VALIDA DELIBERA DELLA
REGIONE PIEMONTE SULLE CURE Sanitarie
DOMICILIARI RIVOLTE
AI SOGGETTI IN Età EVOLUTIVA
Con la delibera n. 26-10669 del 2 febbraio 2009 la
Giunta della Regione Piemonte ha approvato le “Linee guida per l’attivazione
del servizio di cure domiciliari nelle Aziende sanitarie locali relativamente
ai soggetti in età evolutiva”. Detta delibera integra la delibera della stessa
Giunta n. 13-14538 del 1° gennaio 2005 concernente le “Linee guida per la
ventilazione meccanica domiciliare a pressione positiva e le dimissioni
protette del paziente pediatrico con insufficienza respiratoria cronica”.
Il provvedimento n. 26/2009 precisa, fra l’altro,
quanto segue:
«a)
l’approccio al minore, che necessita di cure domiciliari, deve tenere conto
delle sue peculiarità biologiche-evolutive, cliniche, psico-relazionali, sociali
ed educative, con particolare riferimento all’inserimento nella comunità
sociale. Esse determinano e modulano tipologie e quantità di bisogni
presentati, condizionando i modelli organizzativi e le azioni da intraprendere
per ciascun minore e per la sua famiglia;
b) nell’età
evolutiva la rete dei servizi è costituita da molteplici servizi territoriali
ed ospedalieri che, per rispondere in modo adeguato a domande differenziate,
devono interagire tra loro. Tali servizi devono poter addizionare o scomporre
le prestazioni in relazione alle disponibilità e all’esistenza di un nucleo
familiare di appoggio e in relazione al piano di assistenza individuale;
c) il
collegamento non è solo operativo, ma funzionale, con percorsi che talvolta si
incrociano, generando a loro volta percorsi dall’ospedale al territorio o,
viceversa, con direzione opposta dal territorio all’ospedale;
d) il
complesso di queste azioni definisce a sua volta i contorni dei “profili di
intervento” da garantire. Questo riferimento a profili di intervento è da
preferire ad un elenco di singole prestazioni da erogare; infatti si lega più
direttamente e compiutamente alla modalità di presa in carico globale della
persona non esaurendosi nella sola erogazione di una somma di singole
prestazioni, senza che esse siano inserite in un “piano assistenziale
individuale” unitario e predefinito;
e) gli attori
coinvolti nei profili di intervento sono molteplici e tra loro si evidenziano costantemente
“due figure chiave”: il case manager, figura professionale territoriale,
riconosciuto dalla famiglia e che funge da punto di riferimento per essa e per
l’équipe socio-sanitaria, e il caregiver,
figura espressa dalla famiglia, che funge da riferimento per l’équipe
socio-sanitaria. Case manager e caregiver sono figure già presenti in altri tipi di
assistenza integrata;
f) occorre
che siano definite risposte peculiari, non improvvisate, dinamiche e
multidimensionali ai problemi specifici del minore e della sua famiglia, nella
variabilità delle situazioni, non essendo possibile l’applicazione al minore
delle stesse modalità di gestione dell’adulto e dell’anziano, che sono la
popolazione maggiormente assistita dai servizi di cure domiciliari;
g) per operare
adeguatamente nell’ambito dell’età evolutiva è necessario:
1.
individuare modalità di gestione specifiche per il minore;
2. definire
un percorso specifico bi-direzionale ospedale-domicilio o, viceversa,
territorio-ospedale;
3.
individuare personale sanitario e sociale competente in età evolutiva da
coinvolgere nei casi di cure domiciliari pediatriche;
4. garantire
percorsi di formazione e aggiornamento continui, rivolti sia agli operatori sia
al caregiver;
5. formazione
e addestramento specifico sul caso degli operatori formati di cui al precedente
punto 4;
6.
addestramento specifico del caregiver presso le strutture specialistiche di
riferimento del bambino;
7. formazione
di Pediatra di famiglia/Medico medicina generale insieme ad operatori dell’Asl
sul contenuto della presente delibera».
Nella delibera in oggetto viene rilevato che «il numero attualmente esiguo di minori
(0-18 anni) assistiti a domicilio è destinato nel tempo a crescere per le
migliorate condizioni dell’assistenza neonatale, dell’assistenza alle patologie
croniche-complesse e per la necessità di umanizzare l’assistenza favorendo la
deospedalizzazione».
