanitaria locale n. 5 e gli
Enti gestori dei Comuni dell’area ovest di Torino, le unità di valutazione
distrettuali sono chiamate a svolgere le funzioni ad esse
attribuite avvalendosi dei nuclei interdisciplinari preposti all’assistenza
territoriale domiciliare, semiresidenziale e residenziale degli anziani e dei
disabili.
I nuclei
rappresentano una modalità operativa dell’unità di valutazione, sono composti da figure professionali sanitarie e sociali individuate
dalle direzioni distrettuali e
degli Enti gestori e costituiscono un “gruppo operativo” al quale è opportuno
che venga assegnato il compito di svolgere le attività istruttorie finalizzate
alla valutazione delle situazioni ed alla definizione dei progetti individuali
da sottoporre all’unità di valutazione che settimanalmente viene chiamata a
riunirsi con la presenza di tutti i componenti. Ciò al fine
di evitare eccessive lungaggini nello svolgimento dei processi di valutazione
finalizzati ad assicurare gli interventi.
Gli
operatori dei nuclei devono inoltre svolgere le funzioni di referenza e
monitoraggio dei progetti individualizzati approvati dall’unità di valutazione
ed assegnati ai responsabili del caso individuati nell’ambito della rete dei servizi distrettuali.
Articolazione delle
cure domiciliari
Il
principio che deve ispirare il modello organizzativo distrettuale
è rappresentato dalla continuità delle cure per le persone malate e non
autosufficienti. Nell’ambito dei posti letto Rsa convenzionati è pertanto
opportuno prevedere una riserva di posti per la continuità assistenziale
ai pazienti ricoverati in ospedale (dimissioni protette) e per sollevare
temporaneamente la famiglia dal carico assistenziale di un congiunto assistito
al domicilio.
Nel caso
di trasferimento da un reparto di acuzie ad un reparto
di post acuzie (lungodegenza, lungodegenza
riabilitativa, medicina riabilitativa) o all’assistenza territoriale (domicilio
o struttura residenziale) la scelta deve corrispondere alle necessità del
paziente poiché le diverse opzioni non sono sovrapponibili in quanto ognuna
risponde a bisogni assistenziali di natura diversa. La proposta di
trasferimento dall’ospedale ad un reparto post acuzie o nell’assistenza
territoriale deve essere pertanto il frutto di un accordo tra chi dimette il
paziente (ospedale) chi lo accoglie (distretto).
A tal
fine la proposta deve essere recepita dalla segreteria
distrettuale che deve provvedere a raccordare il medico del reparto che dimette
con il medico Ast e/o il coordinatore infermieristico
addetti alle cure domiciliari e con l’unità di valutazione distrettuale. Qualora non ricorrano le condizioni per l’erogazione delle
cure domiciliari, l’unità di valutazione deve operare per l’inserimento del
paziente in uno dei posti aziendali riservati alla dimissione protetta dei
ricoverati in ospedale.
In via
ordinaria si deve prevedere che l’accesso alle cure domiciliari (Adi-Assistenza domiciliare
integrata, Adp-Assistenza domiciliare programmata, Sid-Servizio infermieristico domiciliare) avvenga a seguito
della segnalazione effettuata dal medico di medicina generale, dal servizio
sociale, dall’utente o dai congiunti. In tale fattispecie il medico Ast (Assistenza sanitaria territoriale) e/o il coordinatore
infermieristico visionano la segnalazione, contattano
il medico (qualora la segnalazione non sia effettuata dal curante) ed
eventualmente il servizio sociale. Per l’attivazione degli interventi è in ogni
caso opportuno formalizzare il pieno coinvolgimento del medico di medicina
generale.
In sede
di definizione del piano assistenziale, si dovrà
procedere alla quantificazione del peso sanitario ed eventualmente sociale in
base al quale il paziente accede alla fase intensiva/estensiva o direttamente
alla fase di lungoassistenza. Nel caso di accesso diretto alla lungo assistenza deve essere
coinvolta l’unità di valutazione che - avvalendosi del nucleo interdisciplinare
anziani – definisce il piano assistenziale individuando il referente deputato
al monitoraggio degli interventi ed il responsabile del caso assegnato ai
servizi domiciliari.
