Torino, 18 ottobre 2006

“De senectute” in ricordo di Norberto Bobbio

“Continuo a preferire la severa giustizia alla generosa solidarietà”

Intervento di Francesco Santanera

A nome del Csa di Torino (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base) mi sono più volte rivolto al Professor Norberto Bobbio per ottenere consiglio e sostegno in merito alle iniziative riguardanti le persone incapaci di autodifendere le loro esigenze ed i loro diritti perché colpite da handicap o da patologie invalidanti.

Gli aiuti erano stati richiesti al Professor Bobbio in quanto l’attività del Csa era (ed è tuttora) incentrata sul volontariato dei diritti, ritenendo che nei riguardi di soggetti deboli debbano essere superate le attività proprie del volontariato consolatorio e, in alternativa, debbano essere avviate iniziative volte al riconoscimento di diritti esigibili per quanto concerne le loro esigenze vitali.

A questo proposito ricordo che il Csa ha sempre agito e agisce in base alla scelta espressa da Norberto Bobbio: «Continuo a preferire la severa giustizia alla generosa solidarietà».

Nella relazione tenuta al convegno di studio “Anziani cronici non autosufficienti: nuovi orientamenti culturali e operativi” svoltosi a Milano il 21 maggio 1988, il Professor Bobbio ha riscontrato che fra le conquiste sociali positive «c’è il crescente riconoscimento dell’importanza dei diritti dell’uomo come fondamento di una convivenza fra tutti gli uomini più libera, più giusta, più pacifica» ed ha aggiunto che «rispetto alla storia passata dei diritti dell’uomo ci sono state in questi ultimi cinquant’anni due grandi novità: l’universalizzazione e la moltiplicazione».

Ha quindi precisato che «universalizzazione significa che il riconoscimento dei diritti dell’uomo è uscito dall’ambito dei singoli Stati nazionali e si è esteso a tutto il mondo. Moltiplicazione significa che il numero di questi diritti da riconoscere universalmente è enormemente aumentato (…) principalmente nell’ambito dei diritti sociali», rispetto ai quali «non esiste l’uomo generico: esistono situazioni diverse da uomo a uomo, secondo il sesso, l’età, le condizioni fisiche, che richiedono protezioni diverse e differenziate».

Ha quindi puntualizzato: «Si dice ormai abitualmente che, accanto alle uguaglianze, bisogna tener conto delle differenze». Infatti «rispetto alle condizioni che richiedono una protezione attiva da parte dello Stato (…) le donne sono differenti dagli uomini, i bambini dagli adulti, gli adulti dai vecchi, i sani dai malati, i malati di mente da coloro che hanno malattie fisiche, i malati occasionali da coloro che sono menomati in modo permanente come gli handicappati, i ciechi, i sordomuti, ecc.».

Per quanto concerne gli anziani il Professor Bobbio, dopo aver citato le raccomandazioni più importanti della risoluzione approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 3 dicembre 1982, ha richiamato l’attenzione sulla parte del documento varato dal Parlamento europeo il 14 maggio 1986 in cui «ritiene auspicabile che all’anziano sia consentito di rimanere quanto più possibile nel suo ambiente familiare».

A questo riguardo il Professor Bobbio ha precisato che occorre tener conto della situazione delle «persone che devono lavorare fuori casa e dovrebbero nello stesso tempo essere continuamente in casa per aiutare l’anziano non autosufficiente». Ha quindi sottolineato l’esigenza di riconoscere che «al diritto degli anziani corrisponde il diritto delle famiglie di essere sorrette quando si trovano nella necessità di avere degli anziani da aiutare in casa».

Un altro contributo del Professor Bobbio riguarda la prefazione che ha scritto per il volume “Vecchi da morire. Libro bianco sui diritti violati degli anziani cronici: manuale per pazienti e familiari”, pubblicato da Rosenberg&Sellier in cui ha sostenuto che «nella nostra società, che si autodefinisce società del benessere, e corre spensieratamente verso l’aumento di consumi sempre più costosi ed inutili, ecco un libro destinato ad illuminarci sulla situazione drammatica degli anziani malati cronici e non autosufficienti, mal tollerati o addirittura respinti dagli ospedali, e rispettivamente dei loro familiari costretti a sostenere le spese del ricovero a pagamento o a prestare con gravissimi disagi personali le cure in casa ogni ora del giorno».

La prefazione si conclude con questo auspicio: «Possa questo libro richiamare l’attenzione tanto degli uomini politici quanto dei privati cittadini su uno dei gravi problemi di un tempo come il nostro, in cui la vita dell’uomo è stata prolungata in una misura che la generazione precedente non aveva potuto neppure immaginare, affinché il beneficio di una vita più lunga non venga pagato al prezzo di una esistenza grama, stentata, penosa a se stessi e agli altri».

Sono trascorsi ben 19 anni dalla pubblicazione della citata presentazione ed è molto doloroso constatare che non solo le forze politiche ma anche i sindacati e le agenzie culturali e sociali non hanno finora raccolto con atti concreti l’appello del compianto Professor Bobbio.

Attualmente in Piemonte vi sono almeno 8mila anziani cronici non autosufficienti e soggetti colpiti da demenza senile che, a causa del disinteresse della presente e delle precedenti Giunte regionali, non ricevono le prestazioni sanitarie residenziali a cui hanno il diritto esigibile in base alle leggi vigenti, di cui la prima, la n. 692, risale addirittura al 1955.

Gli interessati sono quindi obbligati a provvedere a spese loro e dei loro congiunti anche per due-tre anni (è il periodo di attesa nelle illegittime liste predisposte dalle Asl) e quindi devono pagare l’intero importo (quota sanitaria e quota alberghiera) della retta di degenza presso le Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) e cioè complessivamente anche 70-90 mila euro.

Per quanto riguarda la Città di Torino ricordo:

-   l’assoluta mancanza di strutture pubbliche e di case di cura private convenzionate operanti per la riabilitazione dei vecchi cronici e per la loro lungodegenza. Essi vengono quindi ricoverati a Pianezza, San Carlo e San Maurizio Canavese, Arignano e addirittura a Lanzo, rendendo estremamente difficoltosi e spesso irrealizzabili i rapporti con i loro congiunti. Si tenga presente che spesso si tratta di persone aventi più di 80-90 anni;

-   sono estremamente carenti i posti letto disponibili nelle Rsa di Torino, per cui si verifica da anni un preoccupante processo di allontanamento dei malati cronici dai loro congiunti.

Questa situazione ed altre analoghe dimostrano l’estrema urgenza della creazione di iniziative aventi lo scopo di tutelare i diritti delle persone incapaci di autodifendersi, circostanza che può verificarsi per ognuno di noi e dei nostri congiunti.

Alcuni aspetti della situazione attuale dei soggetti deboli sono sintetizzati nell’allegato articolo “I trucchi messi in atto da enti pubblici per non curare le persone colpite da patologie invalidanti e da non autosufficienza, nonché per pretendere contributi economici non dovuti”, apparso sulla rivista Prospettive assistenziali, n. 154, 2006.