Ne consegue che «le
Aziende sanitarie locali sono pertanto tenute a garantire un’organizzazione
adeguata a rispondere anche a questi bisogni emergenti, sviluppando percorsi
che coinvolgano gli Enti gestori dell’assistenza, la scuola e il volontariato
quali nodi di una rete assistenziale centrata sui bisogni complessivi del
minore e della sua famiglia».
Alla luce delle considerazioni sopra esposte la
delibera in oggetto ha definito le linee guida che riportiamo.
Linee guida per l’attivazione del servizio di cure
domiciliari nelle Aziende sanitarie locali della Regione Piemonte relativamente
ai soggetti in età evolutiva
La delibera
della Giunta regionale n. 41/2002 definisce le cure domiciliari come “una
modalità di assistenza sanitaria e sociale erogata al domicilio del paziente in
modo continuo ed integrato, al fine di fornire cure appropriate, da parte del
pediatra di famiglia o del medico di medicina generale (Pdf/Mmg) e di altri
operatori (medici specialisti, infermieri, terapisti della riabilitazione,
operatori sociali, ecc.) dei servizi territoriali ed ospedalieri e delle
associazioni di volontariato, secondo le necessità rilevate”.
Il minore
(0-18 anni) ha proprie peculiarità biologiche-evolutive, psico-relazionali,
sociali, educative e cliniche, per le quali non è possibile un’applicazione
delle modalità di gestione dell’adulto e dell’anziano. Occorrono, invece,
risposte particolari, non improvvisate, dinamiche e multidimensionali ai
problemi specifici del minore e della sua famiglia, nella variabilità delle
situazioni.
Tali modalità
di gestione del minore attualmente non sono definite sul territorio regionale,
portando facilmente ad una risposta assimilata a quella più frequente e nota
dell’adulto.
I casi
limitati, l’ampia distribuzione sul territorio, la complessità di gestione e la
disomogeneità dei casi pediatrici, richiede infatti un’organizzazione di
sistema, che deve essere strettamente correlata alla rete dei servizi
socio-sanitari, ospedalieri e territoriali esistenti. Il punto nodale di questa
organizzazione è la Centrale operativa delle cure domiciliari, la quale
accoglie tutte le domande di assistenza domiciliare provenienti sia dal
domicilio sia dalla struttura ospedaliera, attivando anche le suddette reti, in
integrazione con la Centrale operativa, così come indicato dalla delibera della
Giunta regionale n. 41/2002.
I presupposti
per l’erogazione di assistenza domiciliare nei confronti dei minori sono:
- il percorso
di continuità dell’assistenza tra i servizi ospedalieri e territoriali con
azioni correlate al profilo di intervento;
-
l’identificazione a livello territoriale di infermieri competenti in età
evolutiva e di medici specialisti di riferimento per la patologia dei bambino,
che garantiscano interventi domiciliari programmati, in consulenza, e
prestazioni mirate concordate con l’équipe multiprofessionale e il Pdf/Mmg,
come da progetto.
Modalità di gestione specifiche per il minore
L’intervento
non si esaurisce con la sola prestazione socio-sanitaria, ma deve tenere conto
dello stato del minore, correlato sia all’accrescimento psico-fisico sia al
decorso della sua patologia. Fattore specifico in caso di paziente pediatrico è
la presenza importante dei familiari, in particolar modo dei genitori, non
soltanto come persone accudenti, ma come parte attiva della presa in carico,
tant’è che essi stessi sono decisori e contemporaneamente destinatari di
interventi, salvaguardando la specificità della relazione genitori/minore.
Altro fattore
importante è la presenza di una rete di sostegno sociale, di fiducia dei
genitori, che spesso si sviluppa intorno al minore affetto da patologia cronica
grave. Tale rete può essere di supporto per il soddisfacimento dei bisogni
quotidiani, quindi necessitare di interventi di formazione specifici.
Destinatari
a) Minori
affetti sia da patologie acute sia croniche, allo scopo di fornire assistenza
appropriata ed efficace, nell’intento di migliorare la qualità di vita ed il
benessere psicofisico del bambino e della sua famiglia, nonché di ridurre i
costi legati a lunghe e/o reiterate ospedalizzazioni;
b) minori in
fase terminale di malattia allo scopo di fornire le cure palliative
appropriate.
Profili di assistenza domiciliare
Le cure
domiciliari sono collocate nei Lea [Livelli
essenziali di assistenza, N.d.r.] nella
parte relativa all’assistenza distrettuale, pertanto, si rende necessaria
l’individuazione di specifici profili di assistenza correlati ai bisogni
sociosanitari dei pazienti in età evolutiva e alle competenze professionali
richieste.
