Prospettive assistenziali, n. 149, gennaio - marzo 2005

 

 

Notizie

 

 

DUE NUOVI OPUSCOLI INFORMATIVI SUL DIRITTO ALLE CURE SANITARIE

 

Sia l’Asl 1 che la Circoscrizione 6 di Torino hanno predisposto e diffuso opuscoli in cui vengono fornite valide informazioni circa i servizi socio-sanitari presenti nei rispettivi territori. Da segnalare, per la notevole importanza, l’affermazione contenuta nell’opuscolo dell’Asl 1 secondo cui «quando una persona anziana viene ricoverata in ospedale per una malattia può succedere che guarisca oppure che restino degli esiti tali da determinare una condizione di non autosufficienza. In questo caso l’ospedale non può dimettere la persona se non sono garantite le cure necessarie presso il domicilio oppure presso una casa di cura oppure presso una struttura residenziale (Raf o Rsa)». Anche nell’opuscolo della Circoscrizione 6 (che reca il seguente significativo titolo “Tutti hanno diritto alle cure sanitarie”) viene affrontata la questione delle dimissioni degli anziani cronici non autosufficienti dalle strutture ospedaliere e sono indicate le concrete possibilità del loro rifiuto.

I due opuscoli contengono informazioni estremamente utili, per cui si raccomanda di leggerli e di conservarli con cura. Analoghi opuscoli sono stati in precedenza pubblicati dai Comuni di Grugliasco e Nichelino, nonché dalla Circoscrizione 7 del Comune di Torino. Un altro libretto dal titolo “Tutti hanno diritto alle cure sanitarie, compresi anziani malati cronici non autosufficienti, malati di Alzheimer, malati psichiatrici, handicappati con gravi patologie”, spedito agli abbonati a Prospettive assistenziali insieme al n. 147, 2004, è stato predisposto da: Alzheimer Piemonte, Auser, Avo, Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, Consulta per le persone in difficoltà, Csa, Diapsi, Gruppi volontariato vincenziano, Servizio emergenza anziani, Società S. Vincenzo de’ Paoli, Utim.

Coloro che desiderano ricevere copia delle sopra indicate pubblicazioni, possono rivolgersi alla segreteria di Prospettive assistenziali.

 

 

SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO DI ROMA SULLO STATO DI ADOTTABILITÀ

 

Riportiamo la massima relativa alla sentenza del 4 settembre 2003 emanata dalla Sezione per i minorenni della Corte di Appello di Roma.

«Ai sensi dell’art. 8 della legge n. 184 del 1983 la situazione di privazione di assistenza morale e materiale del minore da parte dei genitori e degli altri congiunti comporta la dichiarazione di adottabilità e legittima il sacrificio del diritto primario dei minori a crescere nell’ambito della famiglia biologica, e si verifica non solo in ipotesi di rifiuto intenzionale e irrevocabile dell’adempimento dei doveri genitoriali, ma anche quando si verifichi una situazione di fatto oggettiva a carico del minore, che, a prescindere dagli intendimenti dei genitori, impedisca o ponga in pericolo il suo sano sviluppo psicofisico per il non transitorio difetto di quella assistenza morale e materiale necessaria a tal fine, e la rescissione del legame con la famiglia biologica appaia l’unico strumento idoneo ad assicurargli l’assistenza, le cure e la stabilità affettiva indispensabili alla sua crescita. Tali  principi valgono anche nel caso di per sé delicato e difficile, delle maternità precoci, dove l’esigenza di sostenere e aiutare il genitore minorenne eventualmente desideroso di svolgere il suo ruolo non può comportare il sacrificio delle esigenze e dei diritti del neonato alla sicurezza e alla stabilità di affetti e di cure, specialmente nei primissimi anni di vita. Non vi è dubbio che, ove la situazione di privazione di assistenza morale e materiale del minore non sia l’effetto di un rifiuto intenzionale o consapevole dell’adempimento dei doveri genitoriali di assistenza, ma sia invece l’oggettiva conseguenza dell’inadeguatezza del genitore, dovuta a caratteristiche di personalità o a particolari situazioni familiari, l’accertamento della irreversibilità delle carenze personali e familiari del genitore abbia ad essere particolarmente rigoroso e debba anche tenere conto della presenza di altri parenti, valutandone l’idoneità a supplire o integrare le figure genitoriali».

 

 

LA SAN VINCENZO DE’ PAOLI: L’IMPEGNO POLITICO, NUOVA FRONTIERA DELLA CARITÀ

 