Qualora in un progetto in fase
intensiva/estensiva vengano rilevate variazioni della
complessità assistenziale, tali da configurare un regime di lungo assistenza,
si dovrà provvedere – da parte del nucleo interdisciplinare - a definire un
nuovo piano assistenziale da sottoporre alla competente unità di valutazione
distrettuale. In attesa dell’attivazione del nuovo
piano assistenziale all’utente deve essere garantita la continuità delle cure
in atto.
Articolazione
dell’assistenza territoriale, semi residenziale e
residenziale a favore di anziani
Alle persone anziane che necessitano di prestazioni socio-sanitarie deve essere data
la possibilità di rivolgersi allo sportello del distretto che, oltre a svolgere
funzioni di informazione ed orientamento, deve proporsi come riferimento unico
per l’attivazione delle risposte socio-sanitarie che comportano una valutazione
da parte dell’unità di valutazione geriatrica.
Le prestazioni essenziali
socio-sanitarie che l’unità di valutazione deve poter fornire alle persone
anziane non autosufficienti, in ottemperanza a quanto stabilito dall’accordo di
programma tra l’Asl n. 5 e gli enti gestori ad essa
afferenti, sono:
– affidamento intra ed etero familiare con
compartecipazione sanitaria alla spesa nella misura del 50%;
– cure
domiciliari con compartecipazione sanitaria alla spesa nella misura del 100%
nelle fasi intensive ed estensive e del 50% nella fase di lungoassistenza;
– assegno di cura – purché
rispondente a spese di assistenza documentate e con il
rispetto degli obblighi previdenziali – con compartecipazione sanitaria alla
spesa nella misura del 50%;
– inserimento
in centro diurno Alzheimer con compartecipazione sanitaria alla spesa nella
misura del 100%;
– inserimento
in centri diurni per anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti con
compartecipazione sanitaria alla spesa nella misura del 50%;
– inserimenti in strutture
residenziali per non autosufficienti con compartecipazione sanitaria alla spesa
nella misura che verrà definita dalla Regione
Piemonte;
– servizio di
tele soccorso e tele assistenza con compartecipazione sanitaria alla spesa
nella misura del 50%.
Per quanto attiene alle strutture
semi-residenziali e residenziali è opportuno che l’Azienda sanitaria provveda ad individuarle – prioritariamente – tra quelle
accreditate/convenzionate nel territorio del distretto sanitario. Nelle more
del reperimento dei posti residenziali necessari al fabbisogno distrettuale si
dovrà transitoriamente operare in ambito territoriale aziendale. Deve essere comunque fatta salva la possibilità di collocazione in
ambiti territoriali della Regione Piemonte diversi da quello del distretto di
residenza degli aventi diritto che ne facciano motivata richiesta (ad esempio,
avvicinamento a familiari).
All’Azienda sanitaria si richiede
inoltre di definire – nell’ambito delle convenzioni stipulate con i gestori
delle strutture – regole precise e vincolanti in ordine alla
continuità delle cure tra residenza assistenziale ed ospedale (e viceversa). Agli
anziani ospiti delle strutture deve essere in sostanza garantito -
all’insorgere di stati patologici che lo richiedano –
il ricovero in ospedale con accompagnamento (ed eventuale sostegno durante la
degenza) da parte degli operatori della residenza. Deve essere altresì evitata
ogni richiesta di “assistenza aggiuntiva” agli utenti ed ai loro familiari o
tutori, sia durante il ricovero ospedaliero che in
regime di permanenza presso le strutture residenziali convenzionate o affidate
in gestione.
Con specifico riferimento alla collocazione semi-residenziale delle persone affette da
Alzheimer o da gravi demenze senili è opportuno che l’Azienda sanitaria preveda
il potenziamento degli interventi al fine di eliminare le liste d’attesa. Ciò
comporta la definizione di criteri d’accesso concertati tra l’Azienda, le
direzioni distrettuali e quelle degli Enti gestori e l’assegnazione all’unità
di valutazione geriatrica di un preciso mandato a
definire i relativi progetti individuali assistenziali.
Al fine di favorire l’ampliamento degli interventi il Comitato dei Sindaci del
distretto n. 1 propone che parte dei posti disponibili presso il centro diurno
di via Cotta a Grugliasco
vengano utilizzati per inserire i malati di Alzheimer residenti in Collegno e Grugliasco.
