emoriale delle vittime dell'emarginazione sociale

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  Un esempio molto significativo di Ipab privatizzate (ovvero "regalate ai ricchi")

IPAB




Come risulta dalla delibera assunta il 19 ottobre 1992 dalla Giunta della Regione Piemonte, l’Opera Pia Barolo di Torino, a séguito di una semplice istanza presentata dal Consiglio di amministrazione dello stesso ente, ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica privata.
Prima del citato provvedimento della Regione Piemonte, il Consiglio di amministrazione svolgeva funzioni pubbliche e le sua attività socio-assistenziale e la gestione dell’enorme patrimonio (v. più avanti) erano sottoposti ai numerosi vincoli giuridico-amministrativi stabiliti dalla legge 6972/1980 allo scopo di garantire l’osservanza delle disposizioni volte alla tutela dei soggetti deboli.
Dopo l’approvazione della delibera regionale, il patrimonio diventa di natura privata senza l’esborso di alcuna somma e lo stesso Consiglio di amministrazione assume compiti di natura esclusivamente privata.
Le norme vigenti sono tali per cui al settore pubblico non è consentito esercitare controlli veri e propri circa l’effettiva destinazione delle attività e dei beni mobiliari e immobiliari alle persone e ai nuclei familiari in condizioni di disagio socio-economico.

Come risulta dalla pubblicazione della Regione Piemonte, Assessorato all’assistenza “Le Ipab in Piemonte”, 1980, e dal volume di Piercarlo e Renato Grimaldi, "Il potere della beneficenza – Il patrimonio delle ex opere pie", Franco Angeli Editore, 1983, al momento della privatizzazione i beni immobili e mobili dell’Opera Pia Barolo risultano essere i seguenti:
   1) 119 particelle accatastate per un totale di 3 milioni 57mila 740 metri quadrati di terreni localizzati in quattro Comuni del Piemonte: Venaria Reale mq. 759.419, Leinì 684.079, Borgaro Torinese 284.490, Saluzzo 1.329.752;
   2) Fabbricati siti in: a) Torino, Piazza Savoia 6, Via Corte d’Appello 20/22 e Via delle Orfane 7, comprendente la sede della stessa Opera Pia, l’Istituto famiglie operaie, 13 negozi e 31 alloggi; b) Torino, Via Cottolengo 22, 24 e 24 bis, dove hanno sede l’Istituto delle Maddalene e il Pensionato S. Giuseppe; c) Torino, Via Consolata 18 e 20 (Istituto Sant’Anna); d) Torino, Via Santa Giulia 7; e) Venaria Reale (Torino), Via Scesa 9, 11, 13, 15 e 17 (vani complessivi 250) e Via Amati 118/1-2-3-4-5-6 e 7 (totale vani 284); f) Ceres (Torino), Via Ala, Case operaie vani 15 e Pensionato S. Giuseppe vani 10; g) Mondrone (Torino) vani 10; h) Moncalieri (Torino), Istituto Sant’Anna;
   3) distributore benzina, magazzino e terreno, Torino Via Cigna;
   4) titoli per un valore nominale di 26 milioni, 483mila 784 lire.

Per quanto riguarda le attività svolte dall’Opera Pia Barolo, da dati del censimento della Regione Piemonte risultava che quella statutaria era indicata in «Istituto educativo assistenziale - Istituto per adulti», mentre quella effettiva era di «Istituto per minori normali, comunità alloggio, istituto per anziani autosufficienti, pensionato per lavoratori e studenti». Per quanto riguarda il personale risultava che quello «direttamente dipendente» era costituito da «5 laici con funzioni amministrative».

Nonostante detti accertamenti evidenziassero che l’istituto non svolgeva attività educativo-religiosa, il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato veniva deliberato dalla Giunta della Regione Piemonte il 19 ottobre 1992 proprio sulla base delle norme concernenti le Ipab con funzioni operative di natura educativo-religiosa.

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Estratto da "Le Ipab in Piemonte", Regione Piemonte, Assessorato all'assistenza, 1980