Prospettive assistenziali, n. 154, aprile - giugno 2006

 

 

Notiziario della Fondazione promozione sociale

 

 

L’attività di tutela del Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti

 

Come i lettori ricordano, la Fondazione ha rilevato l’attività del Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti che, per conto delle associazioni aderenti al Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base) di Torino, provvedeva – sin dal 1978 – alla tutela dei casi individuali.

La consulenza è fornita, previo appuntamento, a titolo gratuito e lo sportello è attivo per:

– fornire le informazioni e il sostegno necessari ai familiari di soggetti con handicap intellettivo e ai congiunti di adulti e anziani cronici non autosufficienti (compresi i malati di Alzheimer), affinché possano difendere al meglio i diritti dei propri familiari;

– aiutare i cittadini a predisporre correttamente le richieste agli Enti pubblici per ottenere le prestazioni necessarie (ad esempio comunità alloggio);

– ottenere la prosecuzione delle cure presso ospedali o case di cura private convenzionate degli adulti e degli anziani cronici non autosufficienti, quando non è possibile il loro rientro a domicilio e non è disponibile un posto letto convenzionato con l’Asl in una residenza socio-sanitaria;

– richiedere agli Enti locali l’integrazione delle rette di ricovero, prevista dalle leggi vigenti, che riguardano gli anziani malati cronici non autosufficienti ultrasessantacinquenni ed i soggetti con handicap in situazione di gravità che non dispongono di risorse sufficienti per il versamento dell’intera quota a loro carico.

Nell’ambito dell’attività di tutela dei casi individuali seguiti in questo ultimo periodo, merita raccontare la vicenda della signora M.M., di anni 94, gravemente malata e non autosufficiente a causa di un grave deterioramento cognitivo.

 

Dal caso singolo al problema generale

Dalle sue vicissitudini emerge quanto sia vergognoso il comportamento dell’Amministrazione regionale nei confronti di questi malati già duramente provati dalle loro gravi condizioni di salute.

Infatti, nonostante le segnalazioni, come vedremo, inoltrate dalla Fondazione, gli Assessori alla sanità e all’assistenza non hanno mosso un dito per impedire che l’anziana donna fosse trasferita da un posto all’altro, come un pacco postale.

È vero che l’ammalata ha ottenuto il diritto alle cure sanitarie, ma subendo tutti i disagi e i traumi conseguenti ai cambiamenti.

La Fondazione aveva evidenziato in una lettera anche l’assurdità dei costi sostenuti dalla Regione, tre volte maggiori rispetto a quelli che avrebbe sborsato accogliendo la richiesta  della famiglia. Quest’ultima, infatti, valutata l’impraticabilità delle cure domiciliari, aveva optato per il ricovero definitivo dell’ammalata in Rsa (Residenza sanitaria assistenziale), come previsto dalle leggi vigenti.