Tali profili
di assistenza si devono integrare con le Linee guida regionali di cui alla
delibera della Giunta regionale n. 13-14538
del 10 gennaio 2005, che individuano la fascia di gravità clinica del
paziente, al fine di collocarlo nel profilo di assistenza domiciliare più
idoneo.
Si delineano
i seguenti profili (o livelli) di assistenza sanitaria e sociale domiciliare
per soggetti in età evolutiva:
• cure
domiciliari prestazionali (ad esempio Pie, Prestazioni infermieristiche
estemporanee; Sid, Servizio infermieristico domiciliare compreso il trattamento
riabilitativo domiciliare come da comunicazione alle Asl da parte
dell’Assessorato alla sanità del 6 giugno 2005; Adp, Assistenza domiciliare
programmata) costituite da prestazioni professionali in risposta a bisogni
sanitari di tipo medico, infermieristico e/o riabilitativo e sociale, anche
ripetuti nel tempo, che non richiedono la presa in carico della persona
attraverso una valutazione multidimensionale e per le quali non è necessario un
progetto ospedale-territorio, ma l’attivazione e la presa in carico da parte
del Pdf/Mmg anche in collaborazione e/o segnalazione da altri servizi;
• cure domiciliari
integrate che necessitano di prestazioni professionali in risposta a bisogni
sanitari di tipo medico, infermieristico e/o riabilitativo e sociali della rete
territoriale e/o pediatria ospedaliera, assistenza farmaceutica e accertamenti
diagnostici (ad esempio Adi + pediatria ospedaliera, come previsto dal progetto
individuale con attivazione dell’Adr, Assistenza domiciliare respiratoria non
invasiva per pazienti con insufficienza respiratoria cronica). Tali cure
necessitano di presa in carico con valutazione multidimensionale e definizione
del Pai, Piano di assistenza individuale;
• cure
domiciliari intensive e/o palliative a pazienti che necessitano di una risposta
a bisogni di elevata complessità e, pertanto, di prestazioni professionali in
risposta a bisogni sanitari di tipo medico, infermieristico e/o riabilitativo e
sociali della rete territoriale e/o pediatria ospedaliera, assistenza
farmaceutica e accertamenti diagnostici (ad esempio Adi + pediatria
ospedaliera; Adi + Uocp, Unità operativa cure palliative; Adi + team
specialistico, sanitario e sociale, come previsto dal progetto individuale con
attivazione dell’Adr invasiva per pazienti con insufficienza respiratoria
cronica).
L’organizzazione
delle cure domiciliari in età evolutiva può prevedere la combinazione e
l’utilizzo dei profili sopra descritti considerandoli “moduli organizzativi” da
utilizzare in funzione dei bisogni del paziente.
Case manager
Il Pdf/Mmg è
il responsabile clinico del paziente a domicilio, pertanto, può essere
individuato in modo prioritario quale case
manager per la gestione del caso.
In
alternativa può essere individuata una diversa figura professionale sanitaria,
concordata a livello distrettuale, riconosciuta anche dalla famiglia, che viene
affiancata da un referente sociale per il sostegno e la tutela del minore e
della sua famiglia nei casi che lo necessitano. Il case manager
funge da punto di riferimento per la famiglia e per l’équipe socio-sanitaria
dalla progettazione alla predisposizione del Piano assistenziale individuale
(Pai) e alla presa in carico. Le sue funzioni sono di agevolare, monitorare e
coordinare il percorso assistenziale, assicurandone così la continuità, al fine
di garantire la risposta sociosanitaria adeguata nell’ambito dei servizi
ospedalieri e territoriali.
Servizi
di emergenza
e di continuità assistenziale
Anche i
servizi di emergenza e di continuità assistenziale sono coinvolti nella
gestione del progetto di assistenza domiciliare dei soggetti in età evolutiva.
Il ruolo del 118 in particolare consiste in:
•
interventi su chiamata da parte delle famiglie o degli operatori sanitari di
valutazione clinica in situazioni di destabilizzazione, in contatto con la
struttura ospedaliera di competenza, finalizzati a risolvere la situazione a
domicilio;
•
trasporto presso la struttura ospedaliera di competenza del caso, previo
accordo con la stessa, nel caso di situazioni non risolvibili a domicilio;
•
eventuali trasporti programmati con ambulanza medicalizzata, ove ritenuto
necessario dall’équipe curante;
• secondo
uno specifico protocollo operativo regionale.
