Prospettive assistenziali, n. 161, gennaio-marzo 2008

 

 

Notiziario dell’Unione per la tutela degli insufficienti mentali

 

 

COME SI DEVE OPERARE PER L’INTEGRAZIONE DELLE PERSONE CON HANDICAP

L’integrazione delle persone con handicap è basilare per assicurare loro una accettabile vita di relazione e per il rispetto dei loro diritti essenziali che vanno oltre il solo coinvolgimento del settore assistenziale, ma richiedono altresì le prestazioni previste dai settori che erogano i servizi fondamentali per tutte le persone (sanità, istruzione, trasporti, cultura, ecc.).

La Delegazione Utim di Nichelino denuncia un caso problematico di integrazione e propone alternative.

A proposito di integrazione, si è tenuto un convegno in data 17 novembre 2007 presso il Centro sociale “N. Grosa” di Nichelino, organizzato dal Cisa 12 (Consorzio intercomunale servizi assistenziali) e dai Comuni di Nichelino, Vinovo, None e Candiolo, intitolato “Pari opportunità e percorsi d’integrazione: una posta in gioco”.

Occorre ricordare che l’integrazione delle persone con handicap – al di là di iniziative specifiche messe in campo – si realizza efficacemente solo non escludendo tali soggetti dai normali servizi rivolti a tutti.

Questo principio dovrebbe essere inciso nella pietra ed essere la guida per ogni buon politico o amministratore.

Non escludere, in sostanza, significa che i servizi rivolti a tutta la popolazione devono essere predisposti per soddisfare anche le esigenze delle persone più deboli.

In più, le persone con handicap con limitata o nulla autonomia, hanno ovviamente necessità di servizi aggiuntivi assistenziali, cioè di quei servizi quali per esempio la comunità alloggio e il centro diurno. Ma, occorre ribadire, per tutti gli altri servizi – vale a dire sanità, trasporti, lavoro, scuola, casa, cultura, ecc. – essi devono potersi rivolgere agli stessi enti che erogano le prestazioni per tutti i cittadini ed usufruire quindi degli stessi servizi (resi accessibili eliminando anche le barriere fisiche di tipo architettonico).

Di seguito alcuni esempi:

- l’insegnante di sostegno è l’insegnante di tutta la classe, non della persona con handicap. L’even­tuale ulteriore supporto educativo deve essere fornito dalla scuola e non dal consorzio socio assistenziale Cisa 12;

- le persone con handicap con capacità lavorative, anche solo residue, hanno diritto ad essere impiegate nelle normali aziende e non solo in organizzazioni specifiche create ad hoc (esempio cooperative). Altresì, l’assessorato competente in materia di lavoro deve occuparsi anche dell’inserimento lavorativo delle persone con handicap e non trasferire al Cisa 12 tale attività;

- i trasporti devono essere organizzati in maniera da accogliere anche i soggetti con handicap. Non bisogna avere servizi di trasporto rivolti solo ai soggetti con handicap. Lo scuolabus di Nichelino purtroppo è distinto per alunni normali e per alunni con handicap. Non solo: il servizio per gli allievi con handicap è addirittura gestito dal consorzio Cisa12, che non ha competenze prioritarie in merito ai trasporti, in quanto lo scuolabus riguarda tutti gli alunni ed è a capo del relativo assessorato;

- per quanto riguarda la casa, non bisogna prevedere edifici o complessi specificamente rivolti alle persone con handicap.

Occorre prevedere comunità familiari in alloggi siti nei normali condomini, non accorpate tra loro. Purtroppo accade che il Cisa 12 decida di realizzare una comunità alloggio accanto ad una già esistente (in via Amendola), concentrando problematiche di handicap in uno stesso luogo, in barba al principio di integrazione.

Quelli citati sono a nostro avviso alcuni atti, nella sostanza discriminatori, che divergono da una vera volontà di integrare le persone con handicap.

Per una reale integrazione è necessario lo sforzo di tutti, ma in particolare occorre fare a monte scelte adeguate: non servono interventi occasionali e non bastano le iniziative estemporanee.

 

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