Prospettive assistenziali 157/2007
Editoriale
PETIZIONE POPOLARE:
PRIMI RISULTATI
OTTENUTI
maria grazia
breda
Premessa
Nel n. 153 della rivista abbiamo annunciato l’avvio di
una petizione popolare promossa da un consistente numero di organizzazioni di
volontariato[1].
L’iniziativa è nata dall’esigenza di richiamare
l’attenzione delle Amministrazioni locali e, in primo luogo, quella della Giunta
regionale del Piemonte sulla necessità di colmare le gravi carenze esistenti in
merito alle prestazioni socio-sanitarie per le persone non autosufficienti a
causa di malattie croniche invalidanti oppure con limitata o nulla autonomia
conseguente a gravi minorazioni fisiche e/o intellettive.
Obiettivi della petizione
Le associazioni promotrici sono partite dal
presupposto che per ottenere il soddisfacimento di un bisogno è indispensabile
poter “disporre di un diritto esigibile”, tanto più se si è in una condizione di debolezza.
Pertanto la petizione[2] si
propone di ottenere:
1. il riconoscimento del diritto esigibile del
malato cronico non autosufficiente alle cure sanitarie domiciliari, che sono
attualmente decise discrezionalmente dalle Asl; analoga richiesta è rivolta ai
Comuni singoli e associati per quanto concerne le prestazioni
socio-assistenziali domiciliari;
2. il rispetto delle
leggi vigenti in materia di contributi economici, violate tuttora da numerosi
Comuni singoli e associati;
3. la predisposizione da parte dei Comuni
singoli e associati di centri diurni e di comunità alloggio per i soggetti con
handicap intellettivo grave;
4. l’attuazione delle norme vigenti in Piemonte
in merito alla continuità terapeutica da assicurare agli anziani cronici non
autosufficienti, nonché alle persone colpite dal morbo di Alzheimer o da
sindromi correlate;
5. il trasferimento alle Province dei compiti
relativi alla vigilanza delle strutture di ricovero perché non si verifichi più
la situazione in cui l’ente locale che gestisce
servizi svolge anche il ruolo di controllore di se stesso;
6. la creazione in ogni Asl di almeno un centro
diurno per i malati di Alzheimer e per i soggetti affetti da altre forme di
demenza senile;
7. il rispetto del diritto alle cure sanitarie e
il conseguente adeguamento degli interventi per gli adulti colpiti da disturbi
psichiatrici, in modo da renderli adeguati alle loro esigenze;
8. il superamento delle strutture di ricovero ghettizzanti;
9. la revisione dei servizi per i minori con
gravi difficoltà familiari (aiuto psico-sociale ai nuclei d’origine,
affidamento, adozione, comunità alloggio);
10. il recepimento da parte dei Comuni singoli e
associati delle norme contenute nella legge della Regione Piemonte n. 1/2004 di
riordino delle attività socio-assistenziali, che garantiscono ai
cittadini diritti esigibili, com’è stato fatto dall’Assemblea consortile dei
Comuni di Collegno e Grugliasco con delibera approvata il 22 febbraio 2006.
Perché una petizione popolare
Già in passato, con le precedenti petizioni, erano
stati conseguiti risultati positivi pur con le limitate forze di cui dispongono
le associazioni di volontariato.
Ricordiamo ad esempio:
a)
l’approvazione del decreto legislativo
130/2000 in base al quale gli ultrasessantacinquenni non autosufficienti,
nonché le persone con handicap in situazione di gravità, contribuiscono al
pagamento delle prestazioni socio-assistenziali (ad esempio la quota
alberghiera della retta di ricovero) solo con le proprie disponibilità
economiche e quindi senza alcun onere per i loro congiunti;
b)
l’introduzione di alcuni diritti
esigibili per le persone in grave difficoltà nella legge della Regione Piemonte
n. 1/2004 (cfr. gli articoli 18, 22 e 35), unica in Italia a prevedere obblighi
da parte dei Comuni;
c)
la sospensione dell’applicazione del
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001 sui Lea
(Livelli essenziali di assistenza) per oltre un anno, fino alla stipula di un
accordo con
Sulla base delle positive esperienze sopra descritte,
benché faticose, si è deciso di avviare un’altra petizione popolare anche se
non sono mancate, strada facendo, le defezioni o i tentennamenti anche da parte
di alcuni volontari delle associazioni promotrici, mentre, per un altro verso,
abbiamo ottenuto nuove adesioni.
