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ANZIANI | ||
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IL CASO BACCHELLI ED IL DIRITTO ALLE CURE OSPEDALIERE DEGLI ANZIANI
CRONICI - NON SIAMO PIÙ I SOLI A DIRLO
Ieri
Elsa Morante; oggi Riccardo Bacchelli. Pare tocchi agli scrittori - a
quei nomi che «hanno dato un senso, offerto più di un segno di riscatto alla vita
culturale e letteraria, e non solo a quella del nostro Paese» (1) -
riportare in prima pagina il problema drammatico degli anziani malati e
respinti dal sistema sanitario pubblico.
Tocca
a loro. Ma, strano a dirsi, non alla loro penna. Dei vecchi ci si
vergogna; e, salvo casi rari, così sembrano pensarla anche i nostrani
intellettuali. Caso vuole, comunque, che spetti a loro farne parlare.
Bacchelli, novantaquattrenne, dimissionato dalla clinica la cui retta
era a carico del Comune di Milano; Elsa Morante ed il caroretta nella
casa di cura; Carlo Betocchi che passa gli ultimi suoi anni di vita in
un ospizio; Sandro Penna che muore
«in una condizione di folle e
disperata degradazione» (2).
Che
fare? Riservare a loro, scrittori, un trattamento di riguardo, per
assolvere ad un debito di riconoscenza che la collettività ha nei loro
confronti?
Com'era già successo per Elsa Morante, anche per l'autore de
«Il Mulino del Po» si sono
mossi in tanti: gli altri scrittori, i giornalisti, il Capo dello
Stato, il Presidente del Consiglio, il segretario della dc (3),
democrazia proletaria...
Più
difficile è stato, pure in questa occasione, collegare la situazione di
Bacchelli a quella di migliaia di altri anziani, anch'essi malati e
respinti. Non rivendicare «privilegi» di categoria, non invocare nuove
leggi, ma il rispetto di quelle in vigore. Tanto basterebbe.
A
quando un appello anche per i vecchi non illustri? |
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