Prospettive assistenziali, n. 152, ottobre - dicembre
2005
L’ANZIANO MALATO: DAL PRONTO SOCCORSO ALLE CURE DOMICILIARI
Nicoletta Aimonino Ricauda*,
Vittoria Tibaldi*, Marilena Boscarino*,
Mario Molaschi*, Corrado
Moiraghi**
La prolungata degenza in ospedale può determinare nel paziente anziano
fragile rilevanti perdite funzionali e gravi scompensi psico-fisici legati
all’allontanamento dal proprio abituale contesto di
vita. Tuttavia, la perdita dell’indipendenza funzionale non deve essere
considerata come l’inevitabile conseguenza di un ricovero ospedaliero.
Recenti studi hanno dimostrato che specifici programmi possono migliorare
lo stato funzionale dei pazienti anziani ricoverati in ospedale per malattie
acute e ridurre il tasso di istituzionalizzazione alla
dimissione dai reparti ospedalieri. In particolare, questi programmi
comprendono interventi sia sull’ambiente ospedaliero (uso di strumenti che
favoriscono l’orientamento temporo-spaziale e l’uso
individualizzato di presidi) sia sul paziente, attraverso un assessment delle funzioni fisiche, cognitive e psico-sociali, l’utilizzo di protocolli per
l’alimentazione, la mobilizzazione, la continenza, la
prevenzione delle piaghe da decubito e dei danni iatrogeni. Inoltre, tali
programmi prevedono una pianificazione della dimissione con precoce
coinvolgimento dei servizi socio-sanitari e della famiglia al fine di garantire
la continuità delle cure. Il livello di autonomia ed
autosufficienza è un elemento critico
determinante nella valutazione della qualità della vita, della prognosi e dei
costi della cura in pazienti anziani ospedalizzati, che sono spesso fragili, polipatologici e, pertanto, ad alto rischio di declino
funzionale di istituzionalizzazione.
Anche l’istituzionalizzazione può
essere un fattore di rischio di morbilità e mortalità per l’anziano, tuttavia
molti studi dimostrano che si possono prevenire le conseguenze negative
attraverso un’attenta pianificazione delle attività e degli interventi sui
pazienti ed adeguate modificazioni dell’ambiente.
La valutazione multidimensionale (sanitaria,
funzionale, cognitiva, psicologica, sociale), la stesura di piani terapeutici, assistenziali e riabilitativi individualizzati, la cura
dell’ospite, l’adozione di specifiche linee guida/procedure/regolamenti interni
sono requisiti di qualità richiesti alle nostre residenze per anziani al fine
di garantire una buona qualità di vita agli ospiti, anche mediante la
prevenzione di gravi complicanze.
Certo è che, laddove possibile, la casa è meglio perché è nell’ambiente
domestico che si sviluppano le maggiori possibilità di
guarigione o, comunque, di recupero o di “convivenza” con una malattia ad esito
infausto, progressivamente evolutiva.
In un recente documento del Ministero della salute (sezione dedicata alle
problematiche della rete ospedaliera) la relazione della commissione “urgenza-emergenza”
del 4 luglio 2005, con particolari riferimenti ai pronto soccorso ospedalieri, sottolinea la necessità di «identificare un modello organizzativo per la gestione della fase cronico-riabilitativa che utilizzi non solo strutture
dedicate, ma anche presidi alternativi come l’ospedalizzazione domiciliare e
l’assistenza domiciliare integrata».
Con l’espressione “ospedalizzazione a domicilio” si fa normalmente
riferimento a un’unità clinica che somministra le cure
e la tecnologia normalmente associate alle cure acute in regime di ricovero
ospedaliero. Di conseguenza «si
definiscono pazienti in regime di ospedalizzazione a
domicilio quelli che, senza la fornitura del servizio di ospedalizzazione a
domicilio, dovrebbero essere curati in ospedale, a causa della natura della
condizione clinica o sociale» (Montalto, 2002).
