Prospettive assistenziali, n. 159, luglio - settembre 2007
Notiziario
della Fondazione promozione sociale
A partire dal mese di gennaio 2007
La decisione non è
stata semplice, perché, analogamente a quanto si verifica
nel settore degli anziani cronici non autosufficienti e dei malati di Alzheimer
o degli adulti con patologie invalidanti e/o degenerative (ad esempio persone
affette da sclerosi multipla, traumatizzati cranici), all’attività pura e
semplice di opposizione alle dimissioni, deve necessariamente seguire anche una
precisa azione nei confronti delle istituzioni (Regioni, Asl,
enti locali), perchè siano realizzate le risposte socio-sanitarie idonee a
soddisfare le esigenze di questi malati: cure domiciliari, centri diurni
sanitari e ricoveri convenzionati in Residenze sanitarie assistenziali.
Per raggiungere
questi obiettivi
Tuttavia,
recentemente si è costituito un coordinamento tra le associazioni di tutela dei
malati psichiatrici che hanno assicurato il loro appoggio alla petizione
popolare (2) e una piattaforma comune di richieste nei confronti della Regione
Piemonte e delle Asl a cui hanno aderito anche il Csa.
L’attività di
sportello come – vedremo più avanti – può soddisfare le esigenze del singolo
caso, ma, nel contempo permette di entrare nello
specifico dei problemi, individuare gli ostacoli e avanzare proposte operative
concrete alle amministrazioni a tutela dei diritti di questi malati: aspetto
questo che dovrà essere sostenuto dall’attività delle associazioni di tutela. A
titolo di esempio riportiamo una delle situazioni
seguite.
Il caso
della signora E.V.
Il 7 marzo 2007 la
signora E.V. telefona alla Fondazione. Ha il padre di 78 anni ricoverato in una
casa di cura convenzionata per malattie mentali. È agitata e preoccupata
perché, a dieci giorni dal ricovero avvenuto in seguito ad una forte crisi, con
aggressività manifestata nei confronti della moglie (di anni
74) (3), il medico del reparto le ha annunciato la dimissione del paziente a
giorni.
La signora ha accolto in casa la madre (che è terrorizzata),
ma ha una bambina piccola e non può assolutamente occuparsi del padre se
rientrasse al domicilio. E che ne sarebbe di lui – si
chiede – una volta a casa, da solo, incapace com’è di provvedere alle esigenze
minime: farsi da mangiare, andare a fare la spesa, prendere le medicine?
È l’assistente sociale dell’Asl, a cui si è
rivolta, che le ha consigliato di rifiutare le
dimissioni e di rivolgersi alla nostra Fondazione.
Chiariamo con la signora E.V. che l’obbligo di cura spetta in effetti al Servizio sanitario nazionale e non ai
familiari. Poiché l’alloggio è affittato a nome del
padre, consigliamo per il momento di continuare a ospitare presso di lei la
madre.
Vista la minaccia di dimissioni incombente le suggeriamo però di inviare subito la seguente raccomandata con
ricevuta di ritorno:
- Egr. Direttore Generale Asl
(di residenza del paziente)
- Egr. Direttore Generale Asl (del territorio in cui ha sede
la struttura)
- Egr. Direttore Sanitario
(Ospedale o Casa di cura privata convenzionata)
«Confermo mia impossibilità ad accettare le dimissioni di
mio marito C.V. affetto da ideazione delirante con tematiche di gelosia nei miei confronti (vedi documentazione
allegata) attualmente ricoverato presso
«Chiedo pertanto ai responsabili in indirizzo di agire
nei suoi riguardi attivando i percorsi di cura necessari alla sua tutela».
Il primo risultato è che le dimissioni non sono più così imminenti, anche
se i medici della Casa di Cura continuano a non voler prendere in
considerazione i problemi della moglie.
La figlia, pur avendo molti sensi di colpa, perché vuole bene al padre,
capisce che non può permettere che torni a casa con grave rischio per
l’incolumità di sua madre. Sostenuta dalla Fondazione resiste alle pressioni,
ma decide di incontrare il padre.
Riesce ad avere un colloquio ragionevole con lui, che accetta l’ipotesi di
un ricovero definitivo in Rsa; nell’arco di una quindicina di giorni il signor C.V. è trasferito, con il suo consenso, dalla casa di cura
ad una Rsa con ambulanza a carico del Servizio sanitario regionale. La moglie
può rientrare a casa.
