Prospettive assistenziali, n. 149, gennaio - marzo 2005

 

 

Specchio nero

 

 

ANCORA VIOLENZE NELLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DI BISCEGLIE

 

Secondo quanto è stato pubblicato su La Stampa del 23 novembre 2004, tre infermieri (due donne e un uomo), della clinica di Bisceglie (Bari) “Casa della divina provvidenza” sono stati arrestati in flagranza e accusati di sequestro di persona e lesioni per aver legato «a un termosifone acceso, con una cintura in stoffa, un giovane di 24 anni, affetto da problemi psichici (…). Per tenere a bada il ragazzo e per rendere la pena più efficace (…) gli hanno anche tolto la maglietta. Così, più la vittima tentava di svincolarsi più la stoffa lo stringeva e si conficcava nella pelle». La brutale violenza è stata inferta in quanto i tre infermieri volevano «essere liberi di vedere la Tv».

Da notare che nel n. 37, 1977 di Prospettive assistenziali (1) avevamo segnalato quanto segue in merito alla stessa casa della divina provvidenza di Bisceglie: «Accoglie 3800 persone e dà lavoro a 2000 persone (tutte assunte con sistemi clientelari) e riceve ogni anno dall’Amministrazione provinciale di Bari per le sole rette 20 miliardi. Era un vero e proprio “lager” l’istituto ortofrenico di Bisceglie dove ieri è stata effettuata una ispezione per ordine della procura del tribunale per i minorenni di Bari (…). Si sono appresi particolari agghiaccianti che non trovano riscontro in nessuno dei più turpi casi del genere venuti alla luce negli ultimi venti anni. L’istituto ospita malati sofferenti di insufficienza mentale: duecento hanno meno di 18 anni, il più piccolo ne ha cinque; alcuni sono ricoverati da pochi mesi; altri da anni; un ragazzo di dodici anni è lì da quando ne aveva uno e mezzo. L’ispezione ha permesso di accertare che tre bambini erano bloccati con medioevali attrezzi di contenzione; altri tre erano ‘ancorati’ con in piedi ad altrettanti tavoli, con cinte consunte: ai letti, maniglie con fasce pendenti; negli armadi, viti, manicotti ed altri rudimentali aggeggi usati per ‘tenere a freno’ i malati». (Gazzetta del Popolo del 9 gennaio 1977, l’Unità del 10 gennaio 1977 e Con Nuovi Tempi del 23 gennaio 1977).

Sul n. 43, 1978 di questa rivista avevamo riportato il provvedimento assunto dal Tribunale per i minorenni di Bari che aveva disposto l’immediata dimissione dalla suddetta Casa della provvidenza di una minore «non affetta da deficienza mentale tale da renderne necessario il ricovero».

Infine, ricordiamo la lettera “Per la sollecita celebrazione dei processi relativi alla vicenda della casa della divina provvidenza” (2) inviata da 815 operatori socio-assistenziali e altri cittadini al Consiglio superiore della Magistratura, al Primo Presidente della Corte di appello di Bari, al Procuratore generale e al Procuratore della Repubblica di Bari, nonché al Consigliere istruttore di Trani e al Procuratore della Repubblica della stessa città «perché siano, senza più indugi e ritardi, istruiti e celebrati i procedimenti penali in corso presso i giudici istruttori di Bari e di Trani nei confronti di amministratori e dipendenti della “Casa della divina provvidenza” di Bisceglie, nonché contro funzionari pubblici», in quanto «da notizie di stampa risulta che entrambi i processi, in cui sono state elevate imputazioni per gravissimi reati (peculato, maltrattamenti aggravati, lesioni personali, reati elettorali, appropriazione indebita per centinaia di milioni di pensioni di invalidità spettanti ai ricoverati) sono del tutto fermi».

 

 

L’ACCORDO FRA IL COMUNE DI PAVIA ED I SINDACATI CGIL, CISL E UIL SUI CONTRIBUTI ECONOMICI VIOLA LE LEGGI VIGENTI

 

Per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate, la Giunta comunale di Pavia ha approvato in data 18 dicembre 2003 una deliberazione sull’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) in cui, sulla base dell’accordo intervenuto il 1° ottobre 2003 fra la Giunta stessa e le Organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, vengono definiti i criteri per la frequenza del Sfad (Servizio formativo autonomia disabili), dei Cse (Centri socio-educativi per soggetti con handicap intellettivo) e per la «compartecipazione dei tenuti per legge nel caso di ricovero in strutture di accoglienza per disabili» (3).

È assai singolare che nella suddetta deliberazione, assunta dalla Giunta allo scopo di «realizzare un sistema di valutazione della capacità economica del nucleo familiare con l’utilizzo di criteri unificati, che diano certezza di parità di trattamento e congruenza della prestazione sociale agevolata», non vengano prese in alcuna considerazione le norme sancite dai decreti legislativi 109/1998 e 130/2000, nonostante che detti provvedimenti siano esplicitamente richiamati nella stessa deliberazione. Le disposizioni ignorate riguardano il possesso di beni mobili (azioni, obbligazioni, ecc.) e immobili (alloggi, negozi, terreni, ecc.).

