Torino, 20 gennaio 2012
INCONTRO CON LE ASSOCIAZIONI ADERENTI ALLA 2^ PETIZIONE POPOLARE
Invito
all’incontro di martedì
7 febbraio 2012 dalle ore 10,00 alle 13,00
Per assumere le iniziative necessarie ad affrontare le
conseguenze che potrebbero derivare nel 2012 e negli anni a seguire dalle
decisioni assunte recentemente dalla Giunta regionale del Piemonte anche a
seguito dell’approvazione del piano socio-sanitario.
CHE
COSA ABBIAMO OTTENUTO
Grazie anche alle numerose azioni intraprese (petizione
popolare, manifestazioni e presidi, convegni, audizioni in Consiglio regionale,
interventi su quotidiani…) siamo riusciti a:
·
richiamare l’attenzione delle
istituzioni sulle liste d’attesa delle persone non autosufficienti e sul rischio
di impoverimento delle famiglie che si fanno carico di congiunti non
autosufficienti;
·
ottenere l’approvazione di
importanti delibere di sostegno da parte di Comuni e Consorzi
socio-assistenziali e della Provincia di Torino;
·
una certa attenzione (e
mobilitazione) da parte dei partiti di opposizione,
delle organizzazioni sindacali, della
Diocesi di Torino e della Cei piemontese;
·
lo stanziamento dei fondi per
le politiche rivolte alle persone in situazione di handicap (2011),
per le adozioni di minori con gravi
problemi, lo sblocco (anche se non totale) dei fondi per la non autosufficienza
(ultima parte del finanziamento statale);
·
la modifica del piano
socio-sanitario da parte della Giunta della Regione Piemonte, che è stata
costretta a riscrivere la partita della continuità assistenziale
(ospedale/territorio) e a inserire tutto il settore relativo ai servizi
socio-sanitari e assistenziali.
I PROVVEDIMENTI NEGATIVI
DELLA GIUNTA REGIONALE DEL PIEMONTE
1.
la
previsione di una legge per istituire il fondo per la non autosufficienza,
prevista nella bozza di piano socio-sanitario non risolve il problema delle
liste di attesa (sono 30mila nella Regione Piemonte le persone anziane e/o con
handicap invalidanti e non autosufficienza in lista di attesa per un posto
convenzionato in Rsa o per le cure domiciliari), ma è
una manovra per avviare il trasferimento
della competenza delle persone affette da patologie croniche invalidanti e non
autosufficienti dal settore sanitario al
settore assistenziale; in tal modo verrebbe meno
il loro diritto alle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie previste
dai Lea che, peraltro, verrebbero erogate in base alle risorse disponibili (e
non secondo quelle necessarie); si
prevede di scaricare l’assistenza
sulla famiglia e non a caso è anche prevista
la
richiesta di compartecipazione ai familiari in caso di ricovero (che la
Regione però per il momento non può
imporre in quanto la materia è
dello Stato e al momento si considera solo la situazione economica degli
interessati per gli anziani ultra65enni non autosufficienti e per le persone con
handicap in situazione di gravità);
2.
non sono
assicurati alle Asl/Comuni tutti i 30
milioni circa del fondo per la non autosufficienza
relativi ancora al 2011; già ora
sono pochissimi i nuovi casi presi in carico per le cure domiciliari (solo i
codici di emergenza) e quasi mai vengono riconosciuti gli importi dovuti; sono
sempre bloccati i ricoveri (ci sono posti vuoti nelle comunità alloggio, nelle
Rsa, nei centri diurni perché le Asl non pagano la loro quota sanitaria); alle
famiglie vengono proposti ricoveri di 30 giorni anche nelle lungodegenze; per il
2012 non vi è nulla di stanziato;
3.