È importante raccogliere le firme, ma
non solo
Ovviamente non basta raccogliere le firme. Infatti
ogni occasione deve essere utilizzata sia per informare i cittadini in merito
ai diritti da conquistare, sia per richiamare l’attenzione del Consiglio e
della Giunta della Regione Piemonte sulle iniziative in corso.
Ad esempio, sono stati promossi i seguenti incontri per
la presentazione della petizione:
-
Grugliasco,
14 marzo 2006, Casa San Giuseppe, con le associazioni Sara e Scintilla;
-
Lanzo
Torinese, 25 marzo 2006, Centro diurno per persone con handicap intellettivo
grave, con l’associazione Oltre il ponte, gruppi di volontariato vincenziano e
quelli che operano per l’integrazione dei disabili, nonché l’Avulss;
-
Torino,
Centro dei servizi per il volontariato Vssp, cicli di incontri con l’Anfaa,
Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, nei mesi di aprile,
maggio e giugno 2006;
-
Pinerolo,
4 marzo 2006, con l’associazione Memorandum Alzheimer e alcuni Comitati di
ospiti e di familiari delle case di riposo;
-
Nichelino,
20 aprile 2006, con le associazioni Utim e Auser;
-
Torino,
27 aprile 2006, Centro dei servizi per il volontariato Idea solidale, con
l’associazione Avo;
-
Torino,
15 maggio 2006, Centro incontro della Circoscrizione 2, con i Comitati
spontanei di quartiere S. Rita, Mirafiori Nord, Città Giardino e l’associazione
Amici Q 12;
-
Torino,
25 settembre 2006, Centro documentazione pace della Circoscrizione 5;
-
Torino,
20 ottobre 2006, la petizione è stata pubblicizzata ai partecipanti del
convegno “I malati di Alzheimer e sindromi correlate: gli obblighi del Servizio
sanitario nazionale e dei comuni
e il ruolo delle famiglie”.
La petizione è stata inoltre:
-
inviata
a tutte le associazioni di volontariato del Piemonte;
-
distribuita
durante le consultazioni del Consiglio regionale indette in merito al piano
socio-sanitario regionale;
-
promossa
in occasione di convegni e incontri;
-
pubblicizzata
con cartelloni e volantini durante diverse manifestazioni (incontri parrocchiali,
fiere di paese, mostre, feste).
Tutte le iniziative assunte sono state un’importante
occasione di visibilità sul territorio per le singole associazioni e, nel
contempo, un momento informativo utile per i cittadini che hanno ricevuto
documenti sui diritti delle persone alle cui esigenze fondamentali di vita è
rivolta la petizione.
Notizie riguardanti i contenuti della petizione sono
state pubblicate da alcuni giornali, anche se in misura ridotta rispetto alle
aspettative.
Coinvolti anche i Comuni
Non solo i singoli cittadini, ma anche gli stessi Enti
locali dovrebbero avere un interesse particolare per promuovere presso
Ottenere, quindi, che il piano socio-sanitario ancora
in discussione preveda l’esigibilità delle prestazioni socio-sanitarie e
socio-assistenziali al momento carenti o non previste. Ne consegue anche
l’impegno della Giunta a stanziare le risorse necessarie da destinare agli Enti
locali.
Pertanto le associazioni aderenti al Csa
(Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base) hanno promosso
presso i Consigli comunali delle loro realtà, l’approvazione di ordini del
giorno in appoggio alla petizione. Finora hanno assicurato il loro sostegno i
Consigli comunali di Borgaro Torinese,
Presidi per dare visibilità e
coinvolgere i cittadini
Allo scopo di coinvolgere i cittadini e, nel contempo,
sollecitare
Ai presidi, di volta in volta, a seconda del tema,
hanno partecipato e garantito il loro sostegno anche volontari dell’Avo
(Associazioni volontari ospedalieri), della Cpd (Consulta per le persone in
difficoltà), dei Gruppi di volontariato vincenziano e della Società San
Vincenzo de Paoli.
