Prospettive Assistenziali 159/2007
Editoriale
BASTA CON
Com’è evidente si tratta di una somma di gran lunga
inferiore al minimo indispensabile per vivere, che copre solamente una piccola
parte delle spese relative agli alimenti, al vestiario e alle esigenze
esistenziali, nonché al pagamento dell’affitto di casa e delle utenze.
È quindi calpestata la dignità delle persone con
handicap grave e gravissimo. Esse, infatti, per poter sopravvivere sono
costrette ad essere a carico dei propri congiunti (che non sempre ci sono e
hanno adeguate disponibilità economiche) o ad elemosinare sussidi, ricorrendo
soprattutto alla beneficenza privata o a trascorrere la loro esistenza in
istituti di ricovero[2].
Riteniamo pertanto ragionevole che al più presto il
livello della pensione di inabilità per i soggetti sopra indicati venga elevato
a 580,00 euro, corrispondente all’importo che l’Inps verserà a partire dal 2008
agli invalidi civili totali di età superiore ai 60 anni[3]. Al riguardo
costituisce una grave discriminazione (cfr. anche la relativa legge 67/2006) che
detta somma non venga erogata alle persone che si trovano nelle identiche
condizioni, ma hanno un’età inferiore ai 60 anni.
Adeguamento dell’indennità di
accompagnamento
Se le persone con handicap, impossibilitate a svolgere
qualsiasi attività lavorativa proficua, necessitano, ad esempio perché colpite
gravemente sul piano intellettivo, di essere assistite 24 ore su 24 (perché
prive di autonomia e incapaci di rendersi conto dei pericoli ai quali
andrebbero incontro da sole, devono essere alzate e coricate, vestite, pulite e
spesso anche imboccate, ecc.), lo Stato versa l’indennità di accompagnamento
(legge 18/1980) di appena 15 euro al giorno[4]!
Riteniamo dunque urgente che l’importo venga adeguato alle prestazioni che
devono essere fornite.
Appello alle istituzioni e alle forze
sociali
Di fronte alla drammatica, disumana e incivile
situazione delle persone alle quali sono erogati gli offensivi importi sopra
indicati, Prospettive assistenziali
rivolge un accorato appello al Governo e al Parlamento affinché assumano le
urgentissime iniziative volte a porre gli opportuni rimedi.
Se il Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano
Prodi, vuole veramente «aiutare quelli
che stanno peggio», come ha dichiarato a
Dai contatti da noi avuti con alcuni Parlamentari,
temiamo non sia imminente la concretizzazione della sopra citata dichiarazione
del Presidente del Consiglio dei Ministri, nonostante le rilevanti
disponibilità finanziarie conseguenti al gettito delle tasse superiore alle
attese[6].
Si consideri che recentemente sono state aumentate,
anche se in misura estremamente limitata, le pensioni minime, ma finora né il
Governo né le forze politiche hanno rilevato la necessità dell’adeguamento
dell’attuale importo da fame delle pensioni di inabilità e di invalidità e dell’assegno
di accompagnamento erogato alle persone che – come abbiamo già segnalato –
abbisognano quotidianamente di prestazioni 24 ore su 24.
Riteniamo quindi indispensabile e urgente il sostegno
delle organizzazioni sociali, e non solo delle associazioni che operano nel
settore dell’handicap, sostegno che non dovrebbe limitarsi ad una generica
solidarietà, ma essere tale, sia per intensità che per durata, da consentire il
superamento delle indifferenze e delle resistenze di Ministri e di Parlamentari.
I Consigli regionali, provinciali e comunali possono
svolgere un ruolo attivo mediante l’approvazione di mozioni e di ordini del giorno.
Confidiamo che l’obiettivo primario dei politici, degli
amministratori, degli operatori e dei volontari sia volto a garantire la
massima autonomia possibile anche alle persone con handicap. Com’è ovvio questi
soggetti, come tutti i cittadini, hanno l’esigenza non solo di idonei servizi
sanitari e sociali (casa, trasporti e assistenza, ecc.), ma anche di una
adeguata disponibilità economica.
A questo riguardo siamo rimasti esterrefatti dalla
risposta fornitaci dal Comitato promotore della proposta di legge n. 1902,
presentata l’8 novembre 2006 alla Camera dei Deputati dall’On. Bellillo e da
altri Parlamentari[7]. Alla richiesta avanzata
il 27 giugno 2007 dal Csa di iniziative «del
Comitato perché in occasione della trattativa sulle pensioni venga anche affrontata
la questione di quelle di fame erogate agli invalidi, in particolare a coloro
che, a causa delle loro menomazioni, non sono in grado di svolgere alcuna
attività lavorativa», è stato risposto che «seguiremo solamente un obiettivo alla volta». Dunque, il suddetto
Comitato considera prioritario il prepensionamento del o dei genitori lavoratori
con figli affetti da gravi handicap, rispetto ad un aumento della pensione diretto
a consentire loro un autonomo livello di vita[8].
