Prospettive assistenziali, n. 154, aprile - giugno 2006

 

 

Interrogativi

 

 

 

COME MAI LA CARITAS NON DIFENDE IL DIRITTO ALLE CURE SANITARIE DEGLI ANZIANI COLPITI DA PATOLOGIE INVALIDANTI?

 

Continuiamo a non comprendere il comportamento della Caritas che non assume iniziative concrete per difendere il diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie degli anziani colpiti da patologie invali­danti e da non autosufficienza, dei malati di Alzheimer e da soggetti affetti da altre forme di demenza senile (1).

Non si tratta, forse, di una violazione che nega la dignità delle persone più deboli?

Non fornendo le informazioni necessarie, non si diventa complici, anche se involontari, di coloro che negano il fondamentale diritto alle cure ai malati inguaribili?

Inguaribile è forse sinonimo di incurabile?

È forse ancora vero quel che aveva scritto nel 1994 Giovanni Nervo nel libro “Il consenso democratico rafforza le disuguaglianze?” e cioè che «la cultura cattolica è più attenta all’assistenza che alla tutela dei diritti e ha una certa difficoltà a coniugare armonicamente carità e giustizia»?

Vale ancora quanto è stato affermato dal Concilio Vaticano II nel decreto sull’apostolato dei laici: «Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia ; si eliminino non soltanto gli effetti, ma anche le cause dei mali»?

Mentre restiamo in attesa di conoscere le concrete iniziative che la Caritas intende assumere, riportiamo integralmente il volantino predisposto dal Csa e distribuito agli organizzatori ed ai partecipanti della XVII Giornata Caritas “Come una comunità cristiana può essere vicina all’anziano ammalato” svoltasi il 25 marzo 2006 a Vinovo (Torino).

 

Testo del volantino

il csa, che funziona ininterrottamente dal 1970, chiede alla caritas di torino di assumere una posizione esplicita (e quindi scritta) in difesa del diritto alle cure sanitarie degli anziani colpiti da patologie invalidanti (morbo di alzheimer e altre forme di demenza senile, ictus, pluripatologie, ecc.) e da non autosufficienza

1. Attualmente i torinesi anziani colpiti da patologie invalidanti e da non autosufficienza in lista d’attesa per l’accesso alle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali – le ex case di riposo) sono oltre 2.000. Nonostante che le Asl e i Comuni siano obbligati a fornire le occorrenti prestazioni socio-sanitarie, i suddetti 2.000 torinesi anziani sono a totale carico dei loro familiari, anche sotto il profilo economico. Questa allarmante situazione viola non solo le più elementari esigenze terapeutiche degli anziani (spesso ultraottantenni o ultranovantenni), ma anche le leggi vigenti: la numero 692, risale addirittura al 1955.

2. gli ospedali e le case di cura private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale continuano a dimettere illegalmente gli anziani cronici non autosufficienti che abbisognano ancora di cure sanitarie o socio-sanitarie.

Se i congiunti, che non hanno alcun obbligo giuridico di sostituirsi ai compiti attribuiti dal Parlamento al Servizio sanitario nazionale e ai Comuni, accettano le dimissioni, sono a loro totale carico non solo le responsabilità civili e penali, ma anche gli oneri economici. Se richiedono il ricovero in una Rsa devono pagare da 80 a 100 euro al giorno per tutto il periodo di attesa, che può durare anche tre anni, e cioè fino a quando l’Asl e i Comuni autorizzano il ricovero e provvedono al versamento dei relativi oneri, e cioè la quota sanitaria e l’eventuale integrazione dell’importo della retta alberghiera non corrisposta dall’anziano malato.

3. Le dimissioni sono praticate soprattutto perché i cittadini non conoscono quali sono i loro diritti e ricevono molto spesso, anche da parte degli operatori dei Comuni e delle Asl, informazioni fuorvianti e sovente anche completamente false. Per tali ragioni, ancora una volta, il Csa ribadisce la necessità che la Caritas di Torino (e anche quelle delle altre città italiane) predisponga un opuscolo per fornire ai propri volontari le informazioni corrette da dare ai cittadini malati cronici non autosufficienti e alle loro famiglie in merito al diritto alle cure sanitarie previsto dalle leggi vigenti.

anche questo è un intervento concreto per combattere le nuove povertà. È necessario che tutti si attivino affinché vengano create a torino le necessarie strutture di riabilitazione e di lungodegenza

4. In tutta la città di Torino mancano strutture sanitarie preposte alla riabilitazione dei vecchi e alla lungodegenza. Pertanto essi devono essere ricoverati a Lanzo, a San Carlo e a San Maurizio Canavese, a Pianezza e ad Arignano. In tal modo sono resi estremamente difficili e poco frequenti i rapporti con i loro congiunti, spesso aventi un’età superiore agli 80-90 anni.

I malati vivono meglio a casa loro e la sanità risparmia somme ingenti. l’impegno dei parenti non deve, tuttavia, comportare anche oneri economici a loro carico

5. Il Csa chiede, inoltre, che anche la Caritas di Torino intervenga in modo deciso al fine che le Asl promuovano le cure domiciliari dei vecchi e degli adulti malati acuti e cronici, con il riconoscimento ai congiunti del loro impegno (quasi sempre logorante) di volontariato intrafamiliare e, quindi, anche con la corresponsione ai parenti di un adeguato rimborso forfettario delle maggiori spese vive che devono sostenere. Ovviamente, ai malati devono essere assicurati da parte del Servizio sanitario i necessari interventi terapeutici.