La sede della Giunta regionale (Piazza Castello a
Torino) è stata scelta per il presidio, mentre in uno spazio adiacente è stato
predisposto un banchetto per la raccolta firme.
Dette manifestazioni erano state indette anche perché nell’incontro
del 12 settembre 2006 con
Coinvolto il Consiglio regionale
Il martedì precedente l’organizzazione dei presidi,
con apposito volantino o lettera aperta, i Consiglieri regionali erano
informati, quando possibile anche garantendo la presenza di due o tre volontari
al loro ingresso in aula, per poterli rendere direttamente edotti delle iniziative
in corso e chiedere il loro coinvolgimento.
Una attenzione specifica è stata rivolta ai
Consiglieri della IV Commissione del Consiglio
regionale che si occupa di sanità e assistenza.
Per rafforzare il peso politico delle loro richieste le
associazioni di volontariato hanno collaborato con i gestori delle strutture private
di ricovero, sottoscrivendo un documento comune[4] che è
stato oggetto di una vivace e partecipata audizione in Consiglio regionale il 3
novembre 2006, con la distribuzione di un volantino/denuncia della situazione
vergognosa degli oltre 8.500 anziani cronici non autosufficienti e malati di
Alzheimer in lista d’attesa per un posto letto in una struttura convenzionata di
ricovero[5].
A seguito dell’azione costante e articolata su più
fronti predisposta dagli organizzatori nella petizione popolare, al presidio
del 16 novembre 2006 sono intervenuti anche Consiglieri regionali della
maggioranza (Democratici di sinistra, Margherita) e dell’opposizione (Forza
Italia, Alleanza nazionale).
Ottenuto un Consiglio regionale
straordinario sul tema degli anziani cronici non autosufficienti
Grazie anche all’interessamento dei suddetti
Consiglieri, il 28 novembre
L’incontro ha registrato un’altissima partecipazione
di Consiglieri e di rappresentanti della Giunta, compresa la presenza continuativa
della Presidente della Giunta regionale e degli Assessori alla sanità e
all’assistenza. Di particolare rilievo è stato il dibattito e numerosi sono
stati gli interventi, tutti estremamente pertinenti con il tema in esame. Va
anche rilevato che uno sforzo enorme è stato fatto da parte di tutti per
evitare polemiche sterili tra maggioranza e opposizione e puntare, invece, a
individuare proposte concrete.
Pertanto, in conclusione, dopo una seduta durata oltre
sei ore, è stata votata all’unanimità la mozione che riportiamo di seguito. Si
tratta di un primo importante risultato ottenuto che, come si potrà constatare,
accoglie molte richieste contenute nella petizione popolare.
Una mozione che impegna la Giunta
Di seguito si riporta il testo del documento votato e
approvato nell’adunanza consiliare del 28 novembre 2006:
«Il Consiglio regionale, premesso che:
- la situazione dei servizi
socio-sanitari rivolti alla popolazione anziana non autosufficiente nella nostra regione presenta criticità in termini di liste di attesa e di uniformità
sul territorio;
- nella fase di consultazione sulla proposta
di Piano socio-sanitario regionale e nel corso dell’audizione della IV
Commissione consiliare tenutasi il 3 novembre 2006 sono stati evidenziati
rilievi problematici da parte di organizzazioni di tutela degli utenti, di
organizzazioni di volontariato, di soggetti rappresentativi degli operatori del
settore, degli enti locali;
considerato che:
- la Dgr n. 17-15226 del 30 marzo 2005 ha definito un
nuovo modello integrato di assistenza residenziale socio-sanitaria a favore
delle persone anziane non autosufficienti uniforme sul territorio regionale,
comprendente i livelli di assistenza da erogarsi, gli indirizzi e le linee
guida per il nuovo modello, i riferimenti tariffari e la percentuale di
compartecipazione dei cittadini alla spesa; la stessa deliberazione della
Giunta regionale prevedeva una fase di transizione verso il nuovo modello da
concludersi entro il 30 aprile 2006;
- la Dgr n.