Per accedere
ad alcune delle prestazioni socio-sanitarie rivolte agli anziani non
autosufficienti è necessario il preventivo accordo tra l’utente e il servizio
sociale – come nel caso degli affidamenti intra ed etero familiari o per l’attivazione del tele soccorso – per
altre, sono possibili due opzioni: l’accompagnamento da parte del servizio
sociale territoriale o la richiesta diretta della prestazione allo sportello
distrettuale che provvede, successivamente, a coinvolgere il servizio sociale
per lo svolgimento della parte del procedimento di competenza dei servizi
consortili.
Fatta salva la possibilità
dell’anziano o dei suoi congiunti di scegliere liberamente le modalità di accesso alle prestazioni, il Comitato dei Sindaci ritiene
auspicabile che le sedi territoriali di servizio sociale sviluppino la funzione
di accompagnamento, perché, in tal modo, si velocizza la procedura (la
relazione del servizio sociale per l’unità di valutazione viene prodotta
contestualmente alla presentazione della domanda) e la scelta della prestazione
viene effettuata nell’ambito di progetto individualizzato concordato ed
organico.
In ogni caso è opportuno che le
domande, formulate su apposito modulo, vengano
inoltrate (direttamente dall’interessato/suo familiare o attraverso il servizio
sociale) allo sportello distrettuale che provvede a protocollarle ed a
trasmetterle alla direzione del distretto che individua il responsabile del
procedimento (5). La domanda – corredata dalla scheda medica compilata dal
medico di medicina generale o da altro medico curante; dall’autocertificazione
della residenza e del reddito; dalla copia del verbale di invalidità,
se posseduto; da eventuali certificati medici e/o copie di cartelle cliniche –
viene successivamente istruita dal nucleo interdisciplinare anziani che esamina
la documentazione, effettua le necessarie verifiche sulla condizione del
richiedente (direttamente e/o per tramite degli operatori territoriali), attiva
il medico di medicina generale del richiedente e le necessarie consulenze
(geriatra, psichiatra, neurologo), formula una proposta di progetto
individualizzato da sottoporre all’unità di valutazione.
L’esito della valutazione deve
essere comunicato in forma scritta all’interessato dal responsabile del
procedimento entro un termine massimo dalla ricezione della domanda (corredata
dalla documentazione) che il Comitato dei Sindaci auspica non superiore a
trenta giorni. All’interessato deve essere data facoltà di presentare ricorso
contro le decisioni dell’unità di valutazione.
Articolazione
dell’assistenza territoriale, semiresidenziale e residenziale a favore di disabili
Lo sportello del distretto è
riferimento unico anche per l’attivazione delle risposte socio sanitarie che
comportano una valutazione da parte dell’unità di valutazione
disabili.
Compito dell’unità è la
valutazione della situazione psichica e fisica dei soggetti disabili di ogni età con esclusione degli ultra sessantacinquenni -
che rientrano nelle competenze dell’unità di valutazione geriatrica
– su richiesta dei soggetti stessi, degli esercenti la potestà genitoriale, degli eventuali tutori, al fine di individuare
soluzioni progettuali individualizzate atte ad assicurare adeguato sostegno
alla persona ed alla sua famiglia evitando, ove possibile, il ricorso
all’istituzionalizzazione.
Le prestazioni essenziali
socio-sanitarie che l’unità di valutazione deve poter fornire alle persone
disabili, in ottemperanza a quanto stabilito dall’accordo di programma tra l’Asl n. 5 e gli Enti gestori ad essa
afferenti, sono:
– affidamento intra ed etero familiare con
compartecipazione sanitaria alla spesa nella misura del 50%;
– cure
domiciliari con compartecipazione sanitaria alla spesa nella misura del 100%
nelle fasi intensive ed estensive e del 50% nella fase di lungoassistenza;
– assegno di cura – purché
rispondente a spese di assistenza documentate e con il
rispetto degli obblighi previdenziali – con compartecipazione sanitaria alla
spesa nella misura del 50%;
– assistenza
educativa territoriale con compartecipazione sanitaria calcolata come da
delibera della Giunta regionale n. 51 - 11389 del 23 dicembre 2003;
– inserimento in centro di addestramento disabili con compartecipazione sanitaria
calcolata come da delibera della Giunta regionale n. 51 - 11389 del 23 dicembre
2003;
– inserimento
in centri diurni con compartecipazione sanitaria calcolata come da delibera
della Giunta regionale n. 51 - 11389 del 23 dicembre 2003;
– inserimenti in comunità
residenziali convenzionate con compartecipazione
sanitaria calcolata come da delibera della Giunta regionale n. 51 - 11389 del
23 dicembre 2003;
– servizio di
telesoccorso e teleassistenza con compartecipazione
sanitaria alla spesa nella misura del 50%.