Da questa definizione si può facilmente desumere che l’essenza dell’ospedalizzazione a domicilio è quella di sostituire un
ricovero acuto in ospedale.
Lo sviluppo di questo particolare tipo di cure domiciliari è stato reso
possibile ed è attualmente consentito da una pluralità
di fattori: disponibilità di tecnologie diagnostiche che possono essere
trasferite a casa dei pazienti, tecniche chirurgiche pochissimo invasive e
tecniche anestesiologiche avanzate che hanno
accorciato i periodi di convalescenza ospedaliera post-operatoria, avanzamento
della ricerca biotecnologica che ha condotto allo
sviluppo di farmaci e altri tipi di cure e/o ausili che possono essere
utilizzati fuori dal letto ospedaliero (antibiotici a lunga emivita
che richiedono somministrazioni meno frequenti, pompe d’infusione che possono
rilasciare dosi di farmaci in momenti programmati, cateteri venosi che
consentono terapie endovenose anche di lunga durata,…).
Un servizio di ospedalizzazione a domicilio (Oad) è attivo sin dal 1985 presso la Divisione
universitaria di geriatria (Direttore Prof. Mario Molaschi) dell’Azienda sanitaria ospedaliera S. Giovanni
Battista - Molinette di Torino, consentendo
l’effettuazione al domicilio del paziente dei principali interventi diagnostici
e terapeutici normalmente fruibili in ospedale, eventualmente integrati, per
prestazioni particolari, da una breve presenza nella struttura ospedaliera, con
accesso e trasporto facilitati.
Il servizio funziona sette giorni alla settimana
dalle ore 8.00 alle ore 20.00. È garantita, pertanto, una disponibilità
medico-infermieristica di 12 ore al giorno da parte di
14 infermieri e 4 medici, che articolano questo impegno con le altre attività
della Divisione, coadiuvati da altri quattro medici della Divisione che coprono
le reperibilità pomeridiane e festive. Per le emergenze notturne
i pazienti fanno riferimento al Servizio di emergenza regionale 118 con
il quale il nostro servizio ha stipulato un protocollo di intesa per la
gestione notturna di situazioni di emergenza che insorgano al domicilio dei
nostri pazienti. Lavorano per l’Oad anche 3
fisioterapisti ed 1 assistente sociale.
Si seguono in media 30 pazienti al giorno. Per
ogni paziente si decide di volta in volta il tipo di prestazione da effettuare, medica ed infermieristica o solo
infermieristica, sulla base delle necessità sanitarie e/o assistenziali del
paziente. Fondamentale è l’organizzazione dei piani di intervento
dei singoli pazienti, durante una riunione quotidiana di aggiornamento.
Sono molteplici le prestazioni sanitarie che si possono effettuare
a casa del paziente senza trasferimenti in ospedale, dalle più semplici quali
prelievi ematici, medicazioni, esecuzioni di Ecg, a
prestazioni più complesse quali posizionamento di cateteri vescicali,
trattamento chirurgico di piaghe da decubito, gestione di cannule venose
centrali, terapie infusionali complesse comprese
infusioni di sangue ed emoderivati e di farmaci citostatici (previa preparazione delle soluzioni in
ambiente protetto), esecuzione di paracentesi e di salassi, posizionamento di
sondini naso-gastrici e di strumenti tipo Holter per
il monitoraggio pressorio e cardiaco, esecuzione a
domicilio di ecografie internistiche ed ecocardiografie. Si coopera, inoltre, con i familiari
nell’igiene del malato e nella sua mobilizzazione.
Nella maggior parte dei casi l’intervento è motivato dalla necessità di un
controllo medico costante e di cure infermieristiche continuative. La tipologia
dei pazienti, infatti, riflette sostanzialmente quella che si può rilevare in
ospedale: le più comuni cause di ricovero in ospedalizzazione
a domicilio sono rappresentate da gravi cardiopatie, riacutizzazioni di
malattie respiratorie, cerebrovasculopatie, neoplasie,
gravi scompensi metabolici e sindromi ipocinetiche.