51-11389 del 23 dicembre 2003 ha definito i livelli essenziali di assistenza
relativamente alle cure domiciliari, prevedendo una compartecipazione della
sanità alla spesa nella misura del 50% nella fase di lungoassistenza;
-
- da più
parti – e ripetutamente nella fase di consultazione relativa alla proposta di
Piano Socio-Sanitario regionale – si è segnalato come tale limite sia
inadeguato rispetto alle esigenze e generi liste di attesa incompatibili con l’esercizio
di un effettivo diritto di cura e assistenza; si è pertanto quantificato nel 2%
la quota necessaria a rispondere alle reali necessità;
- recentemente
sono stati stanziati ulteriori venti milioni di euro finalizzati all’abbattimento
delle liste di attesa per l’inserimento degli anziani non autosufficienti in
strutture residenziali;
- la
situazione di differenziazione delle tariffe erogate nei diversi territori
regionali può riflettere situazioni di decadimento della qualità o casi di
mancata ottimizzazione nella contrattazione con i fornitori.
Tutto ciò
premesso e considerato impegna
- conseguire
progressivamente ma con tempi certi su tutto il territorio regionale, a garanzia
della qualità dei
servizi erogati, l’omogeneità circa:
·
i livelli di servizio residenziali e
domiciliare resi alla popolazione anziana non autosufficiente;
·
i criteri di accesso ed eventuale
compartecipazione al costo dei servizio da parte degli utenti;
·
le tariffe corrisposte, uniformandosi ai livelli previsti dalla Dgr
n. 17-15226 del 30 marzo 2005, nonché prevedendo, al fine di evitare successive
onerose ricontrattazioni, gli incrementi delle stesse sulla base degli indici
Istat a partire dalla conclusione della fase transitoria;
- assicurare
agli anziani e alle loro famiglie un’effettiva esigibilità dei servizi e una
reale possibilità di scelta tra cura domiciliari e inserimenti in strutture
residenziali stabilendo:
·
nel 2% degli anziani ultrasessantacinquenni
la quota posti letto in strutture residenziali;
·
una quota certa e crescente di prese in
carico domiciliari di anziani non autosufficienti, applicando la
compartecipazione sanitaria alla spesa secondo quanto previsto dall’accordo sui
Lea;
- definire un modello di domiciliarità
integrata, comprendente prestazioni socio-sanitarie, prestazioni di assistenza
familiare e servizi di supporto, da integrarsi in un unico piano assistenziale
individualizzato;
- far cessare la prassi ancora troppo diffusa
di ricoveri impropri in case di cura per la lungoassistenza di anziani non
autosufficienti con caratteristiche che consentono l’inserimento in Rsa o Raf;
- definire un piano che dia tempi certi al completamento
delle procedure di accreditamento delle strutture, superando l’attuale sistema
di regime transitorio;
- riattivare e rendere permanente il tavolo
misto di confronto che comprende uffici regionali, rappresentanze degli enti
locali, degli enti gestori, degli utenti, del terzo settore e dei lavoratori,
come luogo di elaborazione, consultazione sui
provvedimenti da adottare e di verifica rispetto ai servizi resi;
- attuare, anche con il coinvolgimento delle
organizzazioni di rappresentanza degli utenti, iniziative volte a rilevare e
controllare la qualità dei servizi resi».