Le strutture semiresidenziali e
residenziali devono venire individuate – di norma –
tra quelle accreditate/convenzionate nel territorio del distretto sanitario. Anche ai disabili ospiti delle strutture deve essere
garantito l’accompagnamento in caso di ricovero in ospedale e tutta
l’assistenza personale necessaria, evitando ogni richiesta di “assistenza
aggiuntiva”, sia durante il ricovero ospedaliero che in regime di permanenza
presso le strutture residenziali convenzionate o affidate in gestione.
Come nel caso degli anziani
cronici non autosufficienti, le richieste di valutazione/intervento devono
essere formulate su apposito modulo indicante le
autorizzazioni ed i consensi informati previsti per legge nonché lo spazio per
l’espressione del consenso ad eventuali processi di rivalutazione, richiesti
dai soggetti coinvolti nel progetto individualizzato, fermo restando il diritto
del cittadino ad opporsi a conclusioni della rivalutazione con le quali non
concordasse.
Per la ricezione delle domande,
l’individuazione del responsabile del procedimento e lo svolgimento della fase
istruttoria è opportuno che si proceda in modo analogo a quanto definito per
gli anziani. Con specifico riferimento alle persone disabili è inoltre
necessario che l’unità di valutazione individui – oltre al referente del
progetto assistenziale individuale (funzione svolta mediante gli operatori dei nuclei
interdisciplinari sia per gli anziani che per i disabili) – un referente
sanitario per ogni persona seguita che assuma la responsabilità sul piano clinico-riabilitativo garantendo il rapporto con gli altri
soggetti sanitari coinvolti.
Anche per quanto attiene ai disabili,
l’esito della valutazione deve essere comunicato in forma scritta
all’interessato dal responsabile del procedimento, entro un massimo di trenta
giorni dalla ricezione della domanda corredata dalla documentazione, ed all’interessato
deve esser data facoltà di presentare ricorso contro le decisioni dell’unità di
valutazione.
Conclusioni
L’aspetto fondamentale che si è
inteso evidenziare con il presente atto di indirizzo è
la necessità di rendere realmente integrabili – a favore del cittadino e della
completezza assistenziale – le prestazioni socio sanitarie offerte in ambito
distrettuale. Ciò al fine di assicurare l’esigibilità delle prestazioni inserite tra i livelli essenziali
attraverso l’adozione di un modello operativo delle attività aziendali e
distrettuali finalizzato alla tempestiva presa in carico delle persone in
condizioni di non autosufficienza o con problematiche connesse all’handicap
alle quali si intende garantire la continuità delle
cure.
Coerentemente con tale
impostazione ad ogni persona valutata deve esser data facoltà di richiedere uno
o più interventi – tra quelli indicati nell’accordo di programma tra Azienda
sanitaria ed Enti gestori – e non obbligatoriamente il ricovero in struttura. Inoltre
– dal momento della presa in carico con l’intervento ritenuto più idoneo in
sede di valutazione – deve esser garantito all’assistito il costante
monitoraggio della sua situazione, prevedendo di rispondere agli aggravamenti
con la proposizione degli interventi di volta in volta più adeguati
all’evoluzione della situazione.
In tal modo non sarà necessario
“prenotarsi” per avere garanzia di un futuro ricovero, in quanto agli assistiti
con interventi alternativi viene assicurata priorità
nell’inserimento residenziale nel caso in cui l’aggravamento della condizione
lo richieda. A titolo di esempio – con riferimento
agli anziani non autosufficienti – è possibile delineare un percorso
assistenziale che dall’inserimento dell’assistito in lungoassistenza
domiciliare, si sviluppi successivamente attraverso la fornitura di un “assegno
di cura” – supportato da eventuali interventi complementari (quali il servizio
infermieristico domiciliare o l’assistenza domiciliare integrata o il ricovero
di sollievo) – e si concluda con l’inserimento in residenza sanitaria
assistenziale a seguito del venire meno delle condizioni per l’erogazione di
interventi domiciliari.