Per ogni paziente seguito viene
compilata una cartella clinica geriatrica orientata per problemi che,
accompagnando sempre il paziente, viene mantenuta al domicilio. Per ogni
paziente è inoltre disponibile in sede una scheda medico-infermieristica
informatizzata che consente una più rapida trasmissione delle informazioni sui
pazienti e soprattutto un rapido orientamento in caso di richiesta di interventi di emergenza.
Sono possibili, sia a domicilio che in sede
ospedaliera, consulenze specialistiche da parte di medici delle altre Divisioni
dell’ospedale.
L’attivazione del servizio di ospedalizzazione a
domicilio può avvenire su diretta richiesta del medico di famiglia in
alternativa al ricovero tradizionale oppure su richiesta dei medici dei reparti
per consentire dimissioni precoci e protette o direttamente dal pronto soccorso (Ps).
La percentuale ed il numero assoluto di pazienti anziani che giungono in Ps sono in aumento. I pazienti
anziani che si presentano in Ps tendono ad avere
molteplici problemi medici e psico-sociali che
rendono difficile il loro trattamento in un tale ambiente di cura. Un assessment geriatrico completo ed un intervento multidisciplinare
possono migliorare gli outcomes di salute di pazienti
anziani a rischio di malattia ed ospedalizzazione. Secondo l’australiano Caplan, tutti i pazienti di età
pari o superiore ai 75 anni dovrebbero essere indirizzati verso un assessment geriatrico
completo dopo essere stati visitati in Ps.
Nel periodo maggio 2004-maggio 2005 i pazienti afferiti
al Ps dell’Azienda sanitaria
ospedaliera S. Giovanni Battista sono stati 82.834, di cui 22.021 (27%) di età
superiore ai 65 anni. Ben il 38% dei pazienti ultrasessantacinquenni è stato
ricoverato, rispetto al 10% dei pazienti più giovani, e le percentuali di
ricovero sono risultate tanto maggiori quanto maggiore
era l’età del paziente (25% di ricoveri nella fascia di età tra i 66 ed i 75
anni, 32% nella fascia superiore ai 75 anni). I codici colore rosso e giallo
(indicativi di una maggiore gravità clinica) sono stati assegnati
all’accettazione in Ps soprattutto a pazienti di età superiori ai 65 anni e, a parità di codice colore, le
percentuali di ricovero sono state molto più alte nei pazienti anziani rispetto
ai pazienti più giovani.
Tutto ciò a conferma del fatto che sempre più spesso il medico di Ps si trova a dover visitare persone anziane che non
possono essere dimesse con il solo consiglio terapeutico ma che, a causa della
loro fragilità, necessitano di cure anche complesse.
Per un gruppo selezionato di malati, la disponibilità di servizi di cure
domiciliari di rapido accesso può ovviare alla
necessità di ricorrere al ricovero ospedaliero.
A tale proposito, significativa è la stretta
collaborazione, esistente ormai da anni e consolidata dalla stesura di un
protocollo d’intesa, tra l’équipe del Ps dell’Azienda
sanitaria ospedaliera S. Giovanni Battista - Molinette
di Torino ed il team mobile dell’Oad composto da un
medico geriatra e da un infermiere (tabella
1).
In Ps il team medico-infermieristico dell’Oad svolge l’importante compito di valutare la possibilità
di ospedalizzare a casa il paziente, se possibile
entro poche ore dal suo accesso al Ps. Avvalendosi
della cartella multidimensionale clinica ed infermieristica
geriatrica, il team procede ad una valutazione del
paziente e del familiare più coinvolto nell’assistenza ai quali vengono date
ampie informazioni sulle caratteristiche e l’organizzazione del Servizio.