Primi risultati concreti
A sostegno della validità delle iniziative intraprese,
specialmente nell’ultimo trimestre 2006, citiamo i seguenti risultati:
· l’aumento da
· lo stanziamento di 20 milioni di euro
per il 2006 e per il 2007 volti alla creazione di circa ulteriori 1.100 posti
letto convenzionati e l’impegno ad aumentare nel 2007 il numero dei posti letto
convenzionati in Rsa/Raf dall’1,3 al 1,5 per cento degli ultrasessantacinquenni
anziani cronici non autosufficienti in modo da ridurre almeno del 25% le
attuali liste d’attesa;
· 5 milioni di euro agli enti gestori dei
servizi socio-assistenziali per aumentare gli aiuti alle famiglie con un
soggetto non autosufficiente in casa e 12 milioni di euro per le cure
domiciliari sanitarie;
· iniziative di controllo sulle strutture
psichiatriche;
· istituzione di un gruppo di lavoro
regionale, con rappresentanti delle nostre associazioni, per la messa a punto
di una delibera sui centri diurni per i malati di Alzheimer e per la
realizzazione di nuclei dedicati nelle strutture residenziali;
· assegnazione di contributi per circa 2
milioni di euro agli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali per le
attività di promozione delle adozioni, in particolare di quelle difficili,
nonché degli affidamenti familiari per i minori in difficoltà.
Perché occorre ancora impegnarsi
Ci sembra che vi siano ragionevoli motivazioni per
proseguire con le iniziative relative alla petizione popolare, anche per non
svilire gli sforzi compiuti finora e difendere i risultati fin qui ottenuti,
che sono importanti, ma non ancora risolutivi.
Il nostro obiettivo è ottenere diritti esigibili. Le
risorse stanziate dalla Giunta sull’onda della pressione popolare sono,
ovviamente, più che apprezzabili, ma per diventare stabili servono leggi e
delibere che riconoscano inequivocabilmente i bisogni delle persone e il loro
diritto a esigere i servizi e le prestazioni necessarie a soddisfarli.
Inoltre, non va dimenticato che ci stiamo impegnando
anche nel nostro stesso interesse di potenziali futuri utenti di un domani e
non solo per rispondere alla spinta solidaristica tesa a ottenere giustizia per
chi è attualmente debole e indifeso.
Non bisogna mai dimenticare che a ognuno di noi e ai nostri cari, anche all’improvviso,
può capitare di non essere più in grado di provvedere autonomamente alle
proprie esigenze fondamentali di vita e di avere la necessita di essere difesi
dagli altri.
Possono essere i
congiunti, ma abbastanza spesso, pur con tutta la loro dedizione, non sempre sono
in grado da soli di districarsi fra i complicati meandri della burocrazia
socio-sanitaria.
La causa può essere,
ad esempio, la non conoscenza delle disposizioni vigenti: quanti sono i figli,
i nipoti, i fratelli, le sorelle e gli altri congiunti di anziani cronici non
autosufficienti che sono stati costretti ad accettare le dimissioni da ospedali
o da case di cura private convenzionate di un loro parente colpito da patologie
invalidanti e da non autosufficienza perché medici, assistenti sociali e altri
operatori hanno loro riferito, affermando il falso, che al Servizio sanitario
nazionale non compete la cura dei malati inguaribili?
D’altra parte è noto
che occorrono anni e anni per la progettazione, la costruzione e l’avvio del
funzionamento dei servizi domiciliari e residenziali.
Dunque, non è mai
troppo presto per agire a favore di se stessi e quindi anche per gli altri. Le
nostre eventuali personali e familiari necessità ci devono spronare a non
perdere tempo.
Come e dove promuovere la petizione popolare
Ogni occasione può
essere colta per promuovere la cultura del
diritto dei più deboli e poter contare su prestazioni certe e adeguate
alle loro esigenze. Ne consegue la necessità di:
· riprendere la
raccolta delle firme con il coinvolgimento di amici, familiari, conoscenti;
· coinvolgere altre
associazioni e organizzazioni che operano nel territorio (non necessariamente
nell’ambito del socio-sanitario: centri sociali e culturali, bocciofile, centri
sportivi, sedi di patronato e sindacali, scuole);
· costruire occasioni
di incontro e di dibattito;
· chiedere adesioni
anche a persone singole che ricoprono particolari ruoli pubblici;
· coinvolgere i
Consigli direttivi di enti e organismi che possono approvare ordini del giorno
in appoggio alla petizione;
· intervenire durante
convegni e dibattiti pubblici per presentare o distribuire la petizione
popolare;
· coinvolgere i
nostri soci, gli aderenti e i volontari per la promozione della petizione e
della cultura dei diritti a tutela delle fasce deboli;
· coinvolgere i Comuni, i loro Consorzi,
le Comunità montane perché sostengono con loro iniziative i contenuti della
petizione;
· informare chi ci ha sostenuto in merito
ai primi risultati ottenuti;
· diffondere la petizione sui nostri
bollettini e riviste.