In casi
particolari il Pdf/Mmg o il medico di distretto segnalano al servizio di
continuità assistenziale i pazienti pediatrici in carico alle cure domiciliari,
evidenziandone le problematicità. I medici di continuità assistenziale, in caso
di richiesta di intervento, aggiornano la cartella clinica presente al
domicilio.
Attivazione
del percorso bi-direzionale
ospedale-territorio
Qualora
la domanda di cure domiciliari provenga dall’ospedale si attiva il percorso
bidirezionale tramite segnalazione alla centrale operativa delle cure
domiciliari. La domanda può provenire:
•
dal centro ospedaliero dell’Azienda sanitaria ospedaliera regionale;
•
dal centro ospedaliero fuori regione;
• dal presidio
ospedaliero dell’Azienda sanitaria locale regionale o presidi accreditati.
Requisiti
essenziali per l’attivazione
del progetto domiciliare
Il
reparto di dimissione con la collaborazione del distretto e del Comune/Ente gestore di residenza/domicilio
sanitario del minore preliminarmente accerta l’esistenza dei seguenti requisiti
essenziali:
•
consenso da parte dei genitori o del tutore al trattamento socio-sanitario
domiciliare;
•
disponibilità del Pdf/Mmg;
•
individuazione e idoneità del/i care giver;
•
l’adeguatezza degli aspetti sociali del contesto familiare, dell’ambiente
domestico e della rete di sostegno;
•
idoneità strutturale del contesto abitativo correlato al quadro clinico anche
in relazione all’utilizzo di apparecchiature complesse.
Qualora il
minore sia domiciliato l’Asl e il Comune/Ente gestore del domicilio comunicano
all’Asl e al Comune/Ente gestore di residenza la presa in carico del minore per
la fatturazione diretta.
Segnalazione
Le modalità
operative per la dimissione del minore devono essere preventivamente concordate
con la famiglia. Inoltre, sarebbe opportuno che già nella prima fase di
ricovero ospedaliero di un bambino con criticità clinico-assistenziali
evidenziate, vengano informati il Pdf/Mmg e i servizi socio-assistenziali di
competenza.
La struttura
ospedaliera o di riferimento specialistico segnala con apposita scheda il
paziente per il quale sia stata valutata la possibilità clinica della
prosecuzione delle cure in ambito domiciliare, indicando il proprio referente
del caso.
La segnalazione
deve tener conto dei tempi tecnici per l’attivazione delle risorse del
territorio per la realizzazione del progetto.
La centrale
operativa di riferimento del distretto
di appartenenza organizza con gli operatori sanitari e sociali coinvolti, entro
tre giorni lavorativi, la visita congiunta in ospedale, per definire la
fattibilità della presa in carico e relative modalità.
Il Progetto di domiciliazione
Accertata la
fattibilità di una assistenza domiciliare, il Direttore di Distretto o suo
delegato, sulla base della informazioni relative al caso, ricevute dalla
Centrale operativa, segnala il caso alla competente Unità valutativa ed
individua le strutture territoriali da coinvolgere nella stesura del progetto
(ad esempio Npi, Neuropsichiatria infantile; Rrf, Recupero riabilitazione
funzionale, ecc.) e attiva i servizi sociali territoriali.
Il Progetto
di cura è il risultato della valutazione globale congiunta, che definisce la
condizione clinico-assistenziale, ed individua i bisogni sanitari e
socio-assistenziali del paziente e della sua famiglia, identificando il profilo
di assistenza domiciliare appropriato.
Nel progetto
viene considerata la specificità di ogni singolo caso, i bisogni del care giver e più
in generale del nucleo familiare.
Il progetto
viene predisposto, a seconda della complessità assistenziale, congiuntamente
da:
• referente
ospedaliero medico e/o infermieristico;
• Pdf/Mmg;
• referente cure domiciliari (medico e/o infermiere);
• rappresentanti
delle strutture territoriali coinvolte (in particolare Npi, Rrf, ecc.);
• referente
sociale territoriale;
• famiglia/caregiver.
Nel progetto
devono inoltre essere esplicitate le modalità di supporto da parte della
struttura ospedaliera o di riferimento specialistico nei confronti degli
operatori e della famiglia per la gestione delle situazioni di criticità.
Il case manager
trasmette la comunicazione al 118 e al servizio di continuità assistenziale,
ove lo ritenga necessario, l’attivazione del progetto.
Il Direttore
del Distretto trasmette il progetto alla Commissione valutativa competente, al
fine di predisporre e condividere il successivo percorso nei casi previsti.