Per tali ragioni, la Fondazione invia in data 7 marzo 2006 agli Assessori della Regione Piemonte alla sanità e al welfare, nonché ai Capi gruppo del Consiglio regionale piemontese, la seguente lettera: «Segnaliamo la vergognosa (per la Regione Piemonte) vicenda della signora M. M. (si veda l’allegata lettera dell’Asl 5 e la relativa nota riassuntiva) che, per la perdurante mancanza di idonee iniziative da parte della Regione Piemonte, viene trattata come se fosse un pacco postale. La signora M. M., di anni 94, è gravemente malata, totalmente non autosufficiente a causa di un “grave deterioramento cognitivo”, come precisa in data 23 novembre 2005 l’Uvg (Unità valutativa geriatria) dell’Asl 5. Pertanto ha il diritto esigibile ai sensi della legge 833/1978 e dell’articolo 54 della legge 289/2002 o alle cure ospedaliere o al ricovero presso una Rsa o, come prevede l’Uvg dell’Asl 5 in data 23 novembre 2005, alle prestazioni domiciliari “con supporto assistenziale continuo”, con i conseguenti rilevantissimi oneri a carico della Sanità e della Comunità montana di Giaveno. Com’è noto, i parenti non sono tenuti da nessuna disposizione di legge a svolgere le funzioni assegnate al Servizio sanitario nazionale. È, altresì, sorprendente che la Regione Piemonte spenda circa 150 euro al giorno per la degenza della signora M. M. presso la Casa di cura La Bertalazona e non assegni all’Asl 5 euro 46 al giorno, importo della quota sanitaria per il ricovero presso una Rsa. Nella già citata allegata nota dell’Asl 5 è precisato nelle ultime due righe quanto segue:In lista di attesa per il ricovero in Rsa: n. 41 persone; la signora M. M. risulta in lista al 37° posto; al primo posto utente che ha presentato la domanda il  5 marzo 2003 attualmente ricoverato presso struttura privata con pagamento a carico dello stesso”. Ne consegue che viene violato il diritto alle cure socio-sanitarie nei riguardi di ben 41 persone appartenenti a uno solo dei distretti dell’Asl 5 e che vi è un utente, quello al primo posto della lista di attesa che da ben tre anni paga l’intera retta di ricovero, di cui il 56% dovrebbe essere versato dall’Asl quale quota sanitaria. Si tratta in totale, esclusivamente per quanto concerne la quota sanitaria, di ben 50mila euro che l’utente è stato costretto finora a versare a causa delle inadempienze della Regione Piemonte. Dunque la perdurante violazione delle leggi da parte della Regione Piemonte costringe i cittadini a versare somme rilevanti per oneri spettanti alla sanità ed è, quindi, una causa non trascurabile della caduta in povertà di numerose famiglie e persone. Preso atto della situazione descritta in precedenza, che riguarda alcune migliaia di anziani cronici piemontesi, questo Coordinamento chiede a tutte le autorità in indirizzo di voler provvedere al rispetto delle leggi vigenti e ad un corretto utilizzo delle risorse economiche della Regione Piemonte che, lo ripetiamo, dispone di euro 150 euro per la degenza dei vecchi malati non autosufficienti presso le case di cura e non ne possiede 46 per il ricovero degli stessi presso le Rsa».

 

Risposta del Direttore sanitario dell’Asl 5 agli Assessori regionali e alla Fondazione promozione sociale

Riportiamo, altresì, per la completa conoscenza della situazione, la lettera del Direttore sanitario dell’Asl 5, datata 21 febbraio 2006 e la nota riassuntiva redatta dalla stessa Asl in merito della signora M. M.

«Con riferimento alla lettera della Fondazione promozione sociale, a firma della signora Maria Grazia Breda, in data 15 dicembre 2005 relativa al ricovero della Signora M. M., si ritiene che la situazione possa essere affrontata su due piani:

1. quello dell’assistita, signora M. M., di cui l’Uvg dell’Asl 5, competente per territorio, si è occupata e si sta occupando;

2. quello della gestione delle urgenze e delle liste d’attesa degli anziani per il ricovero in strutture residenziali.

«Per il punto uno si allega la sintesi degli interventi effettuati e proposti, in ordine di data, dalla domanda presentata alla Uvg al ricovero in ospedale e ai successivi trasferimenti in strutture riabilitative di primo livello. Per il punto due si tenta di seguito la esposizione delle principali criticità. Il numero di anziani è in costante aumento, questo lo rileviamo dai dati forniti dalle anagrafi comunali, altrettanto sono in aumento i nuclei famigliari composti da una sola persona, spesso anziana, e ancora, sono in aumento gli anziani non autosufficienti per i quali viene richiesto sia un intervento di ricovero in residenzialità che cure a domicilio.

«Le Aziende sanitarie locali hanno, con gli Enti gestori delle risorse assistenziali, sviluppato le loro reti di intervento sul territorio cercando di differenziare l’offerta di sevizi in modo da rispondere ai diversi bisogni in modo più appropriato. Nonostante questo l’offerta non soddisfa in tempo reale tutta la domanda, ma si sono create oramai da anni delle liste d’attesa per accedere agli interventi.

«I criteri per valutare le priorità e inserire i soggetti in lista d’attesa sono quelli previsti dalla normativa regionale, ripresa nei regolamenti aziendali.

