Prospettive assistenziali, n. 151, luglio - settembre 2005
PRESE DI POSIZIONE CONTRARIE AL
DISEGNO DI LEGGE DEL GOVERNO SU ADOZIONE E AFFIDO INTERNAZIONALE
È iniziata nel mese
di luglio presso le Commissioni riunite giustizia e speciale in materia di infanzia e di minori la discussione in sede referente di
cinque disegni di legge di modifica dell’attuale normativa in merito alle
adozioni ed agli affidamenti di minori stranieri.
Riservandoci di intervenire nel
merito dei disegni di legge presentati dai senatori Ioannucci,
Bucciero e Peruzzotti (1)
nel prossimo numero di Prospettive assistenziali, segnaliamo alcune prese di posizione
contrarie al disegno di legge del Governo n. 3373 “Modifiche ed integrazioni
alla disciplina in materia di adozione e affidamento internazionali”, prese di
posizione i cui contenuti sono analoghi a quelli da noi espressi
nell’editoriale del n. 150.
Ordine degli Assistenti sociali
Nell’articolo “La
regressione è sempre possibile” pubblicato sul n. 2, 2005, de L’Assistente sociale - La professione in
Italia, rivista dell’Ordine degli Assistenti sociali, viene
denunciato che nel suddetto disegno di legge, per abbreviare i tempi di attesa
per l’espletamento delle pratiche di adozione, vengono «aboliti quegli approfondimenti che i servizi sociali e socio-sanitari
esplicano nell’interesse del minore e degli stessi adottanti per 1’accertamento
dell’idoneità all’adozione, offrendo elementi di giudizio alla magistratura, ma
che costituiscono strumenti utilissimi per favorire la consapevolezza e
l’orientamento della coppia, garantendo nel tempo, per quanto è possibile, la
buona riuscita del vincolo di adozione».
Inoltre è precisato quanto segue: «Ancora più assurdo è chiedere agli adottanti
una autocertificazione sostitutiva».
Viene quindi ricordato che «sulle istituzioni pubbliche, sullo Stato,
che nel “superiore interesse del minore” decidono e scelgono per il bambino una
famiglia (e con questa un avvenire) incombe un’enorme responsabilità. È lo
Stato che ha sottoscritto tutte le dichiarazioni intese alla tutela
dell’infanzia e al riconoscimento dei suoi diritti rendendosene garante.
Diritti che sono garantiti anche da uno studio accurato e approfondito della
situazione da cui si sottrae e in cui si immette il
bambino modificando il suo status e i suoi rapporti originari».
L’articolo prosegue osservando
che «l’adozione costituisce un
investimento massiccio che la coppia fa su se stessa,
sul suo patrimonio affettivo, sulla sua capacità di accogliere un “altro”,
maturando nel tempo tutte le trasformazioni dei propri rapporti e dei propri
spazi per garantire gli spazi necessari alla crescita di questo “altro”.
L’intervento dei servizi, del servizio sociale professionale in particolare non
è teso ad accertare condizioni economiche e stili di vita, ma ad aiutare la
coppia a maturare scelte consapevoli e responsabili in relazione ad una
situazione che è sicuramente gravida di interrogativi,
di incognite, di ansie, popolata da fantasmi che vanno sondati e dipanati
affinché un passo così decisivo sia compiuto con consapevolezza e valutando la
reale portata dell’incidenza nella relazione di coppia, nelle relazioni con
l’ambiente di vita della stessa nell’ambito familiare, sociale e lavorativo».
Giustamente l’Ordine degli
Assistenti sociali auspica che «le scelte
del nostro Paese siano frutto di esperienza e cultura
e pertanto qualificanti e irrinunciabili anche nel caso di adozione di bambini
stranieri» e aggiunge: «I bambini
stranieri, provenienti dal terzo o dal quarto mondo, non hanno eguale diritto
dei nostri bambini alla protezione sociale e alla tutela giuridica, che sono inestricabilmente coniugati? Pensare che i bambini che
provengono da un mondo meno progredito, ma che comunque
vengono a vivere nel nostro mondo, abbiano meno esigenze di sicurezza e di
garanzie, meno diritti, sembra una concezione alquanto preoccupante. Sembra
altrettanto rischioso che si possano eludere quei criteri, quelle scelte
istituzionali, che l’Italia ha maturato attraverso un lungo cammino,
contrassegnando profondamente la propria civiltà giuridica e di protezione
sociale, e che, in nome del diritto degli aspiranti all’adozione a realizzare
il proprio desiderio di genitorialità in tempi brevi
e assumendo questo come criterio prevalente e inequivoco
per dichiararne l’idoneità, si baipassino i servizi
sociali come strumento di aiuto e garanzia per
genitori e figli adottivi. Il fatto che i bambini provengano da mondi deprivati
e che nei loro paesi d’origine sia, in taluni casi, a rischio la loro stessa
esistenza ci autorizza a trattarli diversamente dai nostri? Nel rapportarci a
chi proviene da situazioni particolarmente svantaggiate, possiamo rinunciare a un sistema di tutele che abbiamo costruito con fatica e
paziente ricerca in più decenni, abdicando all’ottica dei diritti e delle
responsabilità proprie del nostro mondo?».