[1] Elenco
associazioni promotrici: Aip, Associazione italiana parkinsoniani; Almm,
Associazione per la lotta contro le malattie mentali; Alzheimer Piemonte; Ama,
Associazione malati di Alzheimer; Avo, Associazione volontari ospedalieri; Cpd,
Consulta per le persone in difficoltà; Diapsi, Difesa ammalati psichici
Piemonte; Fondazione Idea, Istituto per la ricerca e la prevenzione della
depressione e dell’ansia; Fondazione promozione sociale; Gvv, Gruppi di
volontariato vincenziano; Società di San Vincenzo de’ Paoli; Csa, Coordinamento sanità e assistenza tra i
movimenti di base di Ivrea di cui fanno parte le seguenti organizzazioni: Aias,
Associazione italiana assistenza agli spastici; Associazione comunità alloggio;
Associazione l’Argine; Associazione per la lotta contro le malattie mentali;
Centro di solidarietà l’Orizzonte Cooperativa Pentagramma; Cooperativa S.
Michele; Società di San Vincenzo de’ Paoli; Associazione Casainsieme;
Associazione comunità casa dell’ospitalità; Associazione per la consulenza
familiare; Avulss “Maria Quassola” di Ivrea; Cooperativa Marypoppins;
Cooperativa Praie; Grama, Gruppo di auto mutuo aiuto; Tribunale per i diritti
del malato; Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di
base di Torino a cui aderiscono: Geaph, Genitori e amici dei portatori di
handicap di Sangano (To); Agafh, Associazione genitori adulti e fanciulli
handicappati di Orbassano (To); Aias, Associazione italiana assistenza spastici
di Torino; Associazione “
[2] Il testo integrale della petizione popolare
può essere richiesto all’Associazione promozione sociale, Via Artisti 36,
Torino, tel. 011/812.44.69, fax 011/812.25.95, e-mail: info@fondazionepromozionesociale.it
[3] Nel
volantino distribuito si segnalava che «l’avanzo
di bilancio 2005 della Regione è stato di 348 milioni di euro e rilevanti somme
saranno spese per il Teatro Regio,
[4] Il testo è stato sottoscritto dagli enti gestori
delle strutture socio-assistenziali (Anaste Piemonte, Associazione nazionale strutture
per la terza età; Aria, Associazione responsabili istituti assistenziali;
Federapi Piemonte/Confapi sanità Piemonte; Unione regionale imprese del settore
sanità; Confcooperative/Federsolidarietà; Legacoop Piemonte/Legacoopsociali;
Uneba, Unione nazionale enti beneficenza e assistenza) e le associazioni utenti
coordinate dalla Fondazione promozione sociale (Comitato
promotore della petizione contro l’applicazione dei Lea di cui fanno parte:
Alzheimer Piemonte; Avo, Associazione volontari ospedalieri; Cpd, Consulta per
le persone in difficoltà; Csa, Comitato per la difesa dei diritti degli
assistiti; Diapsi Piemonte, Difesa ammalati psichici; Gvv, Gruppi di
Volontariato Vincenziano; Sea Italia, Servizio emergenza anziani; Società di S.
Vincenzo de Paoli).
[5] La lettera
aperta al Consiglio Regionale del Piemonte era così redatta: «Segnaliamo che giovedì 16 novembre 2006 dalle ore 10.30 alle ore 13.00 avrà luogo un presidio (davanti alla
sede della Giunta regionale) ed una raccolta firme a sostegno della petizione
popolare in via Garibaldi fronte n. civico 7».