A tale scopo è stata ideata una “scheda
di primo colloquio con la famiglia”: un’intervista semistrutturata
per rilevare la disponibilità del familiare a collaborare con l’équipe dell’Oad e a diventare parte integrante del sistema di cura.
Quando la disponibilità è accertata, viene consegnata
la “Carta del ricovero” e si procede in équipe (composta dal medico del Ps, dal geriatra e dall’infermiere dell’Oad)
alla stesura di un primo piano di assistenza e cura che verrà completato a casa
durante la prima visita. Appena ultimati gli accertamenti in Ps viene organizzato il ritorno al
domicilio e vengono predisposti i primi interventi del medico e dell’infermiere
a casa. Il trasferimento avviene frequentemente entro poche ore dall’ingresso
in Ps. Nell’attesa del ritorno al domicilio, se sono
necessari esami strumentali effettuabili solo in ospedale, questi vengono espletati mentre il paziente è ancora degente al Ps.
In Ps il team mobile espleta
quindi la procedura preliminare attraverso l’individuazione dei bisogni
primari, delle risorse da impiegare e da portare a domicilio, prenota
l’ambulanza per il ritorno a casa, concorda in giornata l’orario della prima
visita a casa dell’équipe dell’Oad.
Naturalmente è molto importante la selezione dei pazienti per cui sono previsti, oltre il consenso informato del
paziente e del caregiver,
alcuni criteri quali: adeguato supporto familiare, domicilio nell’area
geografica di appartenenza del servizio di Oad (zona
limitrofa all’Ospedale S. Giovanni Battista), caratteristiche cliniche tali da
richiedere il ricovero ospedaliero.
Sono considerati criteri d’esclusione la necessità di un monitoraggio
invasivo o intensivo, la necessità di ventilazione meccanica, il monitoraggio
più frequente di ogni due ore della pressione
arteriosa, dell’emogasanalisi o di altri parametri
clinici. Grazie all’attiva collaborazione tra il team mobile dell’Oad ed il Ps
la percentuale di pazienti trasferiti
direttamente dal Ps all’Oad
è aumentata progressivamente negli ultimi anni ed attualmente è pari al 60% (tabella 2).
Preso a campione il periodo maggio 2004-maggio 2005 i
pazienti trasferiti in Oad dal Ps
sono stati 218. Si trattava di pazienti con un’età media avanzata (82,8 ± 9,37
anni), per lo più di sesso femminile (femmine 59,2%, maschi 40,8%) e affetti da
più di una patologia (nel 38,5% dei casi erano presenti più di cinque patologie
all’anamnesi) (tabella 3). Il
ricovero è stato richiesto nel 40% circa dei casi per la riacutizzazione
di patologie a carico dell’apparato cardiovascolare o respiratorio, nel 18% dei
casi per neoplasie in fase avanzata, nel 6% circa dei casi per eventi cerebrovascolari acuti (tabella
4).
Inoltre, è attivo presso l’Oad, un servizio di
“Sportello informativo” rivolto agli anziani malati ed ai loro familiari che ha lo scopo di accogliere le problematiche relative alla
gestione del malato cronico non autosufficiente a domicilio fornendo tutte le
informazioni necessarie per ottimizzare l’assistenza, anche attraverso momenti
di orientamento e di auto-aiuto ai familiari tramite interventi di counselling. Si
tratta di un servizio di informazione, di ascolto
telefonico e di sostegno che si occupa di fornire consigli sulla prevenzione
delle patologie di più frequente riscontro negli anziani non autosufficienti
(cadute, piaghe da decubito, malnutrizione, infezioni, ecc.), consigli sulla
gestione di problemi assistenziali (anche attraverso l’uso di protocolli di nursing), orientamento sulla rete dei
servizi per l’anziano e accoglimento di richieste di interventi di counselling (tabella 5).