Infine, l’Ordine degli Assistenti
sociali evidenzia che l’affidamento internazionale previsto dal disegno di
legge del Governo è «assai pericoloso
perché potrebbe costituire le premesse per riattivare quel mercato dei bambini
che il nostro Paese ha combattuto attraverso leggi (legge 184/1983, legge
149/2001), istituendo strumenti di verifica e certificazione del reale stato di abbandono (…). L’ipotesi di ricomprensione
di stati di necessità (la salvaguardia dei legami
affettivi costituitisi tra famiglie e minori in situazioni di affidamento
temporaneo ecc...) allarma perché possono tradursi e consolidarsi rapidamente e
pericolosamente in prassi ambigue e aprendo varchi ad ogni avventura».
Associazione nazionale
assistenti
sociali
Con motivazioni analoghe a quelle
precedentemente riportate, è intervenuta anche Franca
Dente, Presidente dell’associazione
nazionale assistenti sociali (con
sede operativa in Via San Marino 10 a Torino) che ha anche ricordato in una
lettera aperta (prot. 189/05) al Ministro Prestigiacomo che «ai
servizi sociali viene espressamente demandato, dalla
stessa Convenzione de L’Aja, un intervento
professionale specifico verso il nucleo che intende adottare sia nella fase di
avvio, per una informazione sugli obiettivi e le procedure, sia per un affiancamento e sostegno nei momenti di difficoltà, di
discrepanze nelle aspettative, aiutandoli a riflettere sulla loro motivazione
all’adozione, non sempre generata dalla disponibilità ad accogliere un figlio
senza condizionamenti, e a prendere consapevolezza dei vissuti e dei bisogni
dei bambini che hanno storie diverse, quasi mai lineari».
Coordinamento enti autorizzati per l’adozione internazionale
Un grido d’allarme è stato
lanciato anche dal Cea (Coordinamento enti
autorizzati), con sede in Roma, via Gualtiero Serafino
20, che ha denunciato nel comunicato stampa del 22 luglio 2005 come il disegno
di legge del Governo «si ponga ancora una
volta a favore dei diritti della coppia la cui soddisfazione finale è sempre
anteposta ai diritti dei minori» e prospetti di conseguenza «soluzioni di tipo pratico e procedurale che
nessuna attinenza hanno rispetto alla vera realtà dell’adozione internazionale.
Un esempio tra tutti l’eliminazione dell’accertamento
di idoneità degli aspiranti genitori adottivi da parte dei servizi sociali.
L’obiettivo finale dovrebbe così essere quello di aumentare il numero di adozioni internazionali che ad oggi, è risaputo, è in
forte calo. Dato questo esatto ma che non va letto come incapacità dell’Ente di
“far arrivare” bambini, o come mancanza di decreti di idoneità,
ma che va considerato in virtù del fatto che i paesi stranieri si stanno
strutturando sempre più per le adozioni nazionali interne e che dichiarano
adottabili un sempre minore numero di bambini. Si aggiunga poi il fatto che vi
è una sempre maggiore richiesta di garanzie su età, condizioni sanitarie e
tempi di attesa da parte delle coppie di futuri
genitori. E sono proprio i desiderata di questi ultimi
che se non soddisfatti pienamente generano innanzitutto rifiuti (di conseguenza
la mancata adozione) e continue lamentele e denunce alle autorità competenti».
Vivissime anche le preoccupazioni
in merito all’affidamento “internazionale”, che rappresenta, secondo il
Coordinamento degli enti autorizzati «un
escamotage per baipassare l’idoneità, raggiungendo così l’obiettivo
(dell’adozione, n.d.r.) ma in modo assolutamente non tutelante per il minore».
(1) Si tratta dei seguenti progetti di legge:
- n. 2763, Ioannucci - “Modifiche alla legge 4
maggio 1983, n.184, in materia di adozione
di minori”;
- n. 2785, Ioannucci - “Disposizioni in materia di agevolazioni delle pratiche dell’adozione”;
- n. 3390, Bucciero ed altri - “Modifiche alla
legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di semplificazione delle procedure di adozione, nonché riforma del sistema dell’adozione
internazionale di minori”;
- n.
3480, Peruzzotti - “Modifiche alla legge 4 maggio
1983, n. 184, in materia di perentorietà dei termini e di composizione e
presidenza della Commissione per le adozioni internazionali, nonché
al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia
di detraibilità dell’imposta sul reddito delle persone fisiche degli oneri
sostenuti per la procedura di adozione”.
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