Prospettive assistenziali, n. 152, ottobre - dicembre 2005

 

 

Specchio nero

 

 

SCOPERTE ALTRE STRUTTURE SOCIOSANITARIE LAGER

 

Ci risiamo. Non passa mese che i mezzi di informazione segnalino la scoperta di soggetti deboli (minori, anziani non autosufficienti, adulti con handicap o malati psichici) segregati in strutture lager.

 

Abusi in una comunità per minori a San Giovanni Teatino

Il Presidente e altri diciotto operatori della Comunità Cearpes di San Giovanni Teatino (Chieti) sono stati denunciati il 12 luglio 2005 dai Carabinieri all’autorità giudiziaria per sequestro di persona, maltrattamenti su minori e lesioni personali aggravate, per cui il Presidente del Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha emesso un decreto di allontanamento di tutti i ragazzi ancora presenti nella struttura.

Come riportato da Il Tempo del 13 luglio 2005 «le recenti perquisizioni dei locali hanno confermato che la segregazione e gli abusi erano all’ordine del giorno nella comunità, come raccontato dai ragazzi, sei dei quali, sui 24 complessivamente presenti, erano già stati trasferiti nei mesi scorsi: oltre a grosse quantità di psicofarmaci, sono state sequestrate cinghie di contenzione, di quelle in uso nelle strutture sanitarie solo per gravi malati psichiatrici, insieme a rotoli di nastro adesivo da imballaggio, utilizzato presumibilmente per immobilizzare i ragazzi. La vicenda ha inizio due mesi fa, quando una pattuglia di Carabinieri della vicina stazione di Rosicano (Pescara), che fa capo alla Compagnia di Penne (Pescara), si imbatte in due ragazzi per le strade di San Giovanni Teatino. I due, in lacrime, rivelano di essere scappati dalla Comunità Cearpes, dove da tempo sono vittime di maltrattamenti di ogni tipo e vengono costretti ad assumere forti dosi di psicofarmaci. I Carabinieri informano la Procura delle Repubblica presso il Tribunale per i minorenni dell’Aquila: il magistrato Antonietta Picardi dispone l’immediato allontanamento dei due giovani dalla comunità. Quando scattano le perquisizioni nella struttura ci sono quattro ragazzi che agli psicologi consulenti del Tribunale raccontano anche di abusi sessuali tra minori di cui, a loro dire, gli operatori sono a conoscenza. Anche i quattro giovani vengono quindi allontanati e trasferiti in un’altra comunità».

 

Casa lager a Cassino

Come viene riferito da Avvenire del 5 novembre 2005 «vivevano abbandonati in compagnia di topi morti e vivi, in quattro stanze all’interno di un alloggio popolare a Cassino. Quattro fratelli, due donne e due uomini, da anni oramai erano abbandonati a se stessi. Ieri mattina, dopo la denuncia di alcuni vicini, i vigili urbani del Comune hanno fatto irruzione all’interno dell’appartamento. Un disagio evidente, una situazione da terzo mondo. Nella misera cucina, nelle camere da letto e nel bagno, ovunque insomma, carogne di animali, rifiuti, cibo avariato, centinaia e centinaia di bottiglie in plastica, di buste contenenti escrementi e quant’altro è possibile trovare all’interno di una discarica. Le due donne, alla vista dei vigili urbani, completamente fuori di sé, ripetevano come una litania: “Dobbiamo uscire, dobbiamo andare al cimitero”. I quattro sono stati ora affidati a un centro psichiatrico della zona. Resta da capire, visto che tutti i componenti della famiglia usufruiscono di una cospicua pensione, chi sia ad incassare per loro conto le mensilità e soprattutto perché nessuno fino a oggi si sia preoccupato di capire come vivessero quei quattro sfortunatissimi malati, visto che le loro condizioni mentali e di vita erano cosa nota a tutti in città».

 

Situazione raccapricciante di anziani non vedenti

Dopo aver visitato la sede di Roma, Via Gregorio VII dell’Istituto per ciechi S. Alessio - Margherita di Savoia, Regino Brachetti, Assessore della Regione Lazio agli affari istituzionali ha dichiarato (cfr. Il Messaggero del 4 novembre 2005) quanto segue: «Ho trovato una situazione raccapricciante, nella quale stride in maniera ripugnante il lusso e il confort dell’arredamento degli uffici di presidenza, con l’abbandono e il degrado degli ambienti riservati ai circa 60 ospiti anziani dell’istituto, alcuni dei quali costretti a dormire in cinque, in stanze malsane». La Regione ora sta verificando le precedenti gestioni. L’Assessore sostiene che «oltre agli anziani non vedenti esiste anche un centro di formazione per giovani con pluri-handicap. Ma ci è stato spiegato che dei 22 posti convenzionati con la Regione ne vengono attualmente impegnati solamente 9 perché i genitori dei ragazzi si rifiutano di mandarci i propri figli a causa del degrado degli ambienti».

«L’istituto per ciechi S. Alessio - Margherita di Savoia conclude l’Assessore Brachetti – può contare su un patrimonio plurimiliardario, del quale fanno parte, tra l’altro, circa 550 appartamenti a Roma, molti dei quali in zone di pregio della Capitale, il cui sfruttamento economico dovrebbe essere finalizzato alla riabilitazione e all’aiuto dei non vedenti. Ho difficoltà a ritenere che le condizioni di abbandono degli immobili e l’ambiente che ho trovato si possano conciliare con i requisiti minimi di una decente convivenza tra essere umani».

 

Finisce in manette la psicologa titolare di un ospizio lager

Una insospettabile psicologa di cinquantasettte anni è stata arrestata dai carabinieri (cfr. Il Messaggero del 4 novembre 2005) «per la gestione stile “carcerario” di una casa-alloggio per anziani a Rocca di Mezzo. La donna, secondo la ricostruzione dell’Arma, avrebbe tenuto segregate una decina di persone con gravi problemi di mente, incassando dai familiari rette mensili fino a novecento euro».

Ora le indagini sono volte a chiarire se la specialista, oltre alla comunità “Il Volo”, aperta in frazione Rocca di Canterano, gestisse altre strutture.

«I carabinieri hanno trovato la casa-alloggio chiusa dall’esterno e due novantennni “segregate” in una camera con chiazze di urina sul pavimento. Sono arrestate anche altre tre persone: un romeno e un albanese, presunti aiutanti della psicologa e un minorenne accusato di furto».

Alla comunità “Il Volo” sono circa dieci le persone trovate, tutte «con dissociazioni mentali anche gravi». La psicologa, secondo i carabinieri, si presentava «solo un’ora la mattina», quindi gli anziani venivano chiusi dentro e la sorveglianza affidata ai due aiutanti. R.D.G., di fronte alle contestazioni, si sarebbe giustificata affermando di essersi «assentata solo un attimo».

«L’abusivismo nel Lazio è fenomeno abbastanza esteso – denuncia Sebastiano Capurso, presidente di Anaste (Associazione nazionale strutture per la terza età) del Lazio – impossibile quantificare con esattezza il fenomeno, ma è possibile stimare in circa mille gli anziani ricoverati in strutture fantasma». Da segnalare che «all’operazione hanno preso parte anche gli uomini del Nas (Nucleo antisofisticazioni) di Roma. Gli stessi che dall’inizio dell’anno hanno chiuso ben 61 istituti per gravissimi problemi igienici o assistenziali».

 

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