Prospettive assistenziali, n. 157, gennaio - marzo 2007
Specchio nero
CONDANNATA UN’INFERMIERA PER NON AVER PULITO UN MALATO
La sesta
Sezione penale della Corte Suprema di Cassazione ha confermato la condanna alla
pena di sei mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per un
anno e al risarcimento dei danni in favore della parte civile dell’infermiera generica A. B. che aveva rifiutato di
provvedere alle operazioni di pulizia sul corpo di un malato «dato che le parti intime di questo e lo
stesso letto erano imbrattati con feci fuoriuscite dalla sacca di contenimento
posizionata dopo un’operazione di chirurgia addominale».
L’infermiera
aveva giustificato il mancato intervento «affermando
che aveva vergogna di pulire le parti intime di una persona di sesso maschile».
Si era quindi «allontanata dal reparto
per circa mezz’ora».
Nel
ricorso la stessa infermiera aveva sostenuto che «l’operazione di riposizionamento della sacca
non rientrava nelle sue mansioni essendo di esclusiva
pertinenza di un medico o di un infermiere professionale». Al riguardo
nella sentenza viene precisato che detto riposizionamento è «una
operazione di normale routine e di
facilissima esecuzione», aggiungendo che «non è dubbio, poi, che le operazioni di pulizia del paziente rientrano
nelle tipiche mansioni degli infermieri generici».
SCOPERTO UN ALTRO ISTITUTO GHETTO PER ANZIANI
Come risulta dal Messaggero
veneto del 14 novembre 2006, sono stati arrestati la direttrice della casa
di riposo “Umberto I” di Latisana, cittadina della
Provincia di Udine, il medico convenzionato con la struttura, otto infermieri e
il titolare di un’impresa funebre. Secondo
Il
provvedimento è stato assunto a seguito della raccolta da parte della Guardia di Finanza di una trentina di testimonianze tra ex
dipendenti e parenti dei ricoverati. Ad avviso del Pubblico Ministero Giancarlo
Buonocore emergerebbero «abuso dell’utilizzo di mezzi di coercizione nei confronti di alcuni malati e una gestione disinvolta di farmaci per
sedare gli stessi malati».
Testimoni
hanno riferito che «schiaffi, pugni,
bastonate e violente compressioni (...) erano all’ordine del giorno». Alcuni
dipendenti sono stati “pizzicati” dalle intercettazioni ambientali della
Procura. Ad esempio un’infermiera si era rivolta ai pazienti di una stanza
minacciandoli con le seguenti frasi: «Ti
stampo al muro», «A te ti
venisse un cancro».
Dal Corriere della sera del 14 novembre 2006
risulta che «un
dipendente ha fornito ai finanzieri fotografie degli anziani pazienti che
mostravano lividi e segni di percosse».
LE ASL E I COMUNI CONTINUANO A
VIOLARE LE LEGGI E A CREARE POVERTÀ
Il IV rapporto del Ceis Sanità - Università di Tor Vergata di Roma, presentato il 20 dicembre 2006,
conferma le nefaste conseguenze economiche nei confronti delle famiglie i cui
componenti non autosufficienti vengono dimessi da ospedali e da case di cura
private pur necessitando ancora di cure sanitarie (1) e segnala «la presenza nel nostro Paese di uno
“zoccolo duro” di iniquità sociale, numericamente rappresentato dalle famiglie
che impoveriscono e da quelle che sostengono spese “catastrofiche”. In termini
assoluti si tratta di un fenomeno ragguardevole, che coinvolge complessivamente
oltre 1 milione e 200 mila nuclei familiari. E l’età avanzata è un
catalizzatore potente della fragilità socio-economica: sopra i 65 anni aumenta infatti del 50% la probabilità di un impoverimento causato
da spese sanitarie out of pocket. In
base agli ultimi dati 2004 dell’Istat, risulta che 295.572 famiglie (pari a circa l’1,3% della
popolazione) sono scese al di sotto della soglia di povertà a causa delle spese
sanitarie sostenute. Mentre le famiglie soggette a spese
catastrofiche, sempre per ragioni sanitarie, sono 967.619 (pari al 4,2% della
popolazione).
«una notevole quota (45,6%) delle famiglie impoverite è
composta da anziani soli o coppie di anziani senza
figli. E comunque la stragrande maggioranza delle
famiglie soggette ad impoverimento (circa il 65,3%) conta almeno un membro
anziano.
«Secondo le stime del Ceis, la presenza di un over
(1) Si ricorda che nel documento
“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e
servizi sociali” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del
Ministro per la solidarietà sociale, Roma, ottobre 2000, viene affermato che «nel corso del 1999, 2 milioni di famiglie
sono scese sotto la soglia della povertà a fronte del carico di spese sostenute
per la “cura” di un componente affetto da una malattia cronica».
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