sono stati
decurtati i fondi ai Consorzi socio-assistenziali
relativi soprattutto all’assistenza economica delle persone in difficoltà,
specie se con minori a carico e per le politiche familiari, benché un accordo di
agosto 2011 avesse assicurato almeno il trasferimento delle somme spese nel 2010
(già così la cifra sarebbe stata inferiore, perché la Regione non intende
riconoscere l’aumento Istat); la mancanza di personale specializzato (assistenti
sociali) mette a rischio anche interventi quali gli affidamenti familiari e le
mediazioni previste per le
situazioni più delicate. (Segnalo che a breve sarà pronta una proposta per
cominciare a introdurre il reddito minimo vitale agli ultraottantenni soli in
povertà estrema);
4.
la Giunta
regionale non riconosce ai Comuni
i fondi previsti dall’art. 35 della
legge sull’assistenza 1/2004 in base al fabbisogno espresso dal territorio.
Purtroppo il Tar ha bocciato il ricorso presentato da alcuni Consorzi
socio-assistenziali e dal Comune di Torino (tutti ricorreranno però al Consiglio
di Stato);
5.
sono stati
bloccati tutti gli aumenti
delle tariffe per il 2012 e il 2013 (anche se riconosciuti da delibere
regionali) ai gestori privati delle strutture diurne e residenziali;
6.
non si è più saputo nulla dei
fondi “distolti” dall’assistenza psichiatrica per il “bonus bebè”;
7.
sono
previsti abbassamenti degli standard
nelle bozze di revisione della dgr 17/2005 (Rsa) e della dgr 230/1997 (centri
diurni, comunità alloggio e Raf per persone con handicap);
8.
non è
stato predisposto il provvedimento (regolamento) indispensabile per dare avvio
all’attuazione della legge regionale 10/2010 sulle cure domiciliari
(la proposta di regolamento, che abbiamo preparato in questo ultimo mese, per
sollecitare il Consiglio e la Giunta,
sarà spedita la prossima settimana: sto ancora aspettando alcune adesioni
che spero arrivino);
9.
vi
è il rifiuto più totale ad attivare i tavoli Lea.
ALL'ORDINE DEL GIORNO:
ü
Approfondire
le ragioni per cui è assolutamente negativa una legge
che istituisca il fondo per la non
autosufficienza e iniziative possibili di contrasto alle conseguenze che ne
deriverebbero agli utenti;
ü
Valutare l’organizzazione di
una manifestazione davanti al Consiglio regionale (ad esempio
martedì 13 marzo 2012)
anche allo scopo di sollecitare
stanziamenti per abbattere le liste d’attesa per le cure domiciliari e i
ricoveri (prestazioni previste dai
Lea come diritti pienamente e immediatamente esigibili) e dalla legge regionale
1/2004 per le persone da assistere, specie se con minori a carico (il bilancio
deve essere approvato entro il 30 aprile 2012);
ü
aggiornamento sulla Petizione nazionale
avviata per chiedere al Parlamento il finanziamento dei Lea ed il rispetto dei
decreti legislativi 109/1998 e 130/2000. Ricordo che l’art. 5 “delega in materia
di assistenza” del decreto Monti
“salva Italia”, prende in
considerazione la valutazione dell’Isee
familiare, e propone di considerare
tra i redditi anche
l’indennità di accompagnamento.
ü
informazioni
utili per difendere i casi singoli e
ottenere le prestazioni previste dai
Lea.
PER CHI NON PUO’ PARTECIPARE: telefonate o scrivete per accordarci su iniziative che si possono attivare nella Vostra realtà. Siamo disponibili a venire sul posto, per spiegare alle vostre associazioni e a quanti vorrete coinvolgere la gravità della situazione e come ci si può tutelare, singolarmente, per non finire per anni nelle liste d’attesa. Purtroppo è necessario mobilitarsi e impegnarsi ancora di più a tutela delle persone deboli e incapaci di difendersi a causa della gravità delle loro condizioni, pensando che anche noi potremmo essere coinvolti da fatti personali, oltre che per esigenza di giustizia e solidarietà.
CHI PUO’ PARTECIPARE CI SEGNALI IN ANTICIPO LA PROPRIA PRESENZA
FATE PERVENIRE I MODULI CON
LE FIRME RACCOLTE
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segreteria potete:
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