Da un’analisi dei costi effettuata dall’ufficio Controllo di gestione e
qualità del nostro ospedale è risultato che la spesa
per paziente per giorno di ospedalizzazione a domicilio è altamente competitiva
rispetto alla spesa giornaliera di un ricovero tradizionale. In particolare,
nell’ambito di uno studio da noi condotto su pazienti anziani affetti da ictus
cerebrale ischemico acuto, l’analisi dei costi
diretti ha dimostrato che il costo medio di un giorno
di degenza in Oad è significativamente inferiore al
costo medio di una giornata di degenza in un reparto ospedaliero (163 ± 20,5
euro versus 275 ± 27,7 euro, p < .001).
La collaborazione dell’Oad con il Dea,
Dipartimento di emergenza e di accettazione, consente
quindi di ottimizzare l’utilizzo delle risorse ospedaliere garantendo l’effettuazione
delle prestazioni sanitarie al domicilio del paziente. Il ricovero in ospedale
può infatti comportare nel paziente molto anziano e
fragile ripercussioni negative sullo stato psicofisico; per contro il
mantenimento a casa può incidere favorevolmente sulla sua qualità della vita.
In conclusione, citando
l’australiano Montalto possiamo dire
che «l’ospedalizzazione a domicilio è
un’attività di grande interesse. Essa ha sviluppato una propria filosofia di
lavoro, riuscendo ad offrire un collegamento tra l’ospedale ed i servizi di
cura territoriali. Si fonda sulle migliori tradizioni della pratica ospedaliera
e di quella comunitaria, sia per quanto riguarda la medicina, sia per quanto riguarda l’assistenza infermieristica. Essa può essere di grande beneficio sia per chi ha passato, o passerà,
settimane in ospedale, con l’inevitabile corredo di noia, perdita della privacy
e preoccupazione per le faccende di casa, sia per coloro che vengono riportati
dal rumore e dalle luci dei reparti di terapia intensiva alla tranquillità
delle loro case e dei loro giardini».
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Tabella 1 - Protocollo d’intesa pronto soccorso- Ospedalizzazione a domicilio
1. Identificazione del
paziente suscettibile
2. Proposta di ricovero in ospedalizzazione a
domicilio (Oad) da parte del medico di pronto soccorso (Ps)
3. Valutazione congiunta del paziente da parte
del medico di Ps e del team dell’Oad
4. Esecuzione in Ps degli esami necessari
5. Colloquio con i
familiari
6. Consenso informato del paziente e/o dei familiari
7. Trasferimento a
domicilio
Tabella 2 - Percentuali di pazienti ricoverati
direttamente dal Ps in Oad (dall’anno 2001 all’anno 2004)
• anno 2001: 56/367 = 15,3%
• anno 2002: 164/350 = 46,9%
• anno 2003: 219/402 = 54,5%
• anno 2004: 243/408 = 59,5%
Tabella 3 - Pazienti provenienti dal
Ps e trattati in Oad nel
periodo maggio 2004-maggio 2005: caratteristiche generali
• numero pazienti trasferiti in Oad dal Ps: 218
• età (anni, media ± DS): 82,8 ± 9,37
• maschi: 40,8% - femmine: 59,2%
Tabella 4 - Pazienti provenienti dal
Ps e trattati in Oad nel periodo
maggio 2004-maggio 2005: motivo del ricovero
patologie apparato cardiovascolare 21,5%
patologie apparato respiratorio 18,8%
neoplasie
18,8%
cerebrovasculopatie acute 6,4%
patologie apparato gastroenterico 6,5%
disturbi del metabolismo/squilibri idroelettrici 5,9%
infezioni vie urinarie 3,7%
altro 7,4%
Tabella
5 - Lo sportello
* Struttura complessa Dipartimento universitario
di geriatria, Azienda sanitaria ospedaliera San Giovanni Battista - Molinette di Torino.
** Struttura
complessa Medicina d’urgenza, Azienda sanitaria ospedaliera San Giovanni
Battista - Molinette di Torino.
www.fondazionepromozionesociale.it