«LE PRIME 5.300 FIRME SONO STATE CONSEGNATE ALLA PRESIDENTE DELLA GIUNTA
ON. MERCEDES BRESSO, il 12 settembre 2006.
«Il
presidio è promosso dalle associazioni Alzheimer Piemonte, Anfaa, Avo, Csa, Sea
Italia, Cpd (Consulta per le persone in difficoltà), Diapsi, Gruppi di volontariato
vincenziano, Società S. Vincenzo De Paoli, Utim, unitamente alle associazioni
aderenti alla petizione popolare.
«CHIEDIAMO AI CONSIGLIERI
REGIONALI DI ASSUMERE LE INIZIATIVE NECESSARIE PERCHÉ NELL’ASSESTAMENTO DI
BILANCIO SI INDIVIDUINO LE RISORSE INDISPENSABILI PERCHÉ LE ASL GARANTISCANO:
1. un
rimborso forfetario per le maggiori spese vive sostenute dalle famiglie che
accolgono in casa un proprio congiunto malato e non autosufficiente;
2. cure domiciliari e assegni di cura adeguati
alle esigenze dei malati non autosufficienti, che possono essere curati a casa
propria;
3. centri diurni per i malati di Alzheimer e/o
altre demenze con ogni onere a carico del Servizio sanitario nazionale;
4. la
continuità assistenziale delle cure: dal domicilio all’ospedale, alla casa di
cura, al posto letto in Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) per gli anziani
cronici non autosufficienti, compresi i malati di Alzheimer e/o altre demenze;
5.
l’abbattimento delle liste d’attesa per il ricovero in Rsa;
6. la
messa a norma delle strutture residenziali a rischio.
«OLTRE L’80% DELLE FAMIGLIE NON HA AIUTI A DOMICILIO da Asl e Comuni. Scarsi o nulli sono i contributi alle famiglie con malati a
carico che devono sostenere molte spese per mantenere i loro congiunti a casa. Pochissimi
sono i posti nei centri diurni per i malati di Alzheimer e spesso sono a
pagamento con costi per il trasporto, quando c’è, insostenibili per i familiari.
«Liste d’attesa per un
ricovero anche di tre anni: c’è tempo
di morire! Sono circa 9 mila (4500 solo a Torino e
provincia) i piemontesi anziani cronici non autosufficienti o malati di
Alzheimer che, con le loro famiglie, pagano dai 15 ai 25 mila euro all’anno per
il loro ricovero. Essi hanno diritto a un posto letto convenzionato, con almeno
metà della retta a carico dell’Asl.
«Comuni che chiedono
illegalmente soldi alle famiglie dei ricoverati. Tantissimi
comuni piemontesi non rispettano
le leggi nazionali vigenti e, approfittando dei cittadini che non sono
informati, chiedono alle famiglie di pagare la retta di ricovero per il loro
congiunto. È il Comune, invece, che deve integrare la retta di ricovero, quando
l’assistito non copre l’importo con i suoi redditi e beni personali. Non è
anche questa una “truffa” contro gli anziani?
«Anziani gravemente malati
ricoverati in strutture a rischio. Il 50% delle strutture
di ricovero nella zona di Alessandria e Novi Ligure eroga prestazioni che sono
di gran lunga al di sotto degli standard fissati ancora da una norma del 1995! In
222 strutture su 545 (la metà!) manca personale medico, infermieristico e di
assistenza. Gli operatori hanno contratti di lavoro inapplicati o che prevedono
salari molto bassi e scarse tutele. Cosa ha fatto
«Non è vero che non ci sono
soldi. È dal 2003 che i piemontesi pagano più
tasse (Irpef) vincolate per la
non autosufficienza (legge regionale 1/2003).
Solo nel 2003 sono stati incassati 60 milioni di euro dalla Regione. Dove sono finiti? Inoltre l’avanzo di
bilancio 2005 della Regione è di 348 milioni di euro. Grosse somme saranno
spese per il Teatro Regio,
«Basta con gli sprechi. Perché