Dal “quaderno n. 3” avente per oggetto “Fedeltà alle radici nell’oggi della storia: guida all’impegno sociale e politico delle conferenze di San Vincenzo de’ Paoli(1) redatto da Alessandro Floris, Presidente del Consiglio centrale di Cagliari, riportiamo le parti più significative del capitolo “L’impegno socio-politico, nuova frontiera della ca­rità”. È particolarmente attuale l’analisi sul ruolo del volontariato: il volontariato, infatti, per sua natura pone al centro il valore della persona e la tutela dei soggetti più deboli della società, la ricerca del bene comune, cioè del bene di tutti e di ciascuno, facendosi voce dei diritti violati o in pericolo, sia a livello locale che a livello mondiale. La San Vincenzo non può rinunciare a questo ruolo fondamentale. Stare dalla parte dei più deboli è certamente una scelta “politica”, ma non è né di destra né di sinistra: è un dovere stabilito dalla nostra Costituzione, oltre che per noi credenti una conseguenza diretta e vincolante della scelta evangelica. Il volontariato, a fianco dei tradizionali ruoli di anticipazione delle risposte ai bisogni emergenti e di integrazione dei servizi esistenti, assume il ruolo di advocacy, cioè di tutela dei diritti dei più deboli (…). Anche la Società di San Vincenzo dovrà sempre più affrontare con la sua azione non soltanto i problemi della povertà, realizzando interventi ispirati ad una scelta di condivisione, di relazione d’aiuto con le persone escluse (vedi capitolo precedente), ma soprattutto la battaglia contro i meccanismi che generano l’esclusione sociale. Inseguendo la povertà e dedicandosi solo a curare le patologie sociali, si rischia di non offrire soluzione ai problemi, affrontando i meccanismi si riduce o si ferma l’afflusso di nuovi emarginati, generando speranza. Sempre più occorrerà accentuare l’impegno per la prevenzione della nascita del disagio (…). Vi sono alcuni punti importanti che è necessario perciò sviluppare a livello di Conferenza. Cambiare mentalità, cioè:

- abbandonare con decisione ogni forma di assistenzialismo e ogni modalità di aiuto che non sia rispettosa della persona, anche se giustificata da sollecitudine verso i poveri;

- curare che, dopo il soccorso immediato, la gestione dell’emergenza, si analizzino le cause che hanno portato quella persona o famiglia alla condizione di povertà, per cercare di rimuoverle, per quanto possibile;

- esaminare e verificare che ogni intervento sia finalizzato al raggiungimento dell’obbiettivo: esodo dalla povertà, sforzandosi di costruire con la persona o con la famiglia un percorso di autopromozione per accompagnarli nel processo di reinserimento pieno nella società (…)».

 

 

LA FAMIGLIA CONTINUA AD ESSERE IL RIFERIMENTO PRIMARIO PER GLI ITALIANI

 

Un recente rapporto realizzato dal Censis in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze (2) rileva che «è la famiglia il vero riferimento primario per gli italiani nelle diverse tappe del ciclo della vita». Nello specifico dei dati emerge (cfr. tabella 1) che «laddove non c’è coabitazione, il 51,4% degli italiani vive a meno di 15 minuti dall’abitazione della madre, mentre è il 33,4% la media per i paesi coinvolti nell’indagine».

 

 

Tabella 1 - Cittadini che impiegano meno di 15 minuti per raggiungere l’abitazione della madre

Paese                                      Valore %

Italia                                              51,8

Spagna                                         45,5

Austria                                          42,4

Norvegia                                       36,8

Gran Bretagna                            35,5

Svizzera                                        31,8

Stai Uniti                                       30,0

Francia                                         26,4

Giappone                                     24,3

 

Per quanto riguarda i genitori che convivono con i figli maggiorenni, i dati sono i seguenti:

Paese                                      Valore %

Italia                                              48,0

Spagna                                         49,2

Giappone                                     48,1

Austria                                          28,0

Gran Bretagna                            26,3

Norvegia                                       19,3

Stai Uniti                                       17,8

Svizzera                                        16,6

Francia                                         15,5

 

Interessanti sono, altresì, i dati relativi al tempo impiegato per raggiungere l’abitazione della madre:

 

Tabella 2 - Confronto Italia e altri Paesi

Tempo impiegato                          Italia %            Altri Paesi %

meno di 2 minuti                         11,1                         10,7

meno di 15 minuti                       40,7                         22,7

da 15 a 30 minuti                        26,4                         17,4

da 30 minuti a un’ora                   8,8                         12,0

da 1 ora a 2 ore                             3,9                           9,7

da 2 a 3 ore                                    1,8                           6,5

da 3 a 5 ore                                    1,0                           6,3

da 5 a 12 ore                                  3,5                           6,8

più di 12 ore                                   2,8                           7,9

 

I dati dimostrano non solo l’importante ruolo della famiglia, ma anche che le statistiche sugli anziani soli dovrebbero essere rifatte tenendo conto della vicinanza dei congiunti, in particolare dei figli.

Infatti, attualmente, numerosi ricercatori assumono ancora come riferimento esclusivo la situazione abitativa, definendo addirittura “sole” le persone i cui congiunti vivono nell’alloggio accanto.

Inoltre, l’indagine del Censis «ha evidenziato che il crescente peso delle reti relazionali porta con sé anche una viva preoccupazione degli italiani relativamente alla deresponsabilizzazione istituzionale, a cominciare dalla protezione sociale».

In particolare «troppo alta viene considerata l’esposizione delle famiglie, ad esempio, nell’assistenza ai non autosufficienti o la solitudine di fronte alle problematiche di minori e adolescenti, così come viene percepita con preoccupazione l’evoluzione dell’offerta sanitaria, che stenta a crescere in qualità mentre si riduce in quantità».

 

www.fondazionepromozionesociale.it