Adulti e anziani autosufficienti in difficoltà devono essere assistiti senza trucchi

6. Nella delibera approvata dal Consiglio comunale di Torino il 26 settembre 2005 avente per oggetto “Riordino delle prestazioni sociali e socio-sanitarie”, allo scopo di aggirare le leggi vigenti, è previsto un trucco/imbroglio. Infatti, il Comune di Torino condiziona il sostegno economico degli adulti e degli anziani autosufficienti in tutto o in parte, ma in gravi difficoltà socio-economiche, alla segnalazione da parte dell’interessato dei nominativi dei suoi congiunti più stretti non con lui conviventi. In tal modo il Comune, che invita coloro che richiedono assistenza a violare la legge sulla riservatezza dei dati personali, può procedere alla valutazione economica dei parenti. Il contributo economico del Comune di Torino viene quindi ridotto dell’importo che gli uffici comunali presumono a carico dei parenti, anche nei casi in cui essi non intendano versare alcuna somma. Al riguardo il Csa ricorda ancora una volta che le vigenti disposizioni di legge escludono ogni possibilità da parte degli enti pubblici di pretendere contributi economici dai parenti non conviventi con l’assistito.

Chiediamo alla caritas di torino di contrastare le nuove povertà e assumere con un proprio documento la difesa del diritto alle cure sanitarie degli anziani non autosufficienti, ivi compresi i malati di alzheimer.

 

 

Il “dopo di noi” PUò ESSERE RISOLTO CON LA BENEFICENZA?

 

a lato delle schedine dei concorsi “Totocalcio” e “Totogol” compare la scritta «Un euro per un mattone. Una famiglia sola non basta. Invia un Sms al 48584 www.anffas.net».

Perché indurre gli scommettitori a credere che solamente con il loro apporto economico possono essere fornite le necessarie prestazioni alle persone con handicap? È giusto ricorrere alla questua quando i Comuni, come ripetiamo da anni, sono obbligati a fornire assistenza agli invalidi al lavoro e quindi anche ai soggetti con handicap in base agli ancora vigenti articoli 154 e 155 del regio decreto 773 del 1931? Quali iniziative ha assunto o intende assumere l’Anffas (Associazione nazionale famiglie di disabili intellettivi e relazionali) per ottenere dai Comuni il rispetto delle suddette disposizioni, emanate da ben 75 anni? Si promuove la dignità delle persone con handicap puntando sulla beneficenza e disconoscendo di fatto i diritti esigibili?

 

 

PER QUALI MOTIVI IL SEGRETARIO GENERALE DELLA UIL PENSIONATI SEGUITA A DENIGRARE IL CSA?

 

Ancora una volta Silvano Miniati, Segretario generale della Uil pensionati, se la prende con il Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base. Infatti, nella lettera inviata il 9 marzo 2006 al Sindacato “Pensionati uniti” a proposito della proposta di legge predisposta da Cgil, Cisl e Uil sulla non autosufficienza, ha scritto quanto segue: «Che il Coordinamento di Torino non sia d’accordo è per me abbastanza scontato poiché da tempo ormai abbiamo capito che per loro quello che fanno Spi, Uilp e Fnp è sbagliato a prescindere».

Si tratta di un’affermazione molto grave in quanto il Csa è presentato come un’organizzazione che non valuta le posizioni dei Sindacati dei pensionati, ma se ne dichiara contrario «a prescindere».

Per quali motivi non controbatte alle precise argomentazioni che abbiamo riportato (2) su Prospettive assistenziali? Perché finora non ha organizzato alcun dibattito sull’argomento invitando il Csa e non ha mai partecipato personalmente o tramite uno delle decine di migliaia di aderenti alla Uil ai numerosi confronti promossi dal Csa? Perché nel sito web della Uil sono fornite informazioni errate (3) come abbiamo segnalato nel n. 151, 2005? Inoltre, per quali motivi anche la Uil pensionati sottoscrive accordi con i Comuni (ad esempio quello di Bergamo e di Pavia) in cui i parenti degli anziani cronici non autosufficienti e dei malati di Alzheimer sono indicati fra i soggetti che devono versare la parte della quota alberghiera non coperta dalle risorse economiche dei ricoverati?

 

(1) Si vedano su Prospettive assistenziali gli articoli “Perché la Caritas non provvede a diffondere notizie sul diritto dei malati cronici alle cure sanitarie e socio-sanitarie?”, n. 151, 2005; “Inquietante comportamento della Caritas italiana sul diritto alle cure sanitarie degli anziani cronici non autosufficienti”, n. 153, 2006.

(2) Si vedano gli articoli “Una irragionevole e controproducente proposta di legge di Sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil sulla non autosufficienza”, n. 152, 2005 e “ Gli ingannevoli presupposti della proposta di legge dei Sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil sulla non autosufficienza”, n. 153, 2006.

(3) Il sito della Uil segnalava che quando «il primario dispone le dimissioni del paziente, questi anche se non è d’accordo, è costretto a lasciare l’ospedale», ignorando che nelle leggi vigenti è riconosciuto il diritto di presentare opposizioni e ricorsi. Inoltre, a proposito delle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) informava che «nel caso in cui l’anziano abbia un reddito insufficiente è previsto l’intervento dei familiari o del Comune di residenza». Infine, per quanto concerne l’assistenza domiciliare nel sito Uil vi sono invenzioni di sana pianta in merito alle prestazioni dell’Adi ( Assistenza domiciliare integrata) e ai diritti dei relativi utenti.

 

www.fondazionepromozionesociale.it