Prospettive assistenziali, n. 158, aprile - giugno 2007

 

 

LETTERA APERTA AI PROMOTORI, AGLI ORGANIZZATORI E AI PARTECIPANTI DELLA CONFERENZA NAZIONALE DELLA FAMIGLIA

 

 

Riportiamo il testo del volantino predisposto dal Csa e distribuito a Firenze il 24 maggio 2007 in occasione della Conferenza nazionale sulla famiglia.

 

Il Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base, cui aderiscono le organizzazioni sotto elencate, che opera ininterrottamente dal 1970 per la promozione dei diritti della fascia più debole della popolazione, richiama l’attenzione sulle inquietanti omissioni e gravi inesattezze contenute nel documento conclusivo del 3 maggio 2007 della “Indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia” svolta dalla Camera dei Deputati e avanza proposte volte a garantire una effettiva giustizia sociale.

 

Inquietanti omissioni

Nel documento di cui sopra non viene segnalato che:

- le persone con handicap impossibilitate a svolgere qualsiasi attività lavorativa proficua, dovrebbero vivere con la miserrima pensione mensile di invalidità di euro 242,84;

- se detti soggetti abbisognano di una assistenza continua 24 ore su 24 (ad esempio perché possono mettere in pericolo la loro esistenza non essendo in grado di autogestirsi, devono essere imboccati e soffrono di doppia incontinenza), lo Stato eroga solo altri 15 euro al giorno quale indennità di accompagnamento;

- le leggi sull’handicap n. 104/1992 e 162/1998 e la n. 328/2000 non stabiliscono alcun diritto esigi­bile;

- ai sensi delle leggi vigenti – la prima è addirittura la 692 del 1955 – gli anziani cronici non autosufficienti, i malati di Alzheimer ed i pazienti colpiti da altre forme di demenza senile hanno il diritto esigibile alle cure socio-sanitarie senza limiti di durata. A causa delle illegali dimissioni dalle strutture ospedaliere dei suddetti malati ancora bisognosi di cure, i congiunti devono sostenere spese spesso rilevanti per cui, dopo la disoccupazione, il carico familiare di persone non autosufficienti è la principale causa di povertà;

- non esiste alcuna legge nazionale volta alla prevenzione degli infanticidi e al sostegno delle gestanti e madri in gravi difficoltà affinché decidano responsabilmente se riconoscere o non riconoscere i loro nati. A livello regionale c’è solo la n. 16/2006 della Regione Piemonte;

- nessun diritto esigibile è previsto per le famiglie in gravi difficoltà per cui vi sono minori ricoverati presso strutture residenziali che potrebbero vivere con i loro genitori e/o gli altri congiunti se venissero loro fornite le necessarie prestazioni socio-psico-economiche;

- i Comuni non sono obbligati ad istituire il servizio di affidamento familiare e a promuovere e sostenere l’adozione dei minori grandicelli, con handicap o malati.

 

Gravi inesattezze

Non è vero che, in base alla legge 328/2000, ai Comuni è stata demandata la gestione di tutte le competenze assistenziali, in quanto le Province, come stabilisce il 5° comma dell’articolo 8 della stessa legge 328/2000, sono ancora obbligate, salvo diversa disposizione legislativa regionale, ad assistere i minori figli di ignoti, i fanciulli nati fuori dal matrimonio e riconosciuti dalla sola madre, nonché i bambini, gli adulti e gli anziani ciechi o sordi “poveri rieducabili”, così definiti dal regio decreto 383/1934.

Poiché non è stata attuata la delega di cui all’articolo 24 della legge 328/2000, non è vero che è stato realizzato il «riordino di tutti gli emolumenti che a vario titolo sono corrisposti in campo sociale» per cui permangono assurde disparità di trattamento e gli importi non rispondono alle esigenze vitali dei soggetti con limitata o nulla autonomia.

Inoltre non è vero che attualmente la legge 328/2000 contenga norme esigibili in base alle quali «il sistema integrato di interventi e servizi sociali riconosce e sostiene il ruolo peculiare delle famiglie nella formazione e nella cura della persona, nella promozione del benessere e nel conseguimento della coesione sociale; sostiene e valorizza i compiti che le famiglie svolgono sia nei momenti critici e di disagio».

 

Proposte

Se si vogliono aiutare veramente i nuclei familiari in gravi difficoltà occorre:

- garantire alle persone con handicap invalidanti così gravi da impedire ogni attività lavorativa proficua un livello pensionistico sufficiente per vivere;

- adeguare l’indennità di accompagnamento alle esigenze dei soggetti con limitata o nulla autonomia;

- assumere iniziative volte alla corretta attuazione delle leggi vigenti che obbligano il Servizio sanitario nazionale a fornire a livello domiciliare e residenziale le necessarie cure anche alle persone malate, comprese quelle anziane colpite da patologie invalidanti e da non autosufficienza;

- riconoscere il volontariato intrafamiliare svolto da congiunti o da terze persone a favore dei soggetti di cui sopra, nonché degli individui con handicap e limitata o nulla autonomia, fornendo a detti volontari il rimborso, se del caso forfetario, delle spese vive sostenute;

- rispettare l’articolo 25 della legge 328/2000 ed i decreti legislativi 109/1998 e 130/2000 in base ai quali gli assistiti ultrasessantacinquenni non autosufficienti e quelli con handicap in situazione di gravità devono contribuire alle spese di ricovero e di frequenza di centri diurni esclusivamente in base alle loro personali risorse economiche;

- approntare un piano straordinario per la creazione di Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) per le persone anziane colpite da patologie invalidanti e da non autosufficienza, i cui posti letto sono attualmente insufficienti;

- predisporre un altro piano straordinario per l’istituzione di centri diurni (massimo 20 posti, almeno 40 ore settimanali) e di comunità alloggio (massimo 10 posti di cui 2 per le emergenze) per i soggetti con handicap intellettivo non malati e con limitata o nulla autonomia;

- predisporre un piano specifico per il superamento del ricovero dei minori in istituto (che doveva essere realizzato entro il 31 dicembre 2006) sancendo: a) il diritto esigibile dei nuclei familiari agli aiuti psico-socio-economici che, se non li ricevono, cadono nel baratro dell’emarginazione; b) l’obbligo dei Comuni ad istituire il servizio di affidamento familiare a scopo educativo ed a promuovere e sostenere le adozioni dei minori privi di sostegno morale e materiale da parte dei loro congiunti, con particolare riguardo ai fanciulli grandicelli, con handicap o malati; c) l’impegno dei Comuni di creare comunità alloggio aventi al massimo 6 posti per i minori non altrimenti assistibili;

- approvare le proposte di legge n. 1754 e 2230/Camera volte alla prevenzione degli infanticidi e al sostegno delle gestanti e madri in condizione di disagio, nonché il disegno di legge n. 1050/Senato in modo che tutti i cittadini maggiorenni possano essere rappresentati, per la tutela della loro salute, dall’insorgere della non autosufficienza (ictus, infarto, ecc.) fino alla nomina del tutore o dell’amministratore di sostegno da parte dell’autorità giudiziaria, tenuto conto che attualmente detti  cittadini non possono essere rappresentati legalmente nemmeno dai loro congiunti;

- promuovere l’utilizzo dello strumento della concessione, in base al quale possono essere costruite strutture sociali senza alcuna spesa di investimento da parte dei Comuni.

 

www.fondazionepromozionesociale.it