In modo analogo è auspicabile che
si proceda per i disabili assicurando una precoce presa in carico alla quale
far seguire una articolazione degli interventi da
sviluppare nel tempo senza soluzioni di continuità. Da questo punto di vista
l’esperienza sin qui condotta con il progetto “Verso casa” (6) costituisce una utile indicazione per lo sviluppo futuro di interventi
centrati sulla precoce presa in carico, sulla continuità degli interventi e,
quindi, sulla qualità complessiva dell’assistenza fornita.
È però evidente che se si
condivide l’obiettivo di spostare l’asse di tutela della salute a sostegno
della qualità di assistenza – salvaguardando, come
giusto, l’equità della spesa – non bisogna dividere le forze ma integrarle e
coordinarle. A tal fine è necessario
che al cittadino venga consentito di interloquire, in
maniera semplice ed efficace, con l’istituzione territoriale deputata ad
assicurare il diritto alle cure socio-sanitarie e con una tecnostruttura
professionale amministrata e diretta in modo univoco.
Avendo sin d’ora chiara nozione
che – per garantire la reale esigibilità dei servizi afferenti all’area
socio-sanitaria – è necessario far convergere gli obiettivi dei piani di zona e
dei piani delle attività territoriali distrettuali
verso la tutela sostanziale del diritto alla salute ed all’assistenza e che –
dall’assunzione di tale scelta – consegue
l’obbligo di definire adeguati standard di prestazione e di stanziare le
risorse necessarie ad erogarle.
(1) Ai sensi del decreto legislativo 502/1992 e successive
modificazioni e integrazioni, e della delibera della Giunta della Regione
Piemonte 11 dicembre 2000, n. 80-1700, il Comitato dei Sindaci è chiamato a
concorrere alla verifica del raggiungimento dei risultati di salute definiti
dal programma per le attività territoriali, alla diffusione dell’informazione
nei settori socio-sanitari e socio-assistenziali e alla promozione, a livello
di indirizzo politico, delle relative attività in forma integrata e coordinata.
Il territorio dei Comuni di Collegno e Grugliasco costituisce l’ambito del
distretto 1 dell’Asl 5 del Piemonte e coincide
con la zona di competenza del Cisap (Consorzio
intercomunale dei servizi alla persona) degli stessi Comuni di Collegno e Grugliasco.
(2) In attuazione della suddetta ipotesi, anche al fine di
semplificare gli adempimenti burocratici, potrebbe essere previsto che le
compartecipazioni economiche a carico dei cittadini (ad esempio il pagamento
della quota alberghiera di ricovero presso Rsa) sia versata alle Asl anziché ai Comuni.
(3) Il testo dell’accordo è pubblicato sul sito del Cisap (Consorzio intercomunale dei servizi alla persona)
www.cisap.to.it
(4) Il gruppo degli operatori addetti allo sportello,
composto da personale amministrativo appartenente al comparto sanitario ed al
Consorzio, viene integrato con gli operatori (di cooperativa) che hanno
maturato esperienza pluriennale nella gestione degli sportelli delle agenzie
accreditate dal Consorzio per la fornitura dei servizi di assistenza
domiciliare nell’area intercomunale.
(5) Il responsabile del procedimento – secondo quanto
previsto dall’articolo 6 della legge 241/1990 – dovrà valutare, a fini
istruttori, i requisiti di legittimazione, le condizioni di ammissibilità ed i
presupposti che siano rilevanti per l’erogazione dei provvedimenti; dovrà
accertare i fatti compiendo a tal fine tutti gli atti necessari per l’adeguato
e sollecito svolgimento dell’istruttoria; potrà proporre l’indizione di
conferenze di servizi, curerà le comunicazioni e le eventuali pubblicazioni e
notificazioni; infine, ove ne abbia competenza, adotterà il provvedimento
finale, ovvero ne promuoverà l’adozione da parte dell’organo competente.
(6) Il progetto “Verso casa” si rivolge ai bambini con
handicap diagnosticato alla nascita ed alle loro famiglie e prevede
l’accompagnamento del nucleo dall’ospedale a casa ed il sostegno sino al
compimento del terzo anno di vita del bambino. In prospettiva si intende “abbattere” la barriera dei tre anni mantenendo
costante la presa in carico nel corso del successivo percorso di vita del
bambino e della sua famiglia.
www.fondazionepromozionesociale.it