Altre iniziative della figlia
Purtroppo la struttura di ricovero è situata a più di
Infine, per rappresentare meglio gli interessi di suo padre decide anche di
assumere le funzioni di amministratore di sostegno e,
dopo essersi consultata con l’Utim (Unione per la
tutela degli insufficienti mentali), che segue per conto della Fondazione
questa attività, ha presentato autonomamente la domanda, come previsto dalla
legge 6/2006.
Commento
Questi sono i fatti, così come sono accaduti, che dimostrano che le leggi
vigenti tutelano i malati cronici non autosufficienti, qualunque sia la loro
patologia. Osservo che il malato non è entrato in nessuna lista d’attesa e ha
ottenuto il ricovero, entro due mesi circa, passando direttamente dall’ospedale
(ricovero in Tso) alla casa di cura e poi alla Rsa
convenzionata. Certamente non è stato tutto lineare, perché la signora E.V., come spesso capita con i
parenti, ha avuto non pochi timori prima di decidersi a scrivere, temendo
ricatti e ripercussioni negative nei confronti del malato. Si noti che la
telefonata è del 7
marzo 2007, ma la lettera verrà inviata solo il 3 aprile, e cioè quasi un mese
dopo, durante il quale la signora ha tentato (inutilmente) di risolvere la
questione “parlando” con i medici e l’assistente sociale.
Ma, come riconoscerà
in seguito, è l’invio della lettera raccomandata che ha modificato
significativamente la situazione.
Nel caso in specifico, vista l’età (78 anni)
Nel caso di giovani e/o adulti con problemi psichiatrici gravi la risposta dovrebbe essere la comunità alloggio sanitaria.
Auspichiamo, quindi, che associazioni di tutela dei malati psichiatrici
sostengano la difesa dei casi singoli e, contestualmente, promuovano le
iniziative necessarie (comprese azioni rivendicative e di protesta) nei
confronti delle istituzioni, affinché sia davvero esigibile il diritto alle
cure sanitarie per i malati psichiatrici che non possono rientrare al proprio
domicilio e siano realizzate le strutture residenziali necessarie in misura adeguata
al fabbisogno.
Come abbiamo spiegato inizialmente
(1)
- fornire le
informazioni e il sostegno necessari ai familiari di soggetti con handicap
intellettivo e ai congiunti di adulti e anziani
cronici non autosufficienti (compresi i malati di Alzheimer), affinché possano
tutelare al meglio i diritti dei propri familiari;
- aiutare i
cittadini a predisporre correttamente le richieste agli enti pubblici per
ottenere le prestazioni necessarie (ad esempio centri diurni,
comunità alloggio);
- ottenere la
prosecuzione delle cure presso ospedali o case di cura
private convenzionate degli adulti e degli anziani cronici non autosufficienti,
quando non è possibile il loro rientro a domicilio e non è disponibile un posto
letto convenzionato con l’Asl in una residenza
socio-sanitaria;
- richiedere agli
enti locali l’integrazione delle rette di ricovero, prevista dalle leggi
vigenti e che riguardano gli anziani malati cronici non autosufficienti
ultrasessantacinquenni ed i soggetti con handicap in situazione di gravità.
La
consulenza è fornita previo appuntamento, a titolo gratuito.
(2) Ci riferiamo alla petizione popolare (tuttora in corso) rivolta al
Presidente della Regione Piemonte, ai Sindaci, ai Presidenti delle Province,
delle comunità montane e dei consorzi socio-assistenziali, ai Direttori
generali delle Asl e delle Aso,
sottoscritta da oltre 50 organizzazioni del terzo settore. Si vedano al
riguardo gli articoli pubblicati su Prospettive assistenziali “Una petizione
popolare per richiedere idonei provvedimenti sanitari, socio-sanitari e
assistenziali a favore dei soggetti deboli del Piemonte”, n. 153, 2006; Maria Grazia Breda, “Petizione
popolare per il Piemonte: i primi risultati ottenuti”, n. 157, 2007.
(3) Nella
dichiarazione medica che la signora E.V. ha inviato successivamente risulta che
il signor C.V. «Entra
in reparto proveniente dal Servizio psichiatrico di diagnosi e cure dove era stato ricoverato in regime di Tso
[trattamento sanitario
obbligatorio, n.d.r.] in data 7 febbraio 2007 e trasferito con
diagnosi di episodio psicotico acuto, vasculopatia ischemica cerebrale generalizzata, ipertensione arteriosa
con insufficienza renale, ipertrofia prostatica. Al domicilio il paziente aveva
più volte aggredito la moglie spinto da una ideazione
delirante con tematiche di gelosia (…)». Al momento del trasferimento alla
casa di cura il medico conferma che «permane
l’interpretatività delirante nei confronti della
moglie che consiglia al momento il proseguimento delle cure in casa di cura».
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