Tempi di attivazione
Il
progetto così come definito e approvato deve essere attivato il più rapidamente
possibile, per quanto di competenza sia sanitaria sia sociale, nell’interesse
del minore e della sua famiglia al fine di consentire la dimissione
ospedaliera.
La
competente Commissione valutativa ratifica alla prima seduta utile quanto
condiviso e stabilito nel progetto, facendosi carico del monitoraggio della
parte del progetto di propria competenza e delle modalità di prosecuzione dello
stesso.
Le
strutture di competenza dell’Asl (Uffici di assistenza protesica o
Provveditorato) devono provvedere a rendere operativo il piano di fornitura
degli ausili complessi, sempre in un’ottica di sinergie per attivare in tempi
rapidi la dimissione.
Per i minori
non residenti la prescrizione è inoltrata dalla struttura di ricovero all’Asl
di residenza, che è tenuta a rilasciare l’autorizzazione tempestivamente, anche
a mezzo fax (comma 6 dell’articolo 4 del decreto ministero sanità 27 agosto 1999 n. 332).
Documentazione
La
documentazione che accompagna il percorso del paziente è una cartella integrata
e condivisa, tenuta a domicilio del paziente, costituita da:
•
documentazione clinica ospedaliera;
•
scheda di segnalazione;
•
progetto di dimissione pediatrica;
•
piano assistenziale individuale;
•
piano individuale di fornitura degli ausili;
•
cartella clinica domiciliare;
•
documentazione relativa agli interventi sociali.
Alla
dimissione domiciliare la cartella deve essere archiviata presso il Distretto
di residenza/domicilio sanitario. Altresì il Distretto segnala l’avvenuta
dimissione all’Asl di residenza qualora diversa da quella che ha aperto il caso.
Il Piano assistenziale individuale (Pai)
Il Pai è
l’evoluzione del contratto terapeutico assistenziale definito, nella delibera
della Giunta regionale n. 41/2002, come “strumento di lavoro degli operatori,
della persona assistita e della famiglia, utile a definire gli scopi
dell’intervento e a valutare come e quando si giunge ad un risultato”.
Pertanto
il Pai, trasposizione operativa del progetto, è elaborato dall’équipe che
prende in carico il minore e definisce:
•
le necessità assistenziali individuando quelle gestite dal caregiver addestrato e quelle a carico della rete dei
servizi;
•
gli obiettivi;
•
la tipologia delle prestazioni e le figure professionali interessate;
•
la frequenza e la durata degli interventi in relazione alle figure professionali;
•
le forniture;
• i
momenti di verifica.
Il Pai viene
rimodulato dall’équipe che prende in carico il minore al variare dei bisogni.
Fornitura
di farmaci, presidi, materiale d’uso
e trasporti
Il Centro
ospedaliero di riferimento che ha in cura il paziente redige il Piano
terapeutico relativo alla prescrizione di farmaci, presidi e materiale d’uso
necessari. Lo stesso Centro ospedaliero garantisce in dimissione, previo
accordo con i servizi di Cure domiciliari, la fornitura di farmaci e presidi
monouso di assistenza integrativa per il primo ciclo di terapia. I costi delle
forniture (farmaci e presidi monouso di assistenza integrativa) sono, come di
consueto, valorizzati tramite il tracciato “file F”.
Pertanto
l’Asl, che eroga l’assistenza domiciliare, può, in accordo con il Centro
ospedaliero, garantire anche la fornitura di farmaci H, come prosecuzione di
terapia iniziata in sede ospedaliera, a fronte di dichiarazione redatta dal
suddetto Centro sull’assenza di reazioni avverse nel corso delle somministrazioni
già effettuate.
Eventuali
variazioni di progetto clinico assistenziale sono predisposte previa
concertazione tra il Centro ospedaliero di riferimento e le strutture
specialistiche territoriali, anche in ottemperanza delle delibere della Giunta
regionale n. 13-14538 del 10 gennaio 2005 e n. 45-14975 del 7 marzo 2005.
Il trasporto
in autoambulanza del minore residente nella Regione Piemonte, ove necessario, a
seguito di progetto di domiciliazione, è a carico del Centro ospedaliero
dimettente.
Per i residenti
in altre Regioni il costo del trasporto è a carico dell’Asl di residenza. I
trasporti successivi, di andata e ritorno, in autoambulanza per ricoveri o
accertamenti, previa richiesta medica dal Pdf/Mmg, di concerto con il Centro
ospedaliero, sono a carico della Azienda sanitaria di residenza del paziente.