Ne consegue che la delibera della Giunta comunale di Pavia non solo viola le leggi vigenti (4), ma sancisce una innegabile disparità di trattamento fra i cittadini che posseggono proprietà anche di rilevante importo e coloro che non dispongono di alcun bene mobile o immobile.

Inoltre l’accordo sindacale e la deliberazione in oggetto non fanno alcun riferimento al comma 2 ter dell’articolo 3 del testo unificato dei decreti legislativi 109/1998 e 130/2000 in base ai quali, ai fini dei calcoli concernenti l’Isee, deve essere presa in considerazione «la situazione economica del solo assistito» qualora si tratti di soggetto con handicap in situazione di gravità o di ultrasessantacinquenne non autosufficiente.

Infine, è stupefacente che la Giunta comunale di Pavia ed i sindacati Cgil, Cisl e Uil sanciscano l’obbligo delle persone tenute agli alimenti al pagamento del «costo del ricovero non coperto dal reddito del ricoverato» ignorando (volutamente?) sia perchè da più di 60 anni è in vigore l’articolo 438 del codice civile il cui primo comma stabilisce che «gli alimenti possono essere chiesti solo da chi versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento», sia per il fatto che nei sopra citati decreti legislativi 109/1998 e 130/2000 viene precisato (cfr. il 6° comma dell’articolo 2 del testo unificato) che i Comuni non possono sostituirsi alla persona avente diritto agli alimenti, che è il solo soggetto al quale spetta in via esclusiva di richiedere o non richiedere detta prestazione ai propri congiunti.

 

 

la singolare proposta di legge dell’on. zacchera sull’adozione

 

Alcuni parlamentari (primo firmatario Marco Zacchera) hanno presentato alla Camera dei deputati in data 13 maggio 2004 una proposta di legge in cui è previsto che il vigente primo articolo della legge 184/1983: «Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia» venga sostituito dal seguente: «Ogni bambino ha diritto ad una famiglia ed ogni famiglia ha diritto ad adottare».

Mentre, com’è ovvio, il diritto a crescere «nell’ambito della propria famiglia» richiede l’adempimento dei doveri dei genitori ed eventualmente degli altri congiunti del minore, è inaccettabile che detto fondamentale e lapalissiano principio venga sostituito con il diritto «ad una famiglia» e cioè ad una qualsiasi famiglia.

Inoltre, è assurdo il riconoscimento a tutte le famiglie del «diritto ad adottare». Attualmente ogni coppia di coniugi può segnalare la propria disponibilità all’adozione e ogni singola persona ha la facoltà di avanzare istanza per l’adozione in casi particolari. Con la modifica prevista dall’On. Zacchera la disponibilità all’accoglienza dei minori diventerebbe un diritto.

Si tratta, però, di un diritto assurdo, fra l’altro non previsto in nessun Paese, anche perché non vi è né in Italia né all’estero un numero di bambini adottabili e cioè «privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori e dei parenti tenuti a provvedervi» sufficiente a soddisfare tutte le richieste.

 

 

ROSEMARY KENNEDY: LOBOTOMIZZATA PERCHÉ TROPPO VIVACE

 

Nelle scorse settimane è deceduta all’età di 86 anni Rosemary Kennedy, la sorella del famoso presidente degli Stati Uniti.

Secondo quanto è stato scritto da Roberta Pasero su Dipiù del 24 gennaio 2005, Rosemary «aveva un lieve ritardo mentale, qualche difficoltà nell’apprendimento scolastico, però era una ragazza che frequentava i salotti, che amava le feste da ballo e i viaggi in Europa. Era soltanto un po’ troppo libera e vivace sessualmente».

Per questo il padre, che è stato ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna, decise «di farla sottoporre a una lobotomia: un intervento chirurgico al cervello che, secondo i piani paterni, avrebbe dovuta renderla meno ribelle e meno esuberante con i ragazzi».

Dal giorno  dell’intervento, effettuato nel 1941 quando aveva 23 anni, Rosemary «ha trascorso tutta la vita come un vegetale, mentalmente assente, senza rendersi conto di ciò che capitava intorno a lei, rinchiusa, o, meglio, sepolta in un istituto per disabili mentali, dov’è morta».

Da notare che, come precisa Roberta Pasero, «per anni i Kennedy affermarono che Rosemary era diventata suora di clausura, poi dissero che assisteva minorati mentali».

 

 

(1) Cfr. l’editoriale “L’assistenza - Ancora abusi, maltrattamenti, torture e morti: Governo e Parlamento stanno a guardare”.

(2) Cfr. Prospettive assistenziali n. 48, 1979.

(3) La delibera in oggetto prevede, altresì, i criteri per l’accesso ad altri servizi: telesoccorso, mantenimento di anziani al proprio domicilio, ecc. L’intesa sottoscritta dall’Amministrazione comunale e dai Sindacati comprende anche gli asili nido, i centri estivi, la refezione e il trasporto scolastico.

(4) I decreti legislativi 109/1998 e 130/2000 stabiliscono che l’Isee «è definito dalla somma dei redditi» aumentata «nella misura del 20 per cento dei valori patrimoniali». È prevista una franchigia di euro 51.645,69 per i nuclei familiari residenti nell’abitazione di proprietà e di euro 15.493,70 per il patrimonio mobiliare posseduto.

 

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