«Il ricovero in ospedale e l’opposizione alla dimissione creano il trasferimento in strutture riabilitative, non sempre appropriato, e generano l’aspettativa o di una ripresa con restituzione alle condizioni precedenti il ricovero o di un immediato inserimento in residenzialità, a fronte del persistere del problema. Aspettative queste, spesso generate dallo stesso clinico che trasferisce in struttura riabilitativa, senza un vero e proprio progetto assistenziale con il coinvolgimento di tutti i possibili attori. In tal modo si sta diffondendo, pericolosamente, l’idea che il passaggio in ospedale e poi in struttura riabilitativa faccia acquisire un vantaggio sulla lista d’attesa, che verrebbe a ledere il diritto di coloro che stanno aspettando il posto in residenzialità, nelle loro case con alto carico assistenziale dei famigliari, o già ricoverati in residenzialità a proprie spese, rendendo infine ingestibile la lista d’attesa e vanificando il lavoro di valutazione delle priorità svolto dalle Uvg.

«Si sottolinea che i fondi per pagare i ricoveri in casa di cura sono erogati dalla Regione Piemonte a budget annuale, sulla scorta di tariffe concordate a livello regionale e delibera della Giunta regionale, mentre quelli per pagare i ricoveri in residenzialità sono presenti nella quota capitaria e, anche se rivisti annualmente, non sono stati incrementati in ragione della domanda.

«Si è consapevoli che questa vicenda evidenzia delle contraddizioni organizzative e un contrasto di interesse tra le esigenze del singolo e quelle della “lista d’attesa”, che neppure una maggiore disponibilità di risorse appianerà del tutto».

Infine il Direttore dell’Asl segnala la già citata situazione a dir poco allarmante. Risulta infatti che per il solo distretto di riferimento nella lista di attesa per ricovero in Rsa vi sono:

«n. 41 persone; la signora M. M. risulta in lista al 37° posto; al primo posto utente che ha presentato la domanda il 5 marzo 2003 attualmente ricoverato presso una struttura privata con pagamento a carico dello stesso».

Alla sopra riportata lettera del Direttore sanitario dell’Asl 5 è allegata la seguente nota:

«7.7.2005 - Domanda Uvg presentata dal figlio P. A. con richiesta di interventi domiciliari ed eventuale ricovero temporaneo in caso di necessità, allegata alla domanda scheda del medico di medicina generale datata 15 giugno 2005;

19.7.2005 - La Commissione Uvg, venuta a conoscenza che la signora era ricoverata presso l’Ospedale S. Luigi, richiede al Responsabile della geriatria una valutazione della situazione clinica e delle condizioni di non autosufficienza al fine di avere elementi recenti sulla situazione, che perviene alla Commissione in data 4 agosto 2005;

9.08.2005 - Il figlio P. A. scrive a codesta Uvg modificando la richiesta assistenziale e richiedendo il ricovero in residenza per anziani;

22.09.2005 - Viene valutata dall’Assistente sociale della Commissione Uvg ed emerge che trattasi di signora che viveva a casa propria con l’assistenza di una badante. La signora ha due figli non conviventi, P. A. residente a S. e P. G. residente a V. Il reddito della signora è di euro 1.409,92, comprensivi di assegno di accompagnamento attualmente sospeso per ricovero;

10.10.2005 - La commissione Uvg esprime parere favorevole al ricovero in struttura Rsa e pone la signora nella specifica graduatoria per il ricovero;

17.10.2005 - L’esito della valutazione viene comunicato alla signora;

18.10.2005 - La Commissione Uvg riceve dal Direttore generale dell’Asl 5 copia raccomandata con oggetto “Opposizione alle dimissioni dalla Casa di cura X” a firma del P. A.;

24.10.2005  - La Commissione Uvg riceve dal Direttore generale dell’Asl 5 copia del telegramma di riconferma di opposizione alle dimissioni a firma del figlio P. A.;

25.10.2005 - La Commissione Uvg riceve dal Direttore sanitario della Casa di cura X nota con oggetto “Difficoltà dimissioni signora M. M.” da cui risulta che la signora M. M. presenta attuale situazione clinica stabilizzata (vedi relazione clinica allegata) per cui non necessita di un ulteriore periodo di ricovero ma soltanto di servizi assistenziali e che i figli più volte contattati dalla Direzione sanitaria della Casa di cura si rifiutano di prendere in considerazione la dimissione della madre, adducendo motivi famigliari di varia natura;

11.11.2005 - La Commissione Uvg risponde al Direttore sanitario della Casa di cura X e per conoscenza alla signora che questa Commissione “rivaluterà la situazione della signora ed è disponibile ad un incontro con i figli per predisporre un progetto assistenziale individualizzato per l’assistenza a domicilio”;

15.11.2005 - I figli scrivono al Direttore sanitario dell’Asl 5 in risposta alla nostra nota dell’11 novembre 2005 “che sono impossibilitati ad accettare la proposta di assistenza a domicilio che non è più praticabile a causa dell’aggravamento della madre”;

17.11.2005 - La Commissione Uvg incontra i figli: visti gli elementi emersi dal colloquio, la Commissione, in attesa della disponibilità di un posto letto in Rsa legata alle lista di attesa, propone:

1. di approfondire le condizioni sanitarie della signora M. M. per avere elementi sulle possibilità di gestione domiciliare ed un eventuale inserimento parziale presso un centro diurno;

2. di offrire 1’Adi nel primo periodo di rientro al domicilio con la fornitura di tutti gli ausili necessari;

3. di rivedere i figli non appena in possesso degli elementi suddetti proponendo agli stessi le possibilità famigliari per il rientro a domicilio;

23.11.2005 - La Commissione Uvg richiede una valutazione del medico geriatra che, presente alla seduta del 20 dicembre 2005, riferisce sulle condizioni della signora M. M. durante l’ultimo ricovero concludendo la relazione: “Durante il ricovero si è avuto un discreto controllo della sintomatologia comportamentale con la terapia neurolettica pur persistendo un grave deterioramento cognitivo. Se persiste controllo delle turbe comportamentali la signora può essere ricoverata in rsa o alternativamente al proprio domicilio con supporto assistenziale continuo”.

4.01.2006 - La Commissione Uvg, venuta a conoscenza che la signora M. M. è attualmente ricoverata presso la Casa di cura Y, chiede notizie sull’attuale situazione clinica della signora al fine di incontrare nuovamente i figli per organizzare la continuità assistenziale della loro mamma;

9.01.2006 - La Commissione Uvg riceve dalla casa di cura Y la relazione clinica da cui risulta che “attualmente la paziente è tranquilla, collaborante, non riferite turbe comportamentali, disorientamento temporo-spaziale. Buon compenso emodinamico”;

11.01.2006 - La Commissione Uvg, raccolti gli elementi sanitari da cui si evince che la signora non necessita di ricovero in struttura ospedaliera, convoca i figli per predisporre un progetto assistenziale individuale, finalizzato alle dimissioni della signora;

19.01.2006 - La Commissione Uvg incontra i figli della signora che ribadiscono l’impossibilità per loro di riportare a domicilio la mamma, nonostante l’offerta di interventi domiciliari, già illustrata in precedenza. Si propone loro, in alternativa, un ricovero presso struttura residenziale idonea, nell’immediato, con costo a carico della signora, in attesa che la stessa possa usufruire di un posto letto in convenzione, tenendo conto della lista d’attesa del Distretto».

 

Considerazioni della Fondazione

Mentre la assoluta gravità della situazione è esposta nella lettera della Fondazione promozione sociale, osserviamo che:

– le condizioni di salute della signora M. M. sono valutate molto meno gravi dalla casa di cura rispetto alla Commissione Uvg, molto probabilmente per giustificare le dimissioni. Al riguardo ricordiamo che dopo un certo periodo di tempo le case di cura private ricevono dalla Regione Piemonte una retta di degenza decurtata del 20-40%;

– i figli hanno garantito, sia direttamente sia tramite personale da essi pagato, costante sostegno alla loro madre durante la degenza presso le case di cura X e Y;

– la signora M. M., a conferma dell’estrema gravità delle sue condizioni di salute, è deceduta il 5 marzo 2006, nell’ultima casa di cura convenzionata dove era ricoverata con retta a carico del Servizio sanitario regionale;

– per quanto riguarda la segnalazione del Direttore generale dell’Asl sul fatto che «il primo posto utente che ha presentato la domanda il 5 marzo 2003» per il ricovero presso una Rsa, alla data di cui sopra è «ricoverato presso una struttura privata con pagamento a carico dello stesso», a causa delle inadempienze della Regione Piemonte, il paziente ed i suoi congiunti hanno speso finora, calcolata la retta di 70 euro al giorno, oltre 70mila euro!

 

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