Per quanto concerne Prospettive assistenziali ci impegnamo a continuare e considerare
questo problema come assolutamente preminente rispetto a tutti gli altri e
quindi a intraprendere tutte le iniziative necessarie fino a quando non verrà
disposta dal Parlamento una soluzione accettabile.
[1] Da
anni su Prospettive assistenziali viene
denunciato l’importo da fame della pensione di invalidità e viene richiesto
l’adeguamento dell’indennità di accompagnamento. Fra gli ultimi articoli si
vedano i seguenti: “Proposte del Csa in merito alla nuova legislatura
nazionale”, n. 151, 2005; “2003 anno europeo delle persone con handicap:
un’occasione mancata”, n. 152, 2005; Giuseppe D’Angelo, “Livelli essenziali di
assistenza sociale e diritti esigibili”, n. 153, 2006; “Chiediamo al nuovo
Parlamento e al nuovo Governo provvedimenti che superino la
discrezionalità/beneficenza e riconoscano diritti esigibili ai soggetti deboli”
e Roberto Tarditi, “Lettera aperta al Presidente Ciampi”, n. 154, 2006;
“Lettera al Presidente della Repubblica”, n. 156, 2006; Roberto Tarditi, “Come
si fa a vivere con 242,84 euro al mese?” e “Lettera aperta ai promotori, agli
organizzatori e ai partecipanti della Conferenza nazionale della famiglia”, n.
158, 2007. Le questioni riguardanti il livello da fame della pensione di invalidità
e l’indennità di accompagnamento sono state, inoltre, affrontate in occasione
dell’indagine conoscitiva sulle condizioni sociali delle famiglie in Italia
svolta dalla Commissione affari sociali della Camera dei Deputati (cfr.
l’audizione di Maria Grazia Breda del Csa del 29 novembre 2006) e della
Conferenza nazionale sulla famiglia tenutasi a Firenze dal 24 al 26 maggio
2007, nonché nel corso di numerosi incontri avuti con Ministri, Sottosegretari,
Parlamentari e autorità
regionali, provinciali e locali.
[2] Com’è
noto il costo del ricovero è di gran lunga superiore all’importo della pensione
di inabilità. Infatti per i soggetti molto gravi la retta mensile varia da
[3] Cfr. Conquiste del lavoro del 27 luglio 2007.
[4] L’indennità di accompagnamento è stata istituita con lo scopo di assicurare alle persone con handicap invalidanti una somma tale da compensare le maggiori spese sostenute a causa delle menomazioni. Tuttavia l’importo mensile (euro 457,66) non tiene in considerazione le profonde differenze tra i soggetti necessitanti di assistenza 24 ore al giorno e quelli con limitazioni ridotte, ad esempio una parte degli individui con handicap fisici meno gravi.
[5] A
nostro avviso fra «quelli che stanno
peggio» vi sono altresì, come abbiamo più volte rilevato su questa rivista,
gli anziani cronici non autosufficienti, sovente dimessi in modo selvaggio (e
cioè senza garantire le prosecuzione delle cure a domicilio o presso strutture
residenziali) da ospedali e case di cura private; i minori con genitori in
condizioni di rilevante disagio o con notevoli incapacità educative; i nuclei
familiari ai quali i servizi pubblici scaricano i soggetti colpiti da patologie
o da handicap invalidanti; le gestanti prive di adeguati sostegni
psico-socio-economici anche per quanto concerne la complessa e difficile
decisione, che dovrebbe essere la più responsabile possibile, di riconoscere o
non riconoscere i loro nati.
[6]
Nell’articolo “Entrate, un altro boom” apparso su Avvenire del 25 agosto 2007, viene rilevato che «nei primi otto mesi i versamenti legati
alla dichiarazione dei redditi sono saliti del 21%. In cassa 7,8 miliardi di
euro di maggior gettito».
[7]
Secondo la proposta dell’On. Bellillo «il
lavoro di cura e di assistenza a familiari invalidi, con totale e permanente
invalidità lavorativa che assume connotazione di gravità (…) e che sono
assistiti totalmente nell’ambito della famiglia, svolto da lavoratori e
lavoratrici, è equiparato alle attività usuranti». La presa di posizione
contraria di Prospettive assistenziali
è stata motivata negli articoli “È corretto incentivare l’assistenza familiare
totale dei soggetti con handicap in situazione di gravità?”, n. 157, 2007 e
“Botta e risposta in merito alla proposta di legge sull’assistenza familiare
totale dei soggetti con handicap grave”, n. 158,
[8] Occorre a nostro avviso considerare anche le situazioni non infrequenti in cui i soggetti con handicap e limitata o nulla autonomia restano orfani.