Prospettive assistenziali, n. 155, luglio - settembre 2006
Interrogativi
PERCHÉ
La richiesta di
contributi economici ai congiunti delle persone non autosufficienti (anziani e
adulti malati cronici, soggetti con handicap intellettivo grave e gravissimo, persone colpite dal morbo di Alzheimer o da
altre forme di demenza senile, ecc.) conferma, purtroppo, una posizione già
assunta negli anni scorsi dal suddetto ente.
Infatti, sulla base di un testo predisposto dalla Fondazione Zancan e dalla Caritas italiana,
era stata presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge n. 2743
“Legge quadro sul sistema dei servizi alla persona” (primo firmatario l’on. Lucà) (3) il cui articolo 27
era così redatto: «I cittadini utenti e
le loro famiglie sono chiamati a contribuire alle spese di funzionamento dei
servizi istituiti dalla presente legge sulla base dei criteri fissati dalla
normativa regionale e nazionale …» (4).
Da notare – fatto
gravissimo – che il testo elaborato dalla Fondazione Zancan
e dalla Caritas, nonché la
proposta di legge n. 2743 prevedevano che ai cittadini e alle loro famiglie
dovevano essere imposti contributi economici sia per le prestazioni
assistenziali che per quelle sanitarie!
Una
analoga
proposta era stata avanzata da Filippo Lorenzi
nell’articolo pubblicato sul n. 3, 1998 della sopra citata rivista della
Fondazione Zancan. Veniva
sostenuto quanto segue:
a) l’attribuzione
delle funzioni diagnostiche e curative assegnate al Servizio sanitario
nazionale di cui alla legge 833/1978 «di per se non esonera né l’utente né i suoi familiari, in
relazione alle loro possibilità, dal concorrere alle relative spese, con
eventuale integrazione da parte dei Comuni per le persone o famiglie non
abbienti» (5);
b) l’assegnazione
delle funzioni per «gli interventi acuti
alla sanità e quelli cronici all’assistenza» (6) con la conseguenza che le
persone colpite da patologie invalidanti, terminata la fase acuta, sarebbero
state estromesse dalla sanità (caratterizzata da diritti esigibili) e inserite
nel settore dell’assistenza (allora e oggi connotato dalla discrezionalità
delle prestazioni degli enti pubblici) (7).
Dunque,
da oltre dieci anni
Perché insiste nonostante che le
leggi vigenti (articolo 25 della legge 328/2000 e decreti legislativi 109/1998
e 130/2000) (9) ne stabiliscano l’esonero e non tiene conto che le spese
sostenute dai congiunti per provvedere ai loro familiari non autosufficienti
sono una estesa e rilevante causa di povertà?
PERCHÉ
CONTINUA L’UTILIZZO SCORRETTO DEL TERMINE ADOZIONE?
1. su Sempre del
mese di dicembre 2005 Luca Allais scrive: «L’apilcoltura si
è rilevata un’ottima opportunità di lavoro e di aggregazione
per i ragazzi. Il miele, infatti, è un prodotto che piace molto ai kenioti, ma
non è possibile acquistarlo per il costo elevato. (…)
Un costo proibitivo che può essere evitato sviluppando una produzione locale. Per
questo è nato il progetto “Adotta un apicoltore in Africa”».
2. Il Sea (Servizio emergenza anziani) ha lanciato
la campagna «“Adotta un anziano”: 30.000
anziani soli aspettano una visita, un gesto di amicizia,
un aiuto per la spesa, un accompagnamento per una passeggiata».
3. Come riportato da Informadisabile n. 32, 2005 «nell’ambito della legge regionale 29/1997, articolo
11 “Sensibilizzazione culturale, documentazione e consulenza”,
4. Il canile di Cavour nell’articolo
“Adozioni sotto l’albero di Natale” apparso su Monviso del 10 dicembre 2005 segnala la situazione di «un’allegra tribù di cani e gatti
“temporaneamente” residenti presso il canile di Cavour» e sostiene che «chi li adotta direttamente o a distanza
compie un’opera buona».
5. Il Sindaco del Comune di Predona (Alessandria) ha annunciato (cfr. Il Secolo XIX del 21 febbraio 2006) che «chi adotterà uno dei nostri cani avrà in cambio un contributo una
tantum di 400 euro».
7. Su
8.
L’Amministrazione comunale di S. Mauro torinese,
al fine di alleggerire il canile che attualmente
ospita 20 cani randagi, promette un premio di 250 euro «a chi adotta un ospite del canile» (
Come abbiamo evidenziato in
“Proposte per un linguaggio appropriato in materia di adozione”,
Prospettive assistenziali, n. 149,
2005, «l’adozione è l’atto sociale e
giuridico in base al quale i bambini diventano figli a tutti gli effetti di
genitori che non li hanno procreati e, parallelamente, i genitori diventano
padre e madre di un figlio non nato da loro».
Tutte le volte che si utilizza il
termine adozione in modo inappropriato, come nei casi succitati, non si dà una
connotazione sbagliata dell’adozione perché viene
considerata un semplice sostegno economico o un’opera buona o un gesto di
amicizia?
L’uso
strumentale della parola adozione non provoca conseguenze molto negative
per le persone adottate, soprattutto se si tratta di bambini?
Non è un modo per disconoscere la
loro condizione di figli veri a tutti gli effetti?
(1) I motivi della nostra opposizione alla creazione
di un fondo per i non autosufficienti sono precisati negli articoli “Una
irragionevole e controproducente proposta di legge dei sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil sulla non
autosufficienza”, Prospettive
assistenziali, n. 152, 2005 e “Gli ingannevoli presupposti della proposta
di legge dei sindacati dei
pensionati Cgil, Cisl e Uil sulla non autosufficienza”, Ibidem, n. 153, 2006.
(2) Cfr. l’articolo “orientamenti
etico-politici per una società in evoluzione e
riflessi sullo Stato sociale”, Studi Zancan – Politiche e servizi alle persone, n. 2, 2006.
(3) I contenuti della proposta di legge n. 2743
presentata il 21 novembre 1996 alla Camera dei deputati sono praticamente
uguali a quelli della proposta di legge n. 2752 del 25 novembre 1996 (primo
firmatario l’on. Jervolino
Russo) e del disegno di legge n. 2062 depositato al Senato in data 30 gennaio
1997 dalla Sen. Ersilia Salvato.
(4) La relazione e il testo della proposta di legge
n. 2743 sono riportati sul n. 119, 1997 di Prospettive
assistenziali.
(5) Si tenga conto che finora nessuna forza politica
o sociale, comprese quelle più lontane dai soggetti deboli, ha mai proposto
l’intervento economico da parte dei congiunti di malati.
(6) Nel suo articolo Filippo Lorenzi
faceva salva «l’integrazione tra
assistenza sanitaria e sociale», aspetto organizzativo che però non ha di
per sé effetti sull’esigibilità dei diritti.
(7) Le proposte di Filippo Lorenzi
sono state commentate nell’articolo di Francesco Santanera
“Sono un immorale: per i più deboli ho chiesto il rispetto delle leggi
vigenti”, Prospettive assistenziali,
n. 123, 1998.
(8) Per fortuna
(9) Ancora una volta ricordiamo che nel documento
“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e
servizi sociali” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del
Ministro per la solidarietà sociale, Roma, ottobre 2000, viene affermato che «nel corso del 1999, 2 milioni di famiglie
italiane sono scese sotto la soglia della povertà a fronte del carico di spese
sostenute per la “cura” di un componente affetto da una malattia cronica». Purtroppo dal 1999 ad oggi la